Da "La Repubblica" del 22.01.04 di FEDERICO RAMPINI
San Francisco sfida Schwarzy "I matrimoni gay continuano"
Il governatore della California vuole fermare le nozze omosessuali, l´Attorney general replica: "Su questo non decide lui" – Bush cerca di puntare l´attenzione degli elettori sulla questione, per spostarla dall´Iraq
Dopo giorni di silenzio "Terminator" prende posizione: "È a rischio l´ordine civile"
San Francisco – Contro i matrimoni gay entra in azione il governatore della California Arnold Schwarzenegger, che lancia un ultimatum alla città di San Francisco dove in dieci giorni 3.300 coppie omosessuali si sono sposate in municipio. Il procuratore generale dello Stato gli risponde con scherno: «Il governatore può dirigere la polizia stradale, può dirigere Terminator 4, ma non può dirigere la magistratura». Da sempre capitale della contestazione e dei nuovi movimenti, San Francisco torna ad essere l´epicentro di uno "scontro di civiltà" che spacca la società. I matrimoni gay diventano un simbolo di due Americhe inconciliabili. George Bush e i repubblicani sono decisi a usare l´esempio di San Francisco in vista delle elezioni presidenziali, chiamando a raccolta la "maggioranza morale" preoccupata per la disgregazione delle famiglie e dei valori tradizionali.
La controversia sui matrimoni gay è riesplosa da quando la Corte suprema del Massachusetts – proprio lo Stato da cui proviene John Kerry, candidato favorito per la nomination democratica alle presidenziali – si è pronunciata in favore della loro legittimità. Dalla East Coast alla West Coast il dibattito si è infiammato di colpo. La reazione più decisa è scattata a San Francisco, la città dove nacque negli anni 60 il movimento di liberazione gay.
Il 12 febbraio il giovane sindaco democratico Gavin Newsom ha deciso di iniziare a ufficializzare le unioni omosessuali in municipio. Prima città americana a infrangere questo tabù, da dieci giorni San Francisco è diventata la meta di un pellegrinaggio ininterrotto da tutti gli Stati Uniti. La grande spianata verdeggiante davanti al Civic Center è diventata il teatro di uno happening continuo, con bande musicali che accompagnano l´uscita dei nuovi sposi dal palazzo del Comune, e gruppi di manifestanti che gridano slogan pro o contro. I festeggiamenti proseguono in modi ancor più variopinti per le strade del Castro, il quartiere dove la comunità gay ha una presenza dominante.
Per due volte, due organizzazioni della destra religiosa hanno tentato di bloccare il sindaco di San Francisco facendo ricorso alla magistratura, e sono state sconfitte. Ieri il secondo ricorso, presentato dal movimento Campaign for Californian Families, è stato respinto dal giudice Ronald Quidachay della corte d´appello statale: secondo il giudice non c´è la prova che questi matrimoni portino un «danno irreparabile» tale da giustificare l´intervento d´urgenza contro il sindaco. In realtà gli elettori californiani si sono pronunciati per referendum nel 2000, e in quella occasione una maggioranza ha ribadito che il matrimonio è legale solo fra un uomo e una donna. Ma il sindaco Newsom ha sfidato la legge dello Stato considerandola contraria al principio costituzionale dell´eguaglianza fra i cittadini.
