“Era una giornata di gioia a Colfosco…”

  
In chiesa

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Altre reazioni all’episodio di Colfosco. «Se ci fosse stata una coppia eterosessuale sarebbe passato inosservato»
Bacio in chiesa, la polemica dei gay
Ma il sindaco solidarizza con don Luigi: «Quei due hanno scelto il posto sbagliato»
di Angela Pederiva

Susegana – Qualcuno ha imboccato la strada dell’ironia: «La notizia del giorno? Il diavolo in sacrestia». Qualche altro ha invece scelto l’attacco e parla esplicitamente di omofobia. In ogni caso la vicenda dei due uomini, scoperti sabato pomeriggio dal parroco di Colfosco mentre si baciavano in chiesa, è rimbalzata ieri con parole di condanna da un sito all’altro della variegata comunità omosessuale. Ma intanto, dopo la visita del vescovo Giuseppe Zenti, anche il sindaco Gianni Montesel andrà a trovare don Luigi Davanzo per esprimergli la propria solidarietà.

A protestare contro le reazioni suscitate dal fatto è stata in particolare Arcigay. Tanto nella sede italiana di Bologna, quanto nella succursale di Padova che con i suoi 5.700 iscritti guida la realtà veneta, la posizione dei vertici è univoca: «Se su quella scaletta ci fosse stata una coppia eterosessuale, non ci sarebbe stato tutto questo bailamme. Ma purtroppo negli ambienti ecclesiastici c’è una profonda omofobia». Alessandro Zan, componente della segreteria nazionale e presidente del circolo patavino, avanza un’ulteriore chiave di lettura dell’episodio. «In molti piccoli paesi – ha argomentato – i gay fanno ancora molta fatica ad esprimere il proprio orientamento sessuale e per questo sono costretti a vivere le loro preferenze nell’ombra. Più che un atto di profanazione, perciò, vedrei quel bacio dietro l’altare come il tentativo di trovare un posto tranquillo e soprattutto lontano da occhiate di riprovazione. In fondo non siamo tutti figli di Dio?». L’interrogativo sembra destinato ad aprire nuovi scenari di riflessione, in una regione che conta circa 25mila aderenti alla sola Arcigay. Un’associazione che, e l’ha annunciato lo stesso Zan proprio ieri, subito dopo le elezioni europee e amministrative di giugno darà vita ad una federazione veneta. «Per andare incontro alle esigenze degli omosessuali – ha aggiunto il presidente padovano – che risiedono nelle province dove non esiste un nostro circolo». Come Treviso, appunto.

Nel frattempo il sindaco suseganese Gianni Montesel è invece solidale con don Luigi. «Capisco che in provincia ci sia ancora un senso di vergogna e di ritrosia legato all’omosessualità – ha affermato – ma anche un’associazione come Arcigay deve capire che un luogo di culto, per definizione, è destinato esclusivamente alla preghiera e alle celebrazioni relative alla religione. Tutto il resto, compresi i baci fra le persone di qualsiasi sesso, possono avvenire tranquillamente altrove. Rispettando ciascuno la libertà altrui». La visita del primo cittadino al sacerdote seguirà così quella di monsignor Zenti. Nel giro di poche settimane, il vescovo è stato per ben tre volte nella piccola comunità parrocchiale Colfosco: prima per partecipare ad un incontro con i genitori dei cresimandi, poi per presiedere la solenne Via Crucis foraniale ed infine, nel pomeriggio di domenica scorsa, per parlare personalmente del bacio con il parroco.


Ecco i due articoli apparsi su "Il Gazzettino" il 28 ed il 29 marzo.

28 marzo 2004
Era una giornata di gioia, quella di ieri, per la comunità cristiana di Colfosco
di Angela Pederiva

Era una giornata di gioia, quella di ieri, per la comunità cristiana di Colfosco. In un tripudio di voci, animate dai canti del coro e dalle poesie dei bambini dell’asilo, le suore della locale scuola materna hanno rinnovato i voti nel corso di una sentita Messa. Ma, due ore prima della solenne celebrazione, un episodio sconcertante ha choccato un prete e turbato i fedeli che sono rapidamente venuti a conoscenza dell’accaduto: il parroco della frazione ha scoperto due uomini che si baciavano dietro l’altare della chiesa, li ha redarguiti, si è sentito perfino rivolgere dei proclami inneggianti all’amore gay, finché è riuscito a cacciare i due individui dall’edificio sacro.

Don Luigi Davanzo regge le sorti della parrocchia di San Daniele Profeta da oltre vent’anni. «Ma mai, nella mia vita, avrei immaginato che mi sarebbe capitato un fatto del genere»: il sacerdote ha ancora le mani che gli tremano, mentre ripone i dolcetti avanzati dalla consueta distribuzione ai chierichetti, al termine della funzione prefestiva delle 18. Un rito contrassegnato dalla letizia per la festa delle suore del Divino Amore, ma anche dall’angoscia sul volto del celebrante. «Mi sono accorto che in certi momenti mi è mancata la voce – riconosce – del resto, con tutto quello che avevo gridato…».

