Da "La Repubblica" del 08.06.03 di CRISTINA ZAGARIA
La carica dei cinquantamila
"Abbiamo vinto, è crollato il muro del pregiudizio". Da piazza Castello, lungo le strade del murattiano e poi sul lungomare
Bari da oggi non sarà più la stessa. Non potrà. Non si possono dimenticare 50 mila persone che hanno sfilato per le vie della città per i diritti di gay e lesbiche. Il muro dei pregiudizi è stato abbattuto. Distrutto. E sono stati i cittadini di Bari a compiere questa grande impresa. E per la prima volta organizzatori e Questura sono d´accordo sulle cifre. Non era mai successo. Ma ieri era impossibile il contrario: la città era invasa da palloncini rossi, bandiere multicolore con Pegaso e uomini, donne di tutt´Italia, cinquantamila mila storie, cinquantamila vite che hanno sfilato contro ogni discriminazione e ingiustizia. E Bari li ha accolti con petali di fiori, con la gente che è scesa in piazza a manifestare o si è affacciata sui balconi per salutare il lungo serpentone di gente in corteo. Hanno vinto, Michele Bellomo, Rosaria Iodice (i due portavoce) e tutti i ragazzi dell´Arcigay "Giovanni Forti", che per un anno intero hanno lavorato nel capoluogo pugliese per i diritti della comunità Glbtt. Ha vinto Bari. «Finalmente Sud e Nord non sono più divisi – ha detto il parlamentare Ds Franco Grillini – È stata una grande manifestazione per i diritti e le libertà al sud dell´Italia». Infatti, fino a ieri gli organizzatori speravano nell´arrivo di 20mila persone. Ma ne sono arrivate più del doppio, più delle 15mila di Padova l´anno scorso. E nessuno se lo aspettava in una città del Sud. In una città dove Michele Bellomo è costretto a vivere, da mesi, sotto scorta perché più volte è stato minacciato di morte. Ma ieri chi – un pugno di teppistelli – all´inizio del corteo ha buttato uova e pomodori contro i carri è stato isolato, è caduto nel ridicolo. Una sparuta minoranza contro una folla umana colorata, allegra, festosa, che ha gioiosamente travolto e conquistato la città.
Il corteo è partito puntuale alle 17 da piazza Castello, con la colonna sonora di Happy Days. E a ritmo di musica ha attraversato la città dal quartiere Murat, a Libertà, fino a Madonella. Quando il carro dell´Arcigay di Bari (il primo) è passato in piazza Diaz, quasi davanti la sede di via Zara, Bellomo ha ringraziato tutto il quartiere, vicini di casa, che all´inizio non amavano i gay e poi sono diventati i loro più grandi sostenitori. E anche Salvatore Tatarella si è affacciato alla finestra e ha salutato i manifestanti. Un´altra piccola vittoria. All´arrivo dei carri multicolore la gente è uscita dai negozi, ha improvvisato balli, trenini, si è unita alla festa. Istintivamente, senza pensarci troppo, così come quando ha applaudito al bacio tra i due’mister gay d´Italia´. «Da oggi anche le orecchiette sono gay» ha gridato un dj. Applauso, risa, baci.
«Questa foto la metto come salvaschermo sul computer – dice un uomo armato di macchina digitale con moglie e bimbi al seguito – Bari così non lo mai vista. Tanta gente è venuta solo dieci anni fa per il raduno degli alpini, ma certo non c´era questa atmosfera». Chissà se è riuscito davvero a immortalare su una foto l´anima del Pride più discusso nella storia Italia. Quello con meno soldi e meno speranze. Quello che è diventato il più grande dopo il World Pride del 2000 a Roma. «Finalmente qualcosa di diverso, di vero, di allegro a Bari» commentava la gente per strada completamente conquistata dai carri, dalla gioia, dal Pride. Sì, qualcuno è anche sceso in piazza solo per curiosità, per vedere «come sono fatti i gay». E qualcun altro per criticare. «Mi fanno tutti schifo» borbotta un sessantenne in maniche di camicia fermo sul marciapiede di via Imbriani. «Schifo, e perché?» lo apostrofa una ragazza con i capelli rosa. Lui la guarda e non sa rispondere. «Ecco è meglio che stia zitto, perché io sono orgogliosa di me stessa e di essere lesbica». L´uomo abbassa gli occhi e si allontana.
