Pubblichiamo, grazie al lavoro del gruppo traduzioni di Arcigay, la lettera a firma Elsa Fornero, Ministro italiano per le Pari opportunità, Joëlle Milquet, ministro belga degli Interni e delle Pari Opportunità, e Najat Vallaud-Belkacem, ministro francese per i diritti delle donne sulla necessità di una strategia europea di contrasto all’omotransfobia. La lettera è stata pubblicata dal quotidiano “Liberation” il 25 marzo 2013 in occasione della Conferenza sui diritti delle persone lgbt in Europa organizzata dal Governo francese con la collaborazione del Governo polacco a Parigi, il 26 marzo 2013.
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Una strategia europea contro le discriminazioni omofobe
Di Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Joelle Milquet, ministro belga dell’Interno e per le Pari Opportunità e Najat Vallaud-Belkacem, ministro dei Diritti delle donne e portavoce del Governo francese.
Il mondo moderno si è evoluto, riconoscendo sempre di più il diritto di ognuno a essere se stesso.
Gli omosessuali non dovranno più essere esclusi da questo progresso. Il diritto degli omosessuali a essere se stessi è, ancora oggi, uno degli ultimi diritti dell’uomo che la comunità internazionale non è riuscita a proteggere, nonostante i molteplici tentativi per riconoscerlo intrapresi in questi ultimi anni.
La dichiarazione per la depenalizzazione universale dell’omosessualità, presentata all’ONU nel 2008, ha costituito la prima tappa. Ciò che può sembrare un’ovvietà, tuttavia non si è dimostrata tale: 68 paesi hanno firmato l’appello e 57 l’hanno rifiutato; solo nel 2011 è stata adottata una prima risoluzione.
Ci riuniamo a Parigi in occasione della conferenza sui diritti delle persone LGBT in Europa per rifiutare questa fatalità e riaffermare i valori universali della libertà e del rispetto delle differenze individuali.
Nessuno può ignorare che nella maggior parte dei paesi del mondo per un omosessuale è pericoloso essere se stesso. Per due uomini o due donne è pericoloso tenersi per mano in pubblico. Gli omosessuali sono ancora perseguitati e repressi come fossero malati o criminali, in spregio alla dignità degli esseri umani che abbiamo posto all’inizio della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Le differenze di cultura o di tradizioni non sono una giustificazione in caso di violazione dei diritti dell’uomo. Tali diritti non accettano alcun compromesso. L’omofobia rappresenta una violenza per tutta la società, poiché essa impedisce rapporti liberi ed eguali fra gli individui, siano essi omosessuali o eterosessuali.
Facciamo appello a coloro che permettono ancora discriminazioni o violenze, o peggio, che considerano l’omosessualità come un crimine o un delitto, affinché rivedano la propria legislazione. Invitiamo coloro che credono nella libertà a riunirsi per la protezione contro le violenze e le discriminazioni commesse a causa dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Domani proporremo una nuova strategia sulla scena internazionale. Questa strategia si appoggia su tre pilastri.
Il primo pilastro è la definizione e l’applicazione di strategie nazionali di lotta contro l’omofobia. L’uguaglianza è sulla giusta strada nei nostri paesi. Essa non deve più aspettare. Affinché le violenze e le discriminazioni diminuiscano dappertutto, bisogna agire in numerosi ambiti: nella scuola, nel mondo del lavoro, nell’ambito della sanità, della sicurezza, delle prigioni, dei media e della comunicazione, così come in tutti i servizi e gli spazi pubblici. Non si può pensare ai giovani omosessuali senza pensare ai drammi che fa pesare su di loro l’omofobia ordinaria, quella degli insulti così come quella dei silenzi, quella della famiglia così come quella della società. Non si può rispondere a queste sfide senza agire in un quadro globale, che coinvolga tutti i poteri pubblici. La lotta contro l’omofobia deve diventare una politica di pieno diritto dei governi moderni. Noi ci impegneremo a tale scopo.
Il secondo pilastro di questo impegno è europeo. Gli Stati membri dell’Unione europea collocano il rispetto dei diritti fondamentali all’apice dei loro valori. Noi vogliamo tenere alti questi valori, la difesa della libertà e il rifiuto delle discriminazioni. Vogliamo ritrovare questi valori nella politica estera dell’Unione europea, che seguirà presto delle linee direttrici impegnate in materia. Vogliamo adottare una nuova legislazione europea contro l’omofobia per avere un quadro giuridico più efficace. Vogliamo vivere in uno spazio europeo, nel quale i diritti delle persone siano effettivamente garantiti, qualunque sia il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere. Tutto ciò non può più attendere. Un simile rinnovamento è in corso in seno al Consiglio d’Europa, il cui Comitato dei Ministri ha adottato nel 2010 delle raccomandazioni su alcune misure, che mirano a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.
Il terzo pilastro è il coordinamento delle nostre azioni su un piano multilaterale, in particolare nel quadro delle Nazioni Unite. La conferenza europea di Parigi non è un’iniziativa isolata. Contemporaneamente sono state organizzate altre due conferenze, una a Katmandu e una a Brasilia. “Se vuoi andar veloce, vai da solo, ma se vuoi andare lontano, vai in compagnia”, dice un proverbio francese. Contro l’omofobia noi vogliamo andare lontano. E’ per questo che noi ci andiamo insieme, riuniti con i partner europei, con i paesi del sud, con le organizzazioni internazionali e con le società civili.
Noi, europei, dobbiamo essere uniti e riunire il massimo di energie intorno a noi. Solo a queste condizioni potremo portare il progetto di un pieno riconoscimento del diritto di tutti i cittadini del mondo al rispetto della loro identità.