Lettera di Alessio De Giorgi e Christian Panicucci ai lettori del sito web Gay.it
12 Ottobre 2002
Care lettrici, cari lettori,
eccoci qui, finalmente sul nostro sito, ad annunciarvi il nostro "PACS", il primo PACS pubblico su suolo italiano, a pochi metri dalla Camera dei Deputati e dal Vaticano. Non ci sembrava opportuno, come conproprietari con Davide Buselli e la società PlanetoutPartners editrice di gay.com, meleggiarvi dando la notizia del nostro PACS con una intervista, o peggio ancora con un servizio fotografico sugli sposini e così via. Un editoriale, semplice ed essenziale, è secondo noi sufficiente per annunciarvi ‘evento, spiegarvi le ragioni, condividere con voi la gioia del momento.
Quindi, eccoci al’annuncio: ci "pacsiamo". Grazie al fatto che uno di noi due, Christian per la precisione, ha la doppia nazionalità, possiamo usufruire della legge francese che nel novembre 1999 stabilì che due persone, anche dello stesso sesso, potevano siglare al tribunale della città di residenza o, se residenti al’estero, di fronte al console, un "PAtto Civile di Solidarietà", un PACS per ‘appunto, con cui si stabiliscono diritti, doveri e rapporti economici della coppia. Possiamo farlo perchè abbiamo la fortuna che uno di noi ha la doppia nazionalità: diversamente, come ben sapete, nel’ordinamento del nostro paese nessuna forma di riconoscimento, neppur minima, delle coppie omosessuali è possibile, se non grazie a Registri delle Unioni Civili istituiti in alcune città italiane, dal valore pressochè simbolico.
Perchè lo facciamo? Beh, innanzitutto per ragioni personali. Sono oltre dieci anni che stiamo insieme, e avendo questa possibilità offertaci dalla legge francese, ‘abbiamo colta pensando al PACS come ad un momento di festa, di celebrazione, di formalizzazione della nostra coppia di fronte a parenti, ad amici, a persone che condividono con noi la battaglia per un mondo dove gay e lesbiche possano essere più felici. Un p’ momento romantico tutto personale, un p’ momento solenne: per noi "pacsarci" significa soprattutto questo. Qualcuno ci chiederà se ne sentivamo davvero il bisogno, se davvero era necessario per noi formalizzare dopo 10 anni il nostro rapporto. La risposta è altrettanto ovvia: certo che no, dopo 10 anni un rapporto non sente davvero più la necessità di formalizzarsi, di istituzionalizzarsi. Ma comunque, perchè doversi precludere un momento di festa e di romanticismo? Perchè a noi gay deve essere precluso? Perchè necessariamente dobbiamo toglierci quello che anche gli eterosessuali più alternativi continuano a fare, come se niente fosse? In nome di quale ideologia dovremo rinunciare ad un momento di gioia e di festa?
La seconda ragione è ovviamente politica. Celebrare la nostra unione in via Giulia a Roma, a poche centinaia di metri da Vaticano e Camera dei Deputati, significa porre la questione, ormai ineludibile, della necessità di riconoscimento anche nel nostro paese delle coppie di fatto omosessuali. Porre la questione alle due istituzioni che in Italia impediscono una soluzione. Porre la questione a chi, dentro e fuori la politica, ritiene le unioni di due donne o di due uomini un fulgido esempio di disordine morale, da combattere e disincentivare, o più semplicemente qualcosa di cui disinteressarsi per compatibilità politiche. Lo facciamo innanzitutto per noi, perchè un giorno vorremo poterci "sposare" in italiano, di fronte al Sindaco della nostra città, Pisa, ma anche ovviamente per le tante, tantissime coppie gay e lesbiche che non hanno la cittadinanza francese e non possono veder riconosciuto il loro amore: per lo Stato italiano il compagno o la compagna semplicemente non esiste.
Il 21 ottobre è la data fatidica. Arriveremo vestiti in abiti formali ma non esageratamente eleganti, perchè questo è il nostro stile e ‘immagine che vogliamo dare agli altri. Non ci saranno cavalli bianchi, nè bomboniere, nè cose orrende tipo il taglio della cravatta: anche se fossimo stati eterosessuali, avremo probabilmente evitato parte della ritualità legata al matrimonio. Ci saranno però gli invitati, ci sarà un banchetto anche se non molto formale, ‘è una lista di nozze, ci sarà – ed è una delle parti più interessanti del tutto – un viaggio di nozze in Australia, anche a seguire i Gay Games.
Come già il matrimonio dei due ragazzi di Latina, è certo ed è sperabile che il nostro PACS contribuisca alla battaglia per una legge che anche in Italia, co’è già in gran parte ‘Europa, riconosca le coppie gay e lesbiche. Un piccolo passo, su un cammino iniziato molti anni fa da qualche matto della comunità gay italiana – come Franco Grillini – che a quel tempo veniva criticato perche noi gay dovevamo’abbatter’ il matrimonio e non scimiottarlo, e che arriverà a compimento tra qualche anno, ma purtroppo certamente non in questa legislatura.
