Per Alessio e Christian è l’ora del «sì»

  

VIAREGGIO. Alessio e Christian spuntano la lista degli ospiti. Dolce e Gabbana sono già stati invitati. Leo Gullotta e Ferzan Ozpetek, il regista de «Le fate ignoranti», anche. La partecipazione di nozze – color avorio, con un filo arcobaleno – per il presidente della Regione, Claudio Martini, è pronta per essere spedita. Il tight, invece, deve essere ancora ordinato. In fretta, però, perché non ‘è più molto tempo.
Il matrimonio – il primo fra omosessuali in Italia – è fissato per il 21 ottobre. A Roma, a palazzo Farnese, davanti al console francese. ‘unico che, su suolo patrio, al momento può sposare Alessio De Giorgi, presidente regionale di Arcigay, e il suo compagno, Christian Panicucci, nato a Grenoble, ma trapiantato a Pisa. Da dove, insieme, hanno iniziato la scalata alla marina di Torre del Lago, aprendo il Mama mia, uno dei locali cult per gli omosessuali.

Sono abituati a far rumore Alessio e Christian. Per aver inventato «Friendly Versilia», una delle più seguite guide omosex per stranieri e non. Per aver appena lanciato un consorzio per la promozione del turismo omosessuale in Versilia. Per aver lanciato Gay.it, il sito omosex più frequentato di Italia. E anche come co-gestori del Mama mia e del’Absolute, a Pisa, ritrovo invernale preferito dai gay della costa. Il 21 ottobre, però, con il loro matrimonio, a poche centinaia di metri dal Vaticano, faranno un gran fracasso. Perché non si limiteranno a sposarsi secondo il rito francese del «pacs», un contratto con cui si mettono nero su bianco diritti e doveri della coppia. Appena avranno il loro «certificato» di matrimonio, valido solo in Francia, lo impugneranno davanti alla corte europea perché vogliono che diventi valido anche in Italia. ‘obiettivo di questo matrimonio – al quale farà da testimone anche Franco Grillini, presidente nazionale onorario di Arcigay – è proprio questo: ottenere il riconoscimento delle unioni fra omosessuali anche in Italia. «Se il nostro paese o altri paesi del’Unione Europea non riconoscono un contratto-matrimonio valido in Francia – spiega De Giorgi – noi riteniamo che la nostra libertà di circolazione venga limitata, dal momento che i nostri diritti non sono tutelati ovunque alla stessa maniera». ‘idea di sposarci – conferma Christian Panicucci – «ci è venuta in mente a novembre del 1999, proprio mentre in Francia, paese dove erano emigrati i miei nonni, stavano discutendo la legge sul pacs, sul matrimonio "leggero". Il nostro gesto, quindi, ha il significato di una forte rivendicazione di diritti civili». Le nozze fra Alessio e Christian, però, non saranno solo questo. Sono anche un punto di arrivo di una relazione iniziata dieci anni fa, esatti. Il primo incontro a Firenze, il 21 marzo, a u’iniziativa di Arcigay: Alessio partecipa come esponente del movimento di Genova, dove ancora vive, Christian come organizzatore di un evento per conto del movimento di Empoli, visto che già vive a Santa Maria a Monte, luogo di origine della sua famiglia. ‘ amore a prima vista, anche se il rapporto si costruisce lentamente, attraverso una convivenza (a Pisa) e poi il sodalizio nel lavoro, con la gestione del circolo Absolute, poi del Mama mia e ‘invenzione del Gay pride toscano. Passo dopo passo, fino al matrimonio «che non sarà un evento-parodia, ma un evento brioso, come deve essere una cerimonia che coinvolge i giovani». Prima al consolato, poi per il brunch in un locale di Roma. E, quindi, per la luna di miele in Australia, in occasione delle Olimpiadi gay. In attesa della festa toscana. Nel giardino della nuova casa di Pisa. O forse al Mama mia.


Da "La Repubblica" – Maria Cristina Carratù

A Roma matrimonio gay per Alessio e Christian
Al’ambasciata francese il primo italiano a prendere il Pacs francese