E c´è chi è venuto da lontano per manifestare, come Mark dall´Australia o Pier dal Belgio. Tosca e Michela invece arrivano dall´Alto Adige. «Abbiamo attraversato l´Italia per essere qui oggi: per aiutare il Sud a liberarsi dai pregiudizi». Alla fine della manifestazione, in piazza Prefettura Michele Bellomo, stanco, contento ed emozionato i primi che ha ringraziato sono stati i suoi agenti di scorta e le forze dell´ordine che hanno garantito la riuscita della manifestazione. Per il presidente nazionale dell´Arcigay, Sergio Lo Giudice un evento come quello di ieri «resterà nella cultura e nella storia di Bari». Entusiasta anche il parlamentare di Rifondazione Comunista Nichi Vendola: «Oggi stiamo vedendo un´altra immagine della politica, la politica come festa dei diritti».
"Noi, baresi e omosessuali non ci nascondiamo più"
Due carri dell´immenso corteo sono stati organizzati dalle associazioni cittadine
Oscar Wilde, Virginia Woolf, Leonardo da Vinci, Leopardi, Omero guardano con volto serio i ragazzi che sfilano per le strade di Bari. Li guardano dal carro del «Caffè sotto il mare». Le ragazze tutte vestite di bianco e che lanciano piume sulla gente hanno scelto i volti di illustri nomi della letteratura di tutti i tempi per gridare alla città l´orgoglio di essere lesbiche. Diego, invece, cabarettista barese del duo "i sensi di Polpa" ha deciso di sfilare con un carrello della spesa e scarpine con tacco alto e piume rosa. «Essere omosessuali non è una cosa eccezionale, anzi è noioso banalissimo ,quotidiano proprio come andare a fare la spesa al supermercato». Gigi di Ostuni ed Elisabetta di Sassari vivono e lavorano a Bari da anni e al corteo hanno portato anche Elias, 40 giorni di vita. Un po´ faticoso per il pupo vestito tutto di arancione sfilare per tre ore e mezza. «Era importante portarlo dice Elisabetta – sfiliamo anche per lui». E Gigi: «Qualcuno accusa i gay di essere’diversi´ perché non possono procreare. Ebbene l´Italia non ha solo bisogno di più figli, ma ha anche bisogno di bambini intelligenti». E accompagnato dal figlio Pietro di due anni, ieri, ha sfilato anche il pm Michele Emiliano. «Oggi Bari ha dimostrato il suo grande cuore – ha detto il pm – ha dimostrato di non avere un´anima bigotta. È una svolta decisiva». La gente di Bari Vecchia lo abbraccia e lo saluta: «Dottor Emiliano, salve». Strette di mano e abbracci volanti. Qualcuno con ironia: «Dottore, ma come ha portato pure il bambino?». E lui serio: «Qualcuno mi ha insegnato che bisogna imparare a’campare´ da piccoli».
Tra i politici hanno sfilato anche il presidente della provincia di Bari, Marcello Vernola, il segretario regionale uscente dei Ds, Beppe Vacca, la Sinistra giovanile, i Ds, i parlamentari Pecoraro Scanio, Franco Grillini, Nichi Vendola, Titti De Simone, Fabio Mussi e Alba Sasso. La Sasso è sempre stata vicina al portavoce del Pride, Michele Bellomo, anche nei giorni delle minacce e ieri, in un momento di alta commozione i due si sono abbracciati e sono scoppiati a piangere per la troppa felicità. In tanti ieri sono venuti da Roma, Milano, Bologna Firenze. Insomma da tutta l´Italia. Ma in tanti erano anche baresi. Omosessuali e lesbiche orgogliosi di sfilare nella loro città. Tutti si sono radunati intono al primo carro, quello dell´Arcigay’Giovanni Forti´ su cui ballava la madrina Vladimir Luxuria. Tra i pugliesi in corteo, forte anche la componente salentina. «Sono orgoglioso di essere pugliese», dice Antonio, 29 anni, vestito con un abito nero attillatissimo e con un boa di piume di struzzo azzurro cielo. Sì c´è chi ha sfilato vestito da donna e chi con una mitra papale e stivaloni di pelle nera, c´erano drag queen e uomini che mostravano pettorali nudi ricoperti di paillette. Ma la forza del Baripride è stata la moderazione: niente eccessi, solo tanta voglia di divertirsi e di gridare: «Sono orgoglioso di essere gay. Sono orgogliosa di essere lesbica».
