Da La Stampa del 1/5/2002 Sezione: Torino cronaca Pag. 47
GRAN FINALE PER IL FESTIVAL DEL CINEMA GAY
Drag Queen, impegno e paillettes
«La scala! Il problema è la scala». Questo angosciante interrogativo («ci sarà la scala?») toglie il sonno a Gianluca del Caffè Leri. E’ vero che le parrucche devono essere provate, che gli abiti hanno ancora qualche orlo imbastito, che piume, boa, strass e paillettes restano per ora allo stato di «work in progress». Ma è anche vero che alla maison Audello per le parrucche e all’atelier Jean de Jean per gli abiti stanno lavorando alacremente. Tutto è sotto controllo e per stasera sarà pronto. Ma se non hai una bella scala da scendere, che cosa te ne fai di tutta questa roba? Gianluca con La Cipria, Emilio, Mara Landi, Stefania e Kitsch Lorraine sono le drag queen che questa sera al Teatro Nuovo portano in scena sette diversi volti di Marilyn, l’icona del diciassettesimo festival del cinema gay. L’idea di chiamare queste signore per il gran finale del Festival è venuta al direttore Giovanni Minerba appena lo scorso anno. Ma ormai è diventato un irrinunciabile appuntamento. Visto il successo della passata edizione con il Nuovo letteralmente preso d’assalto. La rassegna si chiude, stasera, non solo con il drag show, ma anche con l´intervento di Paola Cortellesi, la premiazione dei vincitori e la proiezione in anteprima di «101 Reykjavik» di Baltasar Kormakur con Victoria Abril. Dunque la scala. Che serve eccome. Per esempio per il numero di apertura che vede Luca e La Cipria impaillettate di rosso e con bianche piume in testa nei panni rispettivamente di Jane Russel e Marilyn con contorno di due boys in nero alle prese con «Two Little Girls from Little Rock», indimenticabile pezzo di «Gli uomini preferiscono le bionde». Ne farà uso, della scala, anche la new entry Stefania, che sarà la seconda Marilyn e darà vita a un medley di canzoni famose, con abito a sorpresa, e accanto Simone al contrabbasso in tailleur nero come Jack Lemmon-Daphne in «A qualcuno piace caldo». Velluto nero e oro con boa nero e boy in frac per contorno prevede La Cipria per il numero successivo. Canterà «After you Get What You Want You Don’t Have It». Attenzione: qui tutto è rigorosamente in play-back e in lip-synch, con voce originale di Marilyn.
Seguendo la sua irresistibile vena ironica e cabarettistica Kitsch Lorraine annuncia una interpretazione molto speciale di «My Heart Belongs to Daddy» di cui si ricorda una versione invece drammatica e sfarzosa di Mara Landi al Metropolis qualche mese fa. Kitsch Lorraine promette sorprese. Di sicuro si sa che per il suo numero si è portata con sé il regista Luca Valentino e che la parrucca sarà più sul genere mocio vileda che platinata.
«Diamonds Are the Girl’s Best Friend» da «Gli uomini preferiscono le bionde» è un pezzo da far tremare le vene anche alle drag più navigate, carico di simboli e citazioni com’è. Per dire: non solo lo ha rifatto Madonna in un famoso videoclip, ma addirittura lo ha citato il coreografo americano John Neumeier nella sua versione della «Dama dalle camelie». Però Mara Landi, drag di lungo corso, non è tipo da farsi intimorire e imbraccerà con coraggio il suo regolamentare abito fucsia lungo. Intorno: cascate di diamonds. In abito da sera nero, ma con soltanto il volto illuminato da un fascio di luce, Gianluca sussurrerà poi «Happy Birthday Mr. President». Per passare subito dopo a «Bye Bye, Baby» (ancora «Gli uomini preferiscono le bionde»!) mentre lì accanto da una mega-torta sbucherà un boy nei panni, si fa per dire, dell’Oscar e con addosso soltanto grandi pennellate di vernice dorata. Per chiudere? Emilio, of course. Che in abito avorio ricamato con tutte le trasparenze giuste canterà «I Wanna be Loved by You». Questo, in linea di massima, il programma che è soggetto a ogni tipo di cambiamenti. Perché si sa che le dive sono così. In sala ci saranno probabilmente, come lo scorso anno, Regina, Veronica, Beverly, Sissy, Furia e Petunia. Anche loro vestite da Marilyn? Di sicuro in drag. Come in drag erano tre film passati al Festival. «The Cockettes» era un documentario su una comunità hippy degli Anni 70 a San Francisco che ha dato vita a memorabili spettacoli di figli dei fiori con baffi, barbe e capelli lungi coperti di lustrini argentati e femminei veli. Gente che ha ispirato il glam rock, David Bowie e le drag queen degli Anni 80. Per esempio, le tedesche Ovo (da Ovomaltina), Tima, Ichgola e Bev (da Beverly) Stroganof, protagoniste del documentario «Le regine non mentono» di Rosa von Praunheim: sono dive che mescolano strass e impegno politico sulla scena alternativa di Berlino. Per esempio in «Gipsy 83» dove il gusto per il travestimento e per impersonare divi del pop è al centro della pellicola.
SERGIO TROMBETTA