I figli del baby gay boom

  

NEW YORK — Vanno a passeggio in carrozzelle spinti da due papà. Due mamme li accompagnano entusiaste a scuola. Sono bambini, bellissimi e comuni adottati o procreati da coppie gay. Sono i protagonisti del «gay baby boom», la nuova rivoluzione delle famiglie americane che, anche senza il vincolo matrimoniale, di fatto consente a omosessuali e lesbiche di diventare genitori a tutti gli effetti. Anche ottimi genitori.

È davvero la fine di un tabù. Meglio ancora ‘inizio di una trasformazione sociale che anche le chiese cristiane e le sinagoghe non intendono sfidare. È addirittura anche una rivoluzione nei rapporti tra coppie dello stesso sesso. I bambini sono felici, entrano in famiglie quasi sempre di ceto medio alto. Hanno genitori colti e benestanti che possono affrontare i costi legali per u’adozione o una gravidanza in affitto. In diversi casi però quando si tratta di coppie lesbiche il parto è quello naturale di una delle due donne, o di tutte e due che spesso sfruttano lo sperma proveniente da discrete banche del seme situate in California.

Manhattan ancora una volta, dopo la tragedia del’11 settembre, torna la città di tendenza che fa da guida al resto del’America. A Chelsea o al Village ma anche a Tribeca e Soho ci sono già centinaia di figli di genitori gay. Sta fiorendo u’intera letteratura. «Gay Dads», padri gay, scritto da David Strah sulla sua esperienza di uomo di casa che insieme al compagno Barry Miguel cresce i due figli Zev, 5 anni, adottato in Vietnam, e Summer, 2 anni, arrivata da Las Vegas, è diventato una sorta di manuale sacro e consultatissimo. «Daddy & Papa» il film di Johnny Symons sullo stesso soggetto non è entrato nelle grandi sale americane ma ha dominato i festival ed è stato rilanciato a luglio dalla rete PBS.

Il «New York Magazine» ha dedicato la sua copertina a questo fenomeno che sta creando un vero e positivo terremoto nella più grande comunità gay del mondo. Non più solo sesso e Aids, lavoro o droga, ma pannolini e biberon, scuole e asili nido tra gli argomenti dei party omosex. Il vento sta cambiando. Non è un caso se solo pochi giorni fa uno dei candidati democratici alla presidenza Dick Gephardt ha diffuso una foto di auguri con tutta la sua famiglia dove per la prima volta compaiono la figlia gay e la sua compagna anche loro vicine al’adozione di un bambino.

Paternità e maternità non sono né di destra né di sinistra. Spesso servono a togliere dalla miseria, dal pericolo e dalle istituzioni innocenti creature di pochi mesi o pochi anni. Servono anche a dare stabilità,equilibrio e futuro anche alle stesse coppie gay che si trovano arricchite di responsabilità nuove. Louisa Traxler, una bimba cinese di 3 anni figlia di un notissimo parrucchiere gay di Madison Avenue, è addirittura diventata una star. Dalla fame patita nel villaggio fino a due anni fa, è passata a vedere la sua faccia furbissima con due enormi occhi neri pubblicata in dimensioni enormi su tutti i cartelloni di “Gap Kids” sparsi per il mondo. Per Tony Traxler, padre premurosissimo, il momento più bello del’adozione, dopo un lungo periodo di pregiudizi, non è stato quando Louisa ha avuto una pagina intera su “Vogue”, ma quando è stata accettata alla «Brick Church School » della novantaduesima strada, considerata una delle più esclusive e selettive scuole di New York, la stessa frequentata dai figli e dai nipoti di John Kennedy.

Politici e amministratori dibattono ancora sulla legittimità o meno dei matrimoni omosessuali, ma loro non aspettano. «Siamo delle famiglie di fatto» dice la regista Tanya Wexler che dai tempi del’università di Yale vive con la sua compagna di corso a scienze politiche Amy Zimmerman: « Abbiamo fatto un bambino ciascuna e adottato un terzo. La nostra vita è diventata molto intensa ma straordinaria. Non abbiamo alcuna difficoltà a spiegare a Ella Ruby e Jerry che loro hanno due mamme e nessun papa. Tra i bambini ‘accettazione è straordinaria. Non credo subiranno alcun trauma quando saranno grandi e non ‘è alcuna ragione per pensare che anche loro diventeranno o si scopriranno gay».

Nel pieno della crisi di valori della società americana, dopo la debole fiammata del patriottismo anti-terrore, lo scandalo dei preti pedofili che ha rischiato di spaccare la chiesa cattolica e ‘ordinazione di un vescovo gay che potrebbe portare a uno scisma in quella anglicana, i passeggini delle coppie «omosex» che scivolano sui marciapiedi del’ottava Avenue o di Christopher Street nella parte West del Village, stanno diventando il simbolo tenero e gentile di un cambiamento epocale. Il «gay baby boom» rimane al momento un fenomeno americano, ma è già pronto per ‘esportazione.

Una famiglia completa anche per i gay

«I BAMBINI STANNO DIVENTANDO una parte molto visibile anche della cultura gay» dice il professor Scott Goldsmith del Cornell Medical Center.
«Sta diventando — sostiene il neo scrittore David Strath — ‘epicentro di un cambiamento sismico anche nella natura dei rapporti fra coppie dello stesso sesso. Più che il matrimonio adesso è la formazione di una famiglia completa il grande traguardo da raggiungere». Per il commentatore conservatore, ma difensore dei diritti dei gay, Andrew Sullivan «uno dei grandi elementi di pressione per arrivare al riconoscimento del matrimonio gay è proprio il fatto che molti omosessuali e lesbiche stanno comunque avendo figli e senza matrimonio la loro unione e la sicurezza dei bambini rimane meno sicura».

E nel caso delle giovani coppie lesbiche i bambini adottati o in provetta assumono un altro significato ancora: «Sono un vero e proprio rito di passaggio che finisce con arrivare a sostituire in età matura la sessualità».


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