Cari amici, care amiche,
quando ho accettato di guidare ‘Arcigay, sapevo di avere di fronte un compito che sarebbe stato difficile e faticoso, ma coinvolgente e gratificante. Così è stato.
‘ stato faticoso, per me e per le persone che hanno condiviso questo impegno, perché Arcigay gode, di una fama e di una credibilità che richiedono un impegno politico ed organizzativo altrettanto elevato. Ma è stato anche coinvolgente e gratificante, come può esserlo, come ognuno di voi sa bene, ‘agire per obiettivi che si intrecciano con i sentimenti di ognuno di noi, con la nostra irriducibile voglia di riprendere in mano le nostre vite e lanciarle oltre ogni ostacolo.
Oggi abbiamo tre anni in più e una storia più ricca da raccontare. Ma quel che più conta, adesso, è progettare insieme le prossime tappe, interrogarci su ciò che vogliamo essere per decidere insieme dove andare.
Chi siamo
In tanti qualche anno fa ci davano per spacciati, ritenendo il progetto Arcigay legato ad una precisa fase storica ed inadeguato ad una realtà sociale in rapida trasformazione.
Abbiamo dimostrato che quelle previsioni erano sbagliate. La rete di circoli politici è attiva e presente sul territorio, il circuito ricreativo ha raddoppiato le adesioni, abbiamo superato la soglia dei centomila soci. ‘organizzazione nazionale si va consolidando. ‘ cresciuto un gruppo dirigente allargato, si sono formate nuove competenze, nuove funzioni.
Il livello di progettualità del’associazione non è mai stato così alto come in questi tre anni: cinque progetti europei, due progetti col Ministero della Sanità, i corsi di formazione sparsi sul territorio che hanno coinvolto realtà diverse, insegnanti, operatori sportivi, amministratori locali. In più i progetti locali, che hanno impegnato diversi circoli in attività culturali, informative, sociosanitarie. . Abbiamo contribuito al’elezione di Gianni Vattimo al parlamento europeo e realizzato ‘obiettivo del’elezione al parlamento, insieme a Titti de Simone, di Franco Grillini, a testimonianza del ruolo importante che questa associazione ha avuto e continua avere sulla scena sociale e politica del paese. Abbiamo marcato una forte presenza di piazza, organizzando Pride, manifestazioni nazionali, convegni, raccolta di firme, sit in. Abbiamo potenziato il livello europeo partecipando in maniera più integrata al’attività del’ILGA e partecipando ad azioni di pressione a livello internazionale
Una nuova organizzazione
Adesso si va avanti. E lo si fa, è questo che vi propongo, ponendoci intanto due obiettivi, organizzativi ma anche propriamente politici, ambiziosi ma oggi alla nostra portata.
Il primo è quello di diventare u’organizzazione di stampo europeo, che lavori per progetti, pianificando e valutando in modo periodico e cadenzato le proprie attività, potendo contare su uno staff organizzativo competente, su precise assunzioni di responsabilità, avviando in modo strutturato la ricerca di nuove forme di finanziamento e di produzione di servizi, coinvolgendo in questo le strutture territoriali, attraverso un percorso di formazione quadri e di socializzazione delle competenze.
Negli anni scorsi anni siamo riusciti ad utilizzare in modo efficace la forza della novità di un tema avvertito come moderno e dalle potenzialità dirompenti rispetto ai vecchi equilibri culturali del’italietta democristiana. Oggi questo non basta più. Abbiamo bisogno di circoli più attrezzati a rispondere alle esigenze del territorio, di un nazionale più forte e meglio organizzato, di creare le condizioni affinché, sul territorio, si consolidino strutture intermedie di coordinamento che possano un giorno diventare il livello regionale di organizzazione del’Arcigay..
Il secondo punto riguarda la piena valorizzazione di quella grande risorsa che è il nostro circuito ricreativo, reimpostando in modo nuovo la nostra azione su un settore attraverso il quale entriamo direttamente in contatto con una base associativa ampia a cui abbiamo da dire più di quanto finora siamo riusciti a fare.
Su questo fronte nostro impegno prioritario dovrà essere la promozione del marchio Arcigay come sinonimo di qualità del servizio, di valorizzazione degli associati, di u’offerta di servizi che dia un contributo forte alla costruzione di u’identità piena, felice, completa da parte dei nostri soci.