Fino a ieri il repubblicano Schwarzenegger aveva tenuto un profilo basso: pur disapprovando la "secessione" di san Francisco, non aveva fatto nulla per impedirla. L´attore hollywoodiano imparentato per matrimonio con la famiglia Kennedy ha vinto le elezioni nell´ottobre scorso con una piattaforma fiscale di destra (meno tasse e meno spesa pubblica) ma con posizioni "liberal" sul terreno dei valori e delle scelte di vita. Austriaco di nascita e californiano d´adozione, Schwarzenegger sa che la West Coast permissiva e postmoderna non è né il Texas né l´Alabama. Alla fine, a costringere il governatore a dare battaglia è stato Bush, che mercoledì scorso si è detto «preoccupato» per lo spettacolo offerto da San Francisco. Il presidente starebbe per firmare una proposta di legge che inserisca nella Costituzione una esplicita messa al bando dei matrimoni gay. Schwarzenegger ha dovuto schierarsi. «Gli elettori della California si sono pronunciati – ha dichiarato – e io intendo rispettare il giuramento che ho fatto, di applicare le leggi dello Stato». Ieri ha chiesto all´attorney general della California – una sorta di ministro della Giustizia, eletto però direttamente dai cittadini – di fermare il sindaco di San Francisco perché provocherebbe «un rischio per l´ordine civile». Geloso della sua autonomia, l´attorney general ha risposto per le rime ricordando a Schwarzenegger che la sua autorità sul traffico automobilistico (o sul set cinematografico) non si estende alla giustizia. Nonostante la dura replica è possibile che alla fine il ministro si muova contro San Francisco, pur essendo un democratico. I sondaggi indicano che nell´insieme degli Stati Uniti il 60% dei cittadini sono contrari ai matrimoni gay (solo a San Francisco il responso è drasticamente diverso: il 66% è favorevole). I democratici sono tutt´altro che compatti in difesa delle unioni omosessuali. Alcuni leader dell´opposizione, ivi comprese le senatrici californiane Dianne Feinstein e Barbara Lee, temono che Bush riesca a spostare l´attenzione dai terreni su cui è vulnerabile – l´economia e la guerra in Iraq – per recuperare voti con una campagna sulla morale sessuale e sulla famiglia tradizionale "in pericolo".
Da "Repubblica.it" del 22.02.04
Nozze gay, tante lettere a Mary la figlia lesbica del vice Cheney
Un sito Web chiede alla 34enne, impegnata nella campagna elettorale del padre, di difendere i diritti degli omosessuali. In una settimana 6000 messaggi su Dearmary.com. Schwarzenegger contro le nozze omo: "Minaccia al’ordine civile"
Mary Cheney
WASHINGTON – Una cartolina postale, un francobollo che ritrae una ragazza bionda e sullo sfondo una bandiera a stelle e strisce, alcune righe: "Cara Mary, non vorrei essere nei tuoi panni. Eppure solo tu, dalla tua posizione, puoi impedire che venga approvata una proposta bigotta e antiamericana. Impedisci a tuo padre e al suo boss di venderti in cambio di voti".
‘ solo uno dei quasi 6000 messaggi che in poco più di una settimana sono arrivati su dearmary.com, un sito che un gruppo di attivisti gay ha lanciato per coinvolgere Mary Cheney, la figlia 34enne del vicepresidente Usa Dick Cheney, dichiaratamente lesbica, nel dibattito asperrimo che è in corso negli Stati Uniti sui matrimoni tra omosessuali. Il vice di Washington, contrariamente a quanto fece durante la campagna elettorale del 2000 quando dichiarò di non aver pregiudizi contro le unioni gay ("in una società libera – disse Cheney in un dibattito televisivo – ognuno è libero di scegliere la relazione che vuole": dichiarazione che valse ai repubblicani una valanga di voti gay), oggi si sta allineando al presidente Bush che, pressato dalla parte più conservatrice dei repubblicani, sostiene un bando nazionale alle nozze omosessuali.
Mary Cheney, per anni attivista per difendere i diritti degli omosessuali, dal Duemila ha iniziato a collaborare con il padre, lavorando alla sua campagna elettorale. Una posizione’scomod’ ma cruciale quella di Mary secondo gli attivisti di dearmary.com che attraverso il sito stanno cercando di coinvolgerla.