Alessio De Giorgi
Christian P. Panicucci
‘articolo di Barbara Palombelli sul Corriere della Sera
15 Ottobre 2002
ROMA – Lunedì prossimo alle undici, a Roma, all’ambasciata di Francia di Piazza Farnese, si celebrerà una cerimonia di nozze molto particolare. E’ il primo matrimonio fra due italiani dello stesso sesso che avrà valore legale. Utilizzando il Pacs, il patto di convivenza e solidarietà approvato dal parlamento francese il 15 novembre 1999, Alessio De Giorgi e Christian Panicucci diventeranno sposi, davanti al console e ai loro amici e parenti. Trentatré anni Alessio, 37 Christian: vivono insieme da più di dieci anni ma volevano assolutamente rendere ufficiale la loro unione: «Siamo una coppia e desideravamo un matrimonio tradizionale, proprio come gli eterosessuali», spiega Alessio, presidente dell’Arci-gay Toscana, direttore di www.Gay.it il portale omosessuale che vanta 30 mila accessi al giorno, imprenditore e proprietario di locali notturni a Viareggio e a Pisa. Emozionatissimo, risponde alle domande assieme al suo compagno.
«Saremo due mariti, non ci sono ruoli maschili e femminili nella nostra vita», spiegano i due promessi e aggiungono, con orgoglio: «Abbiamo voluto le partecipazioni, il ricevimento, la lista dei regali, il servizio completo di piatti e bicchieri, la torta con i due uomini sopra non c’era pronta, arriverà… le statuette le sta impastando nella ceramica un nostro amico, un pasticcere di Pisa. L’unica cosa che non avremo sono le bomboniere e i confetti. Ci sembrava troppo».
I Panicucci hanno regalato la stanza da letto completa, i De Giorgi il salotto, gli amici la lavatrice e la tvcolor, la comitiva allargata si è quotata per comprare strisce di prato per il giardino della casa nuova. Dare la notizia ai genitori, in principio, non è stato facile. «Mia madre», racconta Alessio, «dopo un primo momento di panico, l’ha presa bene. Sanno da quindici anni che sono omosessuale, ma un conto è saperlo, un conto è raccontarlo a tutta Italia. Adesso la mamma è entrata nella parte, ha comprato il tailleur classico, è molto presa dal rispetto delle regole. Chiede a tutti di inventare un bon-ton gay: chi paga il pranzo, in questi casi? E il viaggio di nozze? Non vuole sbagliare e soprattutto non vuole sembrare all’antica».
Il padre di Christian, che il figlio definisce «un brav’uomo, stampo vecchio-Pci, in principio voleva che tutto restasse com’era. Allora gli ho fatto l’esempio delle lotte operaie: se tutto fosse rimasto com’era… il mondo non sarebbe mai cambiato. Ha capito subito e ci ha dato la sua benedizione. Con uno zio che non sapeva niente è stata dura: quando ha ricevuto la partecipazione l’ha letta dieci volte, credeva ci fosse un errore».
I due fidanzati vogliono davvero rompere un tabù, spezzare il fronte dell’indifferenza, dichiarano di voler fare scandalo. Intanto, tutto procede come in una commedia borghese. Dopo il pranzo di nozze, offerto nella casa romana dell’imprenditrice Marialina Marcucci, andranno in luna di miele in Australia. Non resta altro che fare gli auguri. «Anche se non si possono, purtroppo, augurare i figli maschi», aggiungono felici.
Barbara Palombelli
La reazione della Lega Nord in Parlamento
Da "Gay.it" 16 Ottobre 2002
ROMA – La Lega chiede al Governo di fare in modo che episodi come il "matrimonio" tra Alessio de Giorgi e Christian Panicucci che verrà celebrato lunedì 21 ottobre presso ‘ambasciata della Repubblica francese a Roma, non si ripetano. ‘ questo, in sintesi, ‘argomento del’interrogazione presentata dai parlamentari della Lega al Ministro degli Affari Esteri, nel’ambito della sessione di interrogazioni a risposta immediata ("question time") che si tiene oggi nel pomeriggio. Secondo il partito di Bossi, è «inopportuno ‘utilizzo del’extraterritorialità diplomatica al fine di stipulare contratti non solo non previsti dalla legislazione nazionale, ma anche oggetto di forte contrarietà al’interno della società italiana».
I parlamentari leghisti chiedono di sapere «quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare nei confronti del Governo francese per evitare in futuro analoghi episodi, suscettibili di creare disagio ed anche di avere gravi conseguenze sul piano dei rapporti diplomatici tra i due Paesi».
‘interrogazione, firmata praticamente da tutti i deputati leghisti, parte dal presupposto che «’orientamento politico e culturale del governo della Casa delle libertà, pur rispettoso delle scelte personali dei cittadini del proprio Paese, ha individuato nella famiglia tradizionale ‘espressione autentica dello spirito costituzionale (articolo 29 della Costituzione)».