Questo significa, da un lato, essere per i nostri affiliati più di una sigla o di una tessera da esibire, ma un effettivo punto di riferimento: differenziare i servizi ai locali affiliati, mettere in campo uno staff operativo che ne segua le esigenze e crei una rete più solida in cui il marchio Arcigay sia un biglietto da visita appetibile, un marchio di qualità del servizio. Contemporaneamente dobbiamo attrezzarci perché in ogni locale affiliato possa percepirsi il valore aggiunto di chi sta dentro u’associazione di promozione sociale.
Dobbiamo superare lo scarto fra la parte più propriamente politica del’associazione, a cui si deleghi stancamente il compito di tutelare gli interessi collettivi, e quella comunità diffusa che non è interessata alla militanza politica ma che si riconosce in u’identità gay ed è disposta a scendere in piazza, anche solo una volta ‘anno, per affermare la propria identità e quella del movimento di cui si sente, in qualche modo, parte.
Coinvolgere di più e meglio i locali nelle nostre iniziative, stipulare accordi chiari basati su una reciproca assunzione di responsabilità, costruire progetti nazionali di informazione e prevenzione su misura per una rete in cui scorrono i nostri centomila soci.
Non è solo il rispetto delle nostre finalità, ad imporcelo: oggi sono gli stessi presidenti dei circoli ricreativi, perlomeno i più attenti fra loro a chiedercelo. In un settore in espansione qual è quello dei servizi rivolti ad una comunità gay sempre più visibile e partecipe, noi possiamo e dobbiamo rappresentare un importante di punto di riferimento, coordinando le forze, mitigando i conflitti, orientando la comprensibile competitività fra le diverse strutture verso la creazione di un valore aggiunto dato da un marchio nel quale ‘offerta di qualità sia coniugata a principi di libertà e promozione sociale. La distribuzione di preservativi, ‘esposizione di materiali informativi, la promozione di comportamenti non a rischio devono diventare nei prossimi mesi un segno caratteristico indispensabile per la stessa permanenza dentro Arcigay. I segnali che abbiamo avuto dai locali sono incoraggianti: adesso è il momento di passare al’azione e di fare diventare tutto questo una pratica comune. Noi non lasceremo soli i circoli ricreativi, dai più grandi ai più piccoli, in ques’azione di valorizzazione dei nostri soci Stare dentro Arcigay deve diventare segno distintivo di qualità e di impegno civile. Chi accetterà questa sfida può stare certo che nel’Arcigay troverà, con ‘aiuto di tutti, u’organizzazione attenta a supportare i servizi alla comunità.
‘azione politica
Ripensare ‘organizzazione, consolidare il nostro ruolo dentro la comunità significa attrezzarci ad essere direttamente protagonisti di nuovi cambiamenti culturali e sociali.
Questo non significa certo rinunciare a portare avanti con determinazione il nostro compito di rappresentanza degli interessi diffusi della comunità gay e lesbica di fronte alla politica. Non ‘è esigenza, non ‘è interesse, non ‘è diritto che sia trasferito nel’agenda politica senza organizzazione sociale di quegli interessi, di quei diritti.
… la sinistra…
Vorrei che da questo congresso uscisse in maniera chiara e definita la risposta ad una domanda che molti ci fanno. Dal’esterno, perché fra di noi è un punto tante volte chiarito: il rapporto fra Arcigay e gli schieramenti politici. In particolare il rapporto fra Arcigay e la sinistra italiana.
Sia detto allora con la chiarezza necessaria. Oggi le gerarchie cattoliche sono tanto più aggressive sui temi etici quanto più consapevoli della presa sempre più debole esercitata sulla società italiana da una visione antistorica e fondamentalista della sessualità e dei legami familiari.
Questo produce timori elettorali, se non reverenziali, da parte di ogni schieramento. Timori che, uniti al permanere diffuso di un pregiudizio antigay, rendono la nostra presenza e le nostre richieste scomode e imbarazzanti.
In questo scenario, noi non possiamo pensare di schierarci con questo o quel partito, con questa o quella ideologia, con questo o quel nume tutelare senza fare con ciò un danno alla nostra causa.