"Potresti cambiare il mondo. Perchè non ci aiuti? Non abbiamo sofferto abbastanza?", si legge su una delle tante lettere inviate al sito. In dieci giorni di attività il sito ha ricevuto 6mila messaggi, sia a favore che contro i matrimoni gay. I visitatori sono stati 25mila, mentre sono stati raccolti 8mila dollari di fondi. John Aravosis, uno dei creatori del sito, parla apertamente di "guerra psicologica contro il vice presidente" e già annuncia di voler impiegare i fondi per comprare spazi pubblicitari e mostrare un avviso con il volto di Mary e la scritta: "Mi avete visto?".
Sicuramente ‘America sta vedendo le migliaia di coppie omosessuali che si affollano sulle scalinate del municipio di San Francisco, dove il neoeletto sindaco Gavin Newsom, un liberal 36enne, sposato, il 12 febbraio scorso per’disobbedienza civil’ e a dispetto della legge della California che lo vieta, ha sancito ‘unione civile di oltre 3000 coppie gay e lesbiche. La scelta del primo cittadino della città californiana è arrivata mentre infuriava sulla costa opposta degli Stati Uniti il dibattito a Boston su un emendamento alla costituzine statale del Massachusetts, che metterebbe al bando i matrimoni omosessuali.
La questione matrimonio gay sì o no, insomma, sta diventando rovente. Un giudici della Corte Suprema, Ronald Evans Quidachay, ha respinto come "infondata", per due volte in una settimana, la richiesta del’organizzazione Campaign for California Families, u’organizzazione conservatrice per la tutela della famiglia, di bloccare i matrimoni gay perché portatori di un "pericolo irreparabile".
Ma non è finita qui: al rifiuto del giudice, è intervenuto ‘autorità il governatore dello Stato Arnold Schwarzenegger, per chiedere al ministro della Giustizia dello Stato di mettere fine alla formalizzazione di queste unioni perché, a suo avviso, costituiscono una minaccia diretta al’ordine civile.
"’infelice scelta della città e della contea di San Francisco di ignorare la legge dello Stato e di certificare ‘unione di coppie gay mina direttamente questa garanzia fondamentale", ha scritto ‘ex attore al ministro Bill Lockyer, "giacchè le azioni della città e della Contea di San Francisco sono contrarie alla legge dello Stato e rappresentano un rischio immediato per ‘ordine civile, le ordino quindi di avviare immediatamente iniziative per arrivare a una soluzione giudiziaria definitiva di questa controversia".
Anche una contea del New Messico aveva cominciato a rilasciare certificati di matrimoni a coppie gay, fino al’intervento del ministro della Giustizia dello Stato.
La controversia sta prendendo una piega esplosiva sul piano politico e sociale. Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, giovedì disse di essere "preoccupato". A giudicare dalla folla di uomini che amano uomini e di donne che amano donne che si mettono in coda davanti al Campidoglio californiano per dirsi "sì", Bush ne ha motivo.
Da "Il Corriere della Sera" del 23.02.04 di Alessandra Farkas
«Nozze gay, la mia sfida per i diritti»
Il sindaco di San Francisco: «Le ho autorizzate per impedire a Bush di dividere in due gli Usa»
SAN FRANCISCO – Per i 3.200 gay e lesbiche che grazie a lui si sono sposati al municipio di San Francisco è un pioniere e un eroe destinato a essere immortalato dai libri di storia. Ma per i tanti detrattori – dal governatore repubblicano della California, Arnold Schwarzenegger, a democratici come la senatrice Dianne Feinstein – è un pericoloso fuorilegge che rischia di portare acqua al mulino dei repubblicani in un anno elettorale che vede i democratici in buona posizione per scalzare George W. Bush dalla Casa Bianca.
Dopo dieci giorni di clamore, querele e tentativi finora falliti per fermarlo, il sindaco democratico di San Francisco Gavin Newsom, 36 anni, non pensa a tirarsi indietro. «Continuerò a rilasciare licenze matrimoniali a chi le chiederà – spiega Newsom, ricco produttore di vino sposato con l’avvocatessa e modella di biancheria intima Kimberly Guilfoyle -, il mio ruolo di primo cittadino è far rispettare la Costituzione del mio Stato. Ho la coscienza tranquilla, ma ciò che sto facendo mi è costato molto caro. Persino membri della mia famiglia, irlandese e cattolica, mi hanno dato contro».