Da "Il Manifesto" del 08.06.03 di GIANNI ROSSI BARILLI
Una giornata gaia per Bari
Ieri il Gay pride nel capoluogo pugliese. Dopo le polemiche, la città in piazza Oltre 30 mila persone sfilano per le vie della città nella giornata del’orgoglio omosessuale. Canti, balli e festa fino a notte fonda insieme ai cittadini, che la destra avrebbe voluto tappati in casa. Gli organizzatori: «Un successo superiore alle aspettative». In piazza anche partiti della sinistra, no global ed enti locali
INVIATO A BARI
«’un trionfo!». Alle cinque del pomeriggio, quando finalmente il corteo del Bari Pride 2003 comincia a muoversi, gli organizzatori si lasciano andare e festeggiano con un pizzico di incredulità il successo della manifestazione che preparavano da un anno. I timori che i partecipanti fossero meno del previsto sono già un gradevole ricordo di fronte alle decine di migliaia di persone che sfilano sotto un sole africano. Addirittura eroiche le rappresentanze istituzionali dei comuni di Barletta, Melpignano, Pancrazio salentino e della provincia di Lecce: in testa al corteo dal’inizio alla fine, resistono al caldo con giacche e cravatte, fasce tricolori e stendardi. Lo stesso vale per alcune gigantesche drag queen ancora più abbigliate, con parrucche e vestiti che fanno sudare al solo pensiero di indossarli (per non parlare del maquillage). Ma quando ci vuole ci vuole.
Subito dietro ai sindaci il drappello dei vip politici (Pietro Folena e Fabio Mussi dei Ds, Alfonso Pecoraro Scanio dei Verdi, Marco Cappato dei Radicali) con ressa di giornalisti e telecamere al seguito. Accanto, i tre deputati che vengono dal movimento glbt: Niki Vendola e Titti De Simone del Prc e Franco Grillini dei Ds, anche loro intervistatissimi ma soprattutto contenti del risultato raggiunto e indaffarati a baciare e abbracciare vecchi e nuovi compagni di lotte.
La foto di gruppo più riuscita del Pride è un enorme camion che procede nelle prime file su cui si agitano al ritmo della musica (Gloria Gaynor, Raffaella Carrà e ritmi latini) gay, lesbiche, trans, etero, bianchi, neri, asiatici e quan’altro tra uno sventolio di bandiere arcobaleno. Svetta nella massa umana Vladimir Luxuria (già madrina del World pride romano di tre anni fa) vestita da Madonna (non la cantante), con un velo arcobaleno in tono con le bandiere e u’aureola gonfiabile che somiglia in modo drammatico a un preservativo arrotolato pronto al’uso, se non fosse per le dimensioni francamente disumane. Urla dal microfono che «siamo più fotografati della Gioconda» e «siamo in 45 mila» suscitando le ovazioni degli astanti.
La sintesi politica visibile sul camion introduce alla sterminata prospettiva di cartelli, striscioni e carri che le dà il necessario spessore. Ci sono i circoli Arcigay di tutta Italia, il Movimento identità transessuali e transgender, Arcilesbica, Le Lupe (Lesbiche unite per esprimersi), le femministe e lesbiche del collettivo Clitoristrix di Bologna, gli Orsi italiani, le mamme del’Agedo (associazione genitori di omosessuali), il Triangolo silenzioso (gay sordomuti), i motociclisti amanti del cuoio, il Coordinamento omosessuali cristiani, i gruppi sportivi, Azione Gaylesbica di Firenze, il Gay Village di Roma, le comunità virtuali nate su Internet, il Gay Film Festival di Torino. Uno stupendo guazzabuglio di sigle che è impossibile citare una per una per ragioni di spazio e che a ogni Pride rivela quanto sia vivace il movimento e quanto sia in crescita la voglia di «uscire fuori» del popolo glbt.
A Bari però ‘è anche parecchio altro. ‘è la sinistra cittadina che scende in piazza, dai Ds ai Centri sociali, la Cgil, il movimento pacifista che non ha alcun imbarazzo a condividere il simbolo arcobaleno con gli omosessuali, le associazioni di volontariato, gli atei anarchici e razionalisti e Amnesty international. Il tutto in mezzo alle classiche ali di folla che assiste ai bordi della strada o si gode lo spettacolo dai balconi delle case. La gente è per lo più curiosa e simpatizzante, anche se qualcuno qua e là da segni di imbarazzo o di riprovazione (‘è persino uno sporadico lancio di uova, puntualmente filmato senza ulteriori strascichi). Bari mantiene la promessa di accogliere il Pride come si deve, si vedono signore che sporgono le mani per «dare un cinque» alle ragazze che sfilano in corteo, vigili e vigilesse che battono il tempo con i piedi lasciandosi coinvolgere (con cautela) dalla musica, e facce di celerini e finanzieri finalmente sorridenti a una manifestazione.
