Questa maggioranza sembra voler fare a pezzi una concezione dello Stato come strumento laico di armonizzazione delle complessità sociali fondato sul rispetto delle convinzioni filosofiche, culturali, religiose dei singoli.
In particolare, il divieto alle donne lesbiche sterili a ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita non ha alcun fondamento se non nella volontà di imporre la subordinazione ad una concezione religiosa ai principi di fondo di una legge di tutela del diritto alla salute.
Per la prima volta, nell’intera storia d’Italia, si introdurrebbe un principio esplicito di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale ( vedi l’art.5 che riserva l’accesso alle tecniche alle coppie di adulti maggiorenni di sesso diverso) e lo si farebbe sulla pelle di donne che necessitano di un intervento sanitario.
Il riconoscimento giuridico dell’embrione fin dal concepimento, che va delineandosi come una scelta della maggioranza, rischia di rappresentare un attacco surrettizio alla legge sull’aborto, in spregio all’opinion e della stragrande maggioranza degli italiani e in omaggio al consolidamento di un nuovo asse fra destra politica e gerarchie vaticane.
E’ scandalosa la subordinazione di un intervento legislativo così delicato alla visione cattolico romana della donna, della maternità, dell’embrione, della dignità dell’identità omosessuale.
Un passo indietro nel percorso occidentale verso il riconoscimento dei diritti individuali, un ennesimo passo avanti verso la confessionalizzazione delle istituzioni repubblicane.
Sergio Lo Giudice
Presidente nazionale Arcigay