Molte cose stanno cambiando: il percorso che abbiamo tracciato navigando controcorrente, unito ad un vento ‘Europa che ha investito anche ‘Italia, ha prodotto attenzione e consenso nei nostri confronti. Ciò è avvenuto, negli ultimi anni, soprattutto a sinistra, su un piano sociale e culturale che non si è tradotto in azioni concrete sul piano legislativo. Abbiamo molto chiara davanti agli occhi la sequela di imbarazzi, prudenze, aggiramenti, ritardi che da sempre caratterizza il nostro rapporto con le forze politiche della sinistra.
Questo ci conferma nel’idea che la nostra strada è nella piena autonomia da ogni schieramento, nel’esercizio di un forte e chiaro dovere di critica di ogni atteggiamento che non vada nella direzione della liberazione dal pregiudizio di ogni gay, di ogni lesbica, di ogni donna o uomo transessuale di questo paese.
Arcigay è e vuole essere sempre più il sindacato dei gay e delle lesbiche, un luogo di rappresentanza di un interesse emarginato, di diritti negati: un tema di cui sta a noi porre la centralità, perché nessun altro, in un paese che somiglia sempre di più al cortile del Vaticano, ha interesse a farlo se non sotto la nostra pressione.
Non ci convince, pertanto, il permanere, dentro il movimento, di una richiesta di subordinazione dei nostri obiettivi ad altri, più generali, di trasformazione complessiva del sistema di relazioni sociali ed economiche.
Arcigay agisce al’interno di un quadro di valori condivisi, espressi dalle finalità del nostro statuto: i diritti civili, ‘antirazzismo, la lotta ad ogni tipo di discriminazione, la solidarietà, la pace, la libertà, la laicità. Dentro questa cornice, ognuno e ognuna di noi vive la pienezza di u’identità politica, possiede una visione del mondo, si è lasciato e si lascia volentieri coinvolgere da altre esperienze umane e politiche. Guai se non fosse così. Guai se il nostro movimento non fosse composto da individui che lanciano la loro azione nella società oltre lo specifico della loro appartenenza ad una comunità glbt. ‘ un bene per chi lo vive e per ‘associazione nel suo complesso, quindi, che, le nostre riflessioni nascano dal confronto fra comunisti e liberali, socialdemocratici e radicali, antiamericani e filoamericani, cattolici ed atei
Da qui nasce la nostra forza, da qui ‘identità di soggetto nuovo e moderno nella sua radicalità che, come i Verdi nel’Europa degli anni’80, incarna una tematica politica post-ideologica, non rappresentata da nessuna delle forze politiche tradizionali. Siamo posti in un punto di osservazione quanto mai attuale: sono sempre di più i cittadini e le cittadine che costruiscono la loro identità politica in modo trasversale alle forze politiche tradizionali. Lo stesso movimento di Genova è stato espressione di una tematica trasversale che andava dai centri sociali più radicali alle suore missionarie.
Sta a noi valorizzare il nostro possibile ruolo di lievito di una politica più umana perché più attenta ai diritti della persona, più laica perché rispettosa di ogni punto di vista e più inclusiva di ogni differenza, più gentile perché fondata sul rifiuto di una divisione dei ruoli basata sul potere.
Pur nel pieno rispetto delle identità politiche di ognuno e ognuna dei nostri militanti e dei nostri dirigenti ( e sappiamo quanti di loro, di noi, abbiano il cuore a sinistra) noi sappiamo che solo ‘autonomia delle nostre battaglie potrà farle diventare centrali.
E se parlo di autonomia non sto pensando ad uno splendido isolamento delle organizzazioni glbt, o del’Arcigay, rispetto a quanto si muove fuori da noi. Al contrario: acquisendo piena consapevolezza e fiducia nel valore generale delle nostre specifiche lotte potremo stare in modo produttivo in contesti più ampi dando un contributo che sia di crescita per tutti. Cosa avremmo mai detto in questi anni alle tante organizzazioni di lotta al’Aids con cui abbiamo collaborato se non avessimo elaborato un nostro vissuto e un nostro pensiero su cosa ha significato ‘impatto del’Aids sulla nostra comunità? Come avremmo potuto partecipare da protagonisti alle battaglie per la laicità della scuola se non sulla base di un nostro autonomo percorso sulla condizione degli adolescenti gay e lesbiche? Come avremmo potuto progettare interventi antidiscriminatori orizzontali insieme ad organizzazioni di immigrati, di anziani, di musulmani se non portando in dote un esperienza settoriale specifica? Lo stesso approccio dovrà guidarci nel confronto con quel grande movimento democratico internazionale che proprio in questi giorni è riunito a Porto Alegre: portare ai nostri interlocutori la ricchezza delle nostre proposte, delle nostre battaglie, delle nostre esigenze.