Alba Sasso, deputata Ds e barese doc, è impressionata dalla reazione favorevole, anche se non proprio sorpresa, perché «Bari è una città laica». «Il tentativo iniziale di una parte della destra di creare u’atmosfera di diffidenza intorno a questo evento – dice – è fallito. La gente alla fine lo ha accolto bene e la sinistra è scesa in piazza avendo ben presenti i legami che esistono tra i pride e la battaglia generale per i diritti, la pace e le libertà, la scelta di dedicare la manifestazione al tema delle discriminazioni nei luoghi di lavoro ha reso la cosa ancora più chiara, comincia finalmente a entrare nella mente di molte persone che le diversità non vanno tollerate per virtù democratica ma sono piuttosto u’occasione di arricchimento e di crescita per tutti».
Gli slogan sono pochi, ma la politicità del’evento salta agli occhi ugualmente. Sui cartelli che parlano di articolo 18 e lotta alle discriminazioni sul lavoro, e della libertà di amare come e chi si vuole. Ma anche nella gioia di praticare ‘obiettivo baciando il proprio amore davanti a tutti, senza più nascondersi perché mamma non vuole e babbo nemmeno. ‘entusiasmo continua fino al calare del buio e anche oltre. Il comizio conclusivo in piazza Prefettura si apre con il lancio di migliaia di palloncini a forma di cuore, seguiti da ringraziamenti e incitamenti ad andare a votare il 15 giugno. Poi comincia una lunga notte di festa.
Da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 08.06.03 di Gaetano Campione
A Bari sfila ‘orgoglio gay
La città si è riversata in strada per assistere alla festa. Solo piccoli incidenti. Gli organizzatori annunciano soddisfatti: siamo in 50mila
BARI «Il cuore di questa città è molto più grande di quanto si possa pensare. Oggi stiamo vedendo u’altra immagine della politica. La politica come festa dei diritti». Il parlamentare Nichi Vendola (Rifondazione Comunista) si guarda attorno. La gente balla, applaude, si diverte. «Siamo 50mila», dicono gli organizzatori del Gay Pride. La battaglia culturale che la comunità omosessuale conduce per uscire dalla cappa di silenzio, questa volta è vinta. Merito anche del capoluogo pugliese, tollerante e curioso, che si è riversato per strada per assistere alla festa.
Una decina i carri, dinosauri del divertimento, che hanno trasformato il centro cittadino, con suoni e colori, in una gigantesca pista da ballo. Ma la festa poteva essere rovinata se il lancio di uova e pomodori compiuto in corso Vittorio Emanuele dagli immancabili stupidi, avesse provocato una rissa, evitata al’ultimo momento
Lo show è proseguito tra colore e calore.
Applausi e urla al momento del bacio tra i due «mister gay ‘ Italia», con tanto di fascia tricolore, balli e trenini quando il Dj ha diffuso ‘ intramontabile «Pedro, Pedro, Pedro» di Raffaella Carrà anche se la canzone cult è stata «I will survive» di Gloria Gaynor.
Ovazioni quando lo speaker della manifestazione ha gridato: «Mandate a casa questo governo e Brad Pitt a casa mia» e quando, in via Dante, da un balcone sono stati lanciati sui manifestanti petali di fiori.
Immancabili i riferimenti alla galassia omosex sulle magliette indossate dai partecipanti: «Amo Antonio e mamma lo sa», «Frocio al 99%»; «Lesbica al 100%». Durante il corteo – per il quale sono stati organizzati due treni speciali e decine di pullman – sono stati distribuiti 10mila profilattici che ‘acquirente (il gestore di una discoteca di Pescara) ha riferito di aver pagato solo 50 centesimi ‘uno. «Un modo – ha spiegato – per protestare contro i prezzi esagerati dei preservativi venduti nei negozi».
Per Manila Gorio (Miss Trans 2002) è stata «una giornata indimenticabile». «Ho partecipato – ha detto – senza avere troppo calore intorno, visto che volevo farlo da persona qualunque e non in veste di miss, nè come conduttrice, nè come personaggio, mi batto ogni giorno per difendere i diritti di questo meraviglioso mondo».
«Un successo oltre ogni aspettativa», ha commentato Franco Grillini, presidente onorario del’Arcigay. «Era una scommessa rischiosa quella di fare questa manifestazione nel Sud. Ma abbiamo avuto ragione».
Michele Bellomo, portavoce ufficiale del Gay Pride, al centro di una serie di minacce e intimidazioni nei mesi scorsi, ha ringraziato le forze del’ordine: 200 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri hanno garantito la cornice di sicurezza alla manifestazione.
Il corteo, in piazza Prefettura, è stato accolto dalle note della Jazz Band di Roberto Ottaviano mentre da una delle finestre di palazzo di Città, che si affaccia sulla piazza, al’arrivo del primo carro è stata srotolata una bandiera arcobaleno.