I suoi detrattori impugnano la Costituzione californiana, che definisce il matrimonio «unione tra un uomo e una donna», per dire che i 3.200 matrimoni da lei officiati dallo scorso 14 febbraio sono illegali.
«Prima di essere nominato sindaco, circa 40 giorni fa, ho studiato bene la Costituzione del mio Stato e quella federale. In nessuna ho trovato una clausola che mi ordina di discriminare qualcuno in base all’orientamento sessuale».
Nel 2000 gli elettori californiani hanno approvato la famosa Proposition 22, che vieta il matrimonio tra individui dello stesso sesso. La sua azione prevarica la volontà popolare?
«In una vera democrazia bisogna avere il coraggio di lottare per proteggere il cittadino dalla tirannia della maggioranza. Non scordiamo le lezioni del passato. Nel ’67, quando sono nato, l’America stava battagliando per decidere se i neri dovessero sposare i bianchi. E all’inizio del 900 ci si azzuffava per impedire ai cattolici di sposare i protestanti. Oggi quei dibattiti ci paiono assurdi e tra 30 anni, guardando indietro, penseremo lo stesso dell’opposizione ai matrimoni gay».
Che cos’è che l’ha spinta ad intraprendere questa crociata?
«Il discorso sullo stato dell’Unione tenuto da Bush al Congresso, il mese scorso. Ero tra gli invitati e quando il presidente ha espresso il suo sostegno per un emendamento costituzionale per mettere al bando i matrimoni gay mi è salito il sangue alla testa. "Che motivo ha Bush di usare una piattaforma nazionale così importante per dividere cinicamente il Paese in due?" mi sono chiesto. Al mio rientro a San Francisco ho sentito l’imperativo morale di fare qualcosa per dare un volto umano alla questione».
Pensa di esservi riuscito?
«Penso di aver realizzato il mio obbiettivo quando ho accompagnato all’altare Del Martin e Phyllis Lyon, due pioniere del movimento lesbico che sono insieme da 51 anni. Sul loro volto era stampato mezzo secolo di amore e fedeltà coniugale: il legame più forte, stabile e profondo che abbia mai visto in vita mia. Aiutarle a coronare il loro sogno ha riempito di orgoglio me e tutti i cittadini di San Francisco».
Perché rischiare tutto, inclusa la rielezione, quando la California offre già ai gay la possibilità di regolarizzare le proprie convivenze attraverso le cosiddette «unioni civili»?
«Perché quelle unioni perpetrano la discriminazione tra etero e gay e, di fatto, considerano questi ultimi cittadini di seconda classe. Solo il matrimonio conferisce ai gay la dignità di una relazione nella quale possono fruire degli stessi diritti dei coniugi eterosessuali: assicurazione medica, benefici pensionistici, esenzioni fiscali e diritti di custodia sui figli. Non è giusto che io e mia moglie godiamo di questi privilegi mentre Del Martin e Phyllis Lyon no».
E’ ottimista sul futuro?
«Certo. Penso che il matrimonio tra individui dello stesso sesso sia l’ultima frontiera nella battaglia per i diritti civili in America: l’unica area dove molti americani si sentono ancora autorizzati a discriminare. Ma è sbagliato e da sindaco di una città come San Francisco ho il dovere di far sì che tutti i miei cittadini siano trattati in maniera uguale».
Il ministro della Giustizia democratico della California, Bill Lockyer, e il governatore Schwarzenegger stanno cercando di fermarla.
«L’ultima parola spetta ai tribunali. Siamo pronti a una battaglia dura, lunga e coraggiosa. Dalla nostra non abbiamo solo San Francisco, ma un movimento sempre più forte ed inarrestabile nel resto degli Stati Uniti e nel mondo».