«ma CERTO, che è u’operazione politica!». Beh, se un marito dicesse alla futura moglie (o viceversa): il nostro matrimonio sarà u’operazione politica… «Ma è ovvio, lo possiamo dire tranquillamente perché il nostro matrimonio è innanzitutto ‘amore. E ci saranno anche le lacrime, di sicuro». Se è per questo, ci saranno anche le partecipazioni color avorio, con arcobaleno colorato e gli invitati quattrocento, fra cui Dolce e Gabbana, Leo Gullotta, il regista delle «Fate ignoranti» Ferzan Ozpetek, il presidente della Regione Claudio Martini, il presidente nazionale onorario di Arcigay Franco Grillini, fra i testimoni e il buffet nella terrazza del Quirinale a Roma e il «bacio! bacio!», forse, anzi, di sicuro, la commozione dei genitori, e insomma tutto quanto fa matrimonio. Di quelli di richiamo, per di più, visto che i due sposi, oltre ad essere i fondatori dei locali gay più noti ‘Italia (come il Mama mia a Torre del Lago e ‘Absolute di Pisa), autore della guida gay più venduta (Friendly Versilia), creatori del sito internet (Gay.it) più frequentato ‘Italia, sono anche, da anni, impegnati sul fronte politico e culturale.
E matrimonio (concedendo solo che si aggiunga "leggero") lo chiamano Alessio De Giorgi, 33 anni, presidente del’Arcigay Toscana, e Christian Panicucci, 37 anni, da dieci anni compagno di vita e di imprese di Alessio, anche se, in senso strettamente giuridico, matrimonio non sarà. Previsto per il 21 ottobre prossimo a Palazzo Farnese, a Roma, sede del’ambasciata e del consolato francese, ‘unione fra Alessio e Christian si chiamerà in realtà Pacs, che in Francia e per ora solo in Francia da tempo regola le unioni civili fra coppie gay: vero e proprio contratto personalizzato in cui si fissano nei dettagli diritti e doveri reciproci, con tanto di sanzioni per chi non li rispetta. Il Pacs, però, vale solo in Francia e dunque Alessio e Christian (che, nato a Grenoble e trapiantato a Pisa, ha la doppia cittadinanza) risulteranno vincolati soltanto in territorio francese. Per ora. Perché appunto, il loro, primo matrimonio del genere in suolo italiano, anche se non riconosciuto dallo Stato, è un matrimonio ‘amore con un «valore aggiunto». Politico, appunto. Anzi, una vera e propria sfida al’Europa dei diritti che ancora stenta, nonostante i proclami, a realizzarsi.
«Sia chiaro» spiega Alessio, il politico della coppia («io che ho fatto ragioneria, sono il tecnico, che si occupa delle cose pratiche» dice Christian), «innanzitutto ci sono dieci anni di vita insieme, e cioè un vero amore», che lo ha portato, lui che è di Genova, a trasferirsi a Pisa da Christian quasi subito dopo il loro colpo di fulmine: «Ci siamo incontrati a Firenze al Giardino dei ciliegi, alla presentazione di un libro, non ci eravamo mai visti prima…». E rimasto, dopo un tempo che di solito mette a dura prova qualunque coppia, tale e quale allora: «La cosa funziona alla grande» conferma Christian, e dentro, dicono entrambi, ‘è tutto, ‘intesa intellettuale, i comuni interessi, e ovviamente il trasporto reciproco, una tenerezza mai venuta meno. E che, sebbene i due abbiano sempre evitato le esibizioni, non teme di esporsi al pubblico. Ancora si ricorda, nel diario della coppia, uno dei primi baci lunghi in piena stazione di Empoli, alle ore 13 di un giorno feriale, «ma non ricordiamo bene cosa successe intorno, eravamo molto impegnati…».
E insomma, poteva essere una delle tante unioni di sano amore gay appagato di se stesso, e sarà invece una sfida alla Carta europea. Parla il «politico»: «Sì, potevamo fare una cerimonia molto più discreta di come sarà, ma abbiamo deciso di farne anche u’operazione culturale. La questione del’unione dei gay è politica, in ogni caso, o no?». E proprio loro due non potevano sottrarsi a una sorta di dovere civile nei confronti, prima ancora che di loro stessi, di tutti i gay italiani. Il tentativo sarà di impugnare il loro matrimonioPacs, una volta celebrato, davanti alla Corte Europea, perché ne venga riconosciuta la validità anche in Italia, in nome della libertà di circolazione che in caso contrario ne risulterebbe, per i due sposi, gravemente limitata. Del resto, nessuna delle iniziative di Alessio e Christian sono mai state «corporative», cioè rivolte al solo popolo dei gay: e non solo perché al Mama e al’Absolute ci sono le stecche con i giornali e le riviste (di ogni genere). Il sito, per esempio: a tanti gay, ricorda Alessio, «è servito per trovare informazioni, stabilire rapporti, allargare i propri orizzonti, e insomma a trovare coraggio, a conquistare un reale diritto di cittadinanza». E questo non è forse un progresso civile «largo», che riguarda una società intera? Per presentare la legge regionale contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, il presidente della Regione, ques’estate, ha scelto la terrazza del Mama, sul cui pennone sventola la bandiera con ‘arcobaleno più grande ‘Italia. Ma è una bandiera che segnala ormai ben di più che «qualcosa di gay». Come il matrimonio di Alessio e Christian.


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