Arcigay manifesterà, mercoledì 14 novembre, davanti ai cancelli dell’ambasciata d’Egitto a Roma, contro il processo che vede alla sbarra 52 egiziani, arrestati il maggio scorso al Cairo, con l’accusa di “vilipendio della religione” e “comportamento immorale”. Arcigay, insieme alle principali organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, ritiene che la maggior parte degli imputati siano perseguìti esclusivamente in virtù del loro orientamento sessuale. Uno di loro, Mamhud, un ragazzo di appena 16 anni, è già stato condannato in primo grado a 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata.
Mercoledì 14 novembre è prevista l’udienza definitiva del processo dei rimanenti 51 imputati e l’emissione della sentenza da parte della corte. Il processo è condotto dall’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, una corte speciale istituita per contrastare la deriva integralista e terroristica di certe frange fanatiche islamiche. Le sue sentenze sono inappellabili.
“E’ inaccettabile – commenta Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay – che delle persone, tra cui un adolescente, siano arrestate e processate in ragione della loro presunta omosessualità. Altrettanto grave è che la sentenza venga pronunciata da una corte speciale, istituita per contrastare le deviazioni religiose a sostegno del fanatismo e del terrorismo islamico, in contraddizione con gli standard internazionali di garanzia giuridica che prevedono l’appellabilità delle sentenze”.
Al presidio pubblico, previsto per le ore 16:00 di mercoledì pomeriggio, all’ingresso dell’Ambasciata d’Egitto a Roma, in via salaria 267, prenderanno parte anche una delegazione dei Radicali Italiani, con il loro segretario nazionale Daniele Capezzone e una delegazioni di parlamentari tra cui l’on. Franco Grillini, leader storico del movimento gay italiano, e l’on. Titti de Simone, presidentessa di Arcilesbica.
Arcigay manifesterà, mercoledì 14 novembre, davanti ai cancelli dell’ambasciata d’Egitto a Roma, contro il processo che vede alla sbarra 52 egiziani, arrestati il maggio scorso al Cairo, con l’accusa di “vilipendio della religione” e “comportamento immorale”. Arcigay, insieme alle principali organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, ritiene che la maggior parte degli imputati siano perseguìti esclusivamente in virtù del loro orientamento sessuale. Uno di loro, Mamhud, un ragazzo di appena 16 anni, è già stato condannato in primo grado a 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata.
Mercoledì 14 novembre è prevista l’udienza definitiva del processo dei rimanenti 51 imputati e l’emissione della sentenza da parte della corte. Il processo è condotto dall’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, una corte speciale istituita per contrastare la deriva integralista e terroristica di certe frange fanatiche islamiche. Le sue sentenze sono inappellabili.
“E’ inaccettabile – commenta Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay – che delle persone, tra cui un adolescente, siano arrestate e processate in ragione della loro presunta omosessualità. Altrettanto grave è che la sentenza venga pronunciata da una corte speciale, istituita per contrastare le deviazioni religiose a sostegno del fanatismo e del terrorismo islamico, in contraddizione con gli standard internazionali di garanzia giuridica che prevedono l’appellabilità delle sentenze”.
Al presidio pubblico, previsto per le ore 16:00 di mercoledì pomeriggio, all’ingresso dell’Ambasciata d’Egitto a Roma, in via salaria 267, prenderanno parte anche una delegazione dei Radicali Italiani, con il loro segretario nazionale Daniele Capezzone e una delegazioni di parlamentari tra cui l’on. Franco Grillini, leader storico del movimento gay italiano, e l’on. Titti de Simone, presidentessa di Arcilesbica.