… e la destra…
‘altro aspetto della questione è quello del nostro rapporto con ‘attuale maggioranza.
Il nostro ruolo ci impone di relazionarci politicamente con il governo e con il parlamento, che consideriamo, qualunque sia il loro colore politico, nostri interlocutori istituzionali. Dal governo e dal parlamento ci aspettiamo, una presa ‘atto del’indifferibilità della questione omosessuale e transessuale e la predisposizione delle misure necessarie ad affrontarla.
Con la destra dobbiamo confrontarci culturalmente, metterne a nudo le contraddizioni, sfidarne ‘anima liberale, chiamarla, sul nostro terreno, a dare risposte alle domande che poniamo e ad assumersene la responsabilità di fronte alle tante persone omosessuali che votano a destra, alle loro famiglie, ai loro amici e a quella parte sempre più ampia del’opinione pubblica che, al di là delle preferenze elettorali, considera un anacronistico segno di arretratezza le discriminazioni sociali e normative nei confronti delle persone omosessuali.
Questo, sia chiaro, non significa acquiescenza nei confronti del volto illiberale ed integralista che questa destra mostra troppo spesso con arroganza.
Siamo stati critici con ‘Ulivo, non esimendoci dal’attaccarne pubblicamente le reticenze sul piano della lotta al’Aids, ‘indebolimento della scuola pubblica o ‘acquiescenza al Vaticano. Non lo saremo di meno con questa destra ogni qual volta saranno messi in discussione i diritti civili nel paese.
Siamo ben consapevoli che al governo siedono alcuni dei più acerrimi avversari delle nostre battaglie: da quel Fini che voleva licenziare i maestri gay al Bossi che andò per raccogliere firme contro di noi e finì sommerso da una nostra presenza in piazza superiore alla sua, a quel Giovanardi che ebbe a definirci, col gusto che lo contraddistingue, "binari morti".
Sappiamo che questi uomini rappresentano, a tut’oggi, un ostacolo per il raggiungimento di maggiori libertà civili nel paese, e non mancheremo di schierarci accanto a chi porta avanti lotte, che si intrecciano con la nostra, contro una legge sul’immigrazione antistorica ed antieuropea o per una legge sulle tossicodipendenze proibizionista e liberticida.
Ciononostante, non arretriamo, non lasciamo il campo. Continueremo a dialogare, a cercare luoghi ed occasioni per spiegare, anche da quella parte, le nostre ragioni, perché sappiamo di avere dalla nostra parte una tradizione liberale cui molti nel centrodestra dicono di fare riferimento. Non faremo loro il favore di non chiamarli a confrontarsi su questo, come non faremo alla sinistra il favore di schierarci pregiudizialmente da una parte senza domandarci il perché.
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Sul piano delle richieste legislative ci aspetta u’azione quanto mai ampia ed articolata: una norma antidiscriminatoria, invocata dalla Carta di Nizza e, fra poco, imposta dalla prossima direttiva europea; una legge sulle unioni di fatto che riconosca anche la realtà diffusa di centinaia di migliaia di coppie omosessuali; una legge che consenta loro di accedere al matrimonio, eliminando, sul modello olandese, ‘esplicita ed odiosa esclusione delle coppie gay e lesbiche dalla possibilità di accedere ad un istituto segnato da un carattere di vero e proprio apartheid. Accanto a questi temi, che rappresentano oggi la priorità per ‘intero movimento omosessuale europeo, ve ne sono altri che dovranno vederci impegnati in prima linea, perché fondano le loro ragioni sulle nostre stesse ragioni: la questione della fecondazione assistita, dove rischiamo che venga introdotto per la prima volta u’esplicita discriminazione fra donne lesbiche e donne etero; il mantenimento del carattere laico del’istruzione pubblica, fortemente minato da provvedimenti subalterni agli interessi vaticani, come ‘immissione in ruolo di docenti di religione scelti dal vescovo che domani potranno diventare docenti di italiano o di filosofia, confessionalizzando la scuola pubblica e riproducendo discriminazione ed omofobia; ‘appoggio alla lotta delle persone transessuali per una legge sulla cosiddetta "piccola soluzione", che consenta il cambio di identità anagrafica anche senza intervento chirurgico; ‘appoggio alle battaglie libertarie dei Radicali sul’eutanasia, la legalizzazione delle droghe, la prostituzione, la clonazione terapeutica, la riduzione dei tempi di divorzio; la lotta contro ogni discriminazione basata sulla fede religiosa o sul’appartenenza ad una minoranza etnica.