Erano trascorsi pochi minuti dopo le 16 quando don Luigi è entrato in chiesa, per aspettare i ragazzi dell’Acr, che come ogni sabato sono soliti concludere l’attività pomeridiana con una preghiera collettiva. «Ho notato subito la luce accesa dietro l’altare – racconta – e mi sono insospettito. Così, passando per la sacrestia, sono andato a vedere cosa stava succedendo. Mi sono mancate le forze: due ragazzi, uno con la barba sui trent’anni, l’altro più giovane, si stavano baciando abbracciati sulla scaletta posta vicino all’organo».Si tratta di un pezzo del vecchio pulpito ligneo, utilizzato dal defunto don Guido Frare durante le omelie degli anni ’60, oggi impiegato per salire sull’altare a sistemare le piante che ornano la parrocchiale. «Ho chiesto ai due sconosciuti cosa stavano facendo – continua ancora visibilmente turbato – ma non si sono neanche scomposti. Ho urlato che se ne andassero, che li avrei denunciati. Lo sbarbatello sembrava quasi inebetito, il più vecchio invece mi ha risposto che non stavano facendo niente di male, che dovevo lasciarli stare, perché loro si vogliono bene. Li ho tirati giù di forza, solo allora se ne sono andati». Una ricorrenza dell’Annunciazione che Colfosco non dimenticherà facilmente.


29 marzo 2004
Il parroco di Colfosco: «Allontanavo il gay e lui voleva abbracciarmi»
Di Luca Anzanello

Al parroco don Luigi Davanzo, che li ha prima scoperti mentre si baciavano dietro l’altare della chiesa e poi invitati energicamente a lasciare il luogo sacro, uno dei due gay protagonisti dell’inedito episodio raccontato ieri dal Gazzettino ha chiesto se poteva abbracciare anche lui, raccogliendo la reazione ancora più stizzita del (comprensibilmente) alterato sacerdote. È comunque un don Luigi relativamente più sereno rispetto al giorno precedente quello che ieri domenica ha celebrato, come accade da 23 anni, le Messe festive nella bella parrocchiale di Colfosco, informando anche (nella sola celebrazione delle 8) i fedeli dell’accaduto. Un parroco che, anche dopo l’intrusione di sabato quando intorno alle 16 due omosessuali totalmente sconosciuti hanno scelto uno dei luoghi più significativi della chiesa (la sommità delle scalette che portano a ritrovarsi dietro l’altare e davanti al coro) per vivere un momento intimo, esclude di volere limitare gli orari di apertura del tempio al pubblico: "La chiesa continuerà a rimanere sempre aperta – assicura don Luigi – casomai cercheremo di tenere maggiormente d’occhio la situazione. Non penso nemmeno all’impiego di telecamere".
Già sabato sera, dopo la scoperta del fatto, don Luigi ha telefonato al vescovo di Vittorio Veneto mons. Giuseppe Zenti per informarlo. E ieri il presule, tornando da Ceggia dove in mattinata aveva celebrato una Messa con cresima, ha voluto fare visita al parroco di Colfosco, comunità che lo aveva tra l’altro accolto per ben due volte nelle settimane scorse: "Credo che si tratti di un episodio circoscritto – ha detto il presule dopo il colloquio con don Luigi – si tratta di un episodio che dispiace soprattutto per chi lo ha fatto. Ci troviamo di fronte evidentemente a due povere persone che hanno dimostrato la voglia di ostentare, forse di esibire qualcosa. Due persone di cui avere compassione". Mons. Zenti invita poi a "chiudere qui" la faccenda, dicendosi convinto che "cose del genere non accadranno più".

Fatto sta che ieri mattina la comunità di Colfosco aveva poca voglia di parlare dell’accaduto: "Qui non era mai accaduto nulla del genere" l’unica frase che alcuni parrocchiani hanno detto all’uscita della funzione delle 10.30. "Se proprio volevano baciarsi ed abbracciarsi, potevano scegliere un altro posto. In chiesa, di nascosto, non mi pareva proprio il caso" aggiunge la giovane Jessica. Rammarico anche tra le suore del Divino Amore, in servizio a Colfosco da mezzo secolo, e che proprio sabato rinnovavano i loro voti. Di "fattaccio" parlano infatti suor Marisa e suor Palma per descrivere l’accaduto, che don Luigi ha spiegato alle religiose che reggono la scuola materna Santa Cecilia ieri mattina.

Dell’intrusione delle due persone in chiesa con tanto di scambio di effusioni don Luigi ha dunque accennato un po’ a tutti i parrocchiani, dai fedeli della prima Messa alle coppie che ieri festeggiavano il loro anniversario di matrimonio, dalle suore ai giovani dei gruppi Acr che proprio sabato il parroco attendeva come ogni settimana dentro la chiesa per la preghiera. Colfosco inizia una nuova settimana con una speranza nel cuore, la stessa che ha espresso il vescovo: non dovere più parlare della propria chiesa per episodi del genere.


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