‘ un programma grande ed impegnativo, che ha il suo fondamento nella costituzione italiana e nel principio della libertà individuale e della laicità dello Stato. Basterebbe da solo ad essere il programma di un partito, un partito delle libertà e dei diritti: è la nostra identità, che metteremo in gioco assieme a chi vorrà condividerla.
Il movimento glbt
Un livello di azione che dobbiamo continuare a considerare importante è quello che ci vede al fianco delle altre componenti del movimento gay, lesbico, bisessuale e transessuale italiano.
Dentro questo movimento siamo e vogliamo rimanere, accanto a chi voglia condividere con noi storie e sentimenti, ma chiarendo quali modalità di relazione siano più utili ad una crescita collettiva.
Un movimento non è un partito o u’organizzazione. Trova la sua ragion ‘essere nella complessità delle forme con cui soggetti diversi si muovono, con diverse modalità e strategie, per raggiungere obiettivi comuni. ‘idea di una unità del movimento basata sulla competitività e il risentimento è stata in passato molto dannosa, perché ha consumato energie e risorse in modo autoreferenziale. Noi riconosciamo il valore e la funzione di quei circoli che decidono di agire unicamente sul territorio di appartenenza, delle organizzazioni tematiche, delle associazioni lesbiche o di quelle transgender, dei gruppi glbt di partito o di quelli fortemente caratterizzate sul piano ideologico o religioso. Con tutte queste realtà, molte delle quali sono già nostre fidate compagne di strada, vogliamo proseguire nel cammino comune, ma a partire da un presupposto che deve essere chiaro: la necessità che il rispetto e il riconoscimento siano reciproci. Ognuno faccia la sua parte di lavoro, e lo faccia con umiltà. Assieme, se si vuole, separatamente se occorre. Siamo parte di una stessa storia collettiva, Nessuno, o nessuna, pretenda di spacciare per referenze personali gli obiettivi di visibilità e credibilità conquistati in tren’anni di lotte da un movimento in cui si sono intrecciate le vite e le passioni di tante e tanti. Chi lo fa rischia di farsi ridere dietro dalla storia.
Gay e felici
Abbiamo deciso non a caso di aprire i nostri lavori con un convegno dedicato al’amore, e al’amore e alla libertà abbiamo voluto dedicare lo slogan di questo congresso. Le analisi di Rigliano, Barbagli,Colombo e Saraceno avevano un importante tratto comune, che abbiamo colto e posto a fondamento della nostra discussione.
Fra mille difficoltà, in un paese distratto, sta emergendo un fatto nuovo. Una nuova generazione di gay, lesbiche e transessuali che hanno messo meglio a fuoco la loro identità, in grado di pensare se stessi come individui completi, capaci di relazioni ‘amore felici ed appaganti, pronti a costruire in modo creativo la loro famiglia, il loro amore, il loro posto nel mondo. ‘ questo che ci dà forza e ci conforta nella giustezza delle nostre lotte e nel’efficacia delle nostre azioni. E allora, diamo da qui, da questi due giorni, un contributo affinché tutti noi possiamo progettare le nostre esistenze in modo libero ed autentico, e a costruire le nostre relazioni affettive consapevoli del nostro valore e della forza innovativa, rivoluzionaria, dei nostri sentimenti. Costruiamo, insieme, la nostra libertà, dunque, e riprendiamoci, consapevoli di noi stessi, ‘amore.