Lo sdoganamento gay

  

Da "Corriere della Sera Magazine" del 27.01.05 di Vittorio Zincone

Ma chi sei se non sei gay?

Il Corriere della Sera Magazine del 27 gennaio 2005

Il Corriere della Sera Magazine del 27 gennaio 2005

Conquistano la scena come non era mai successo. Lo zapping di ques’inverno li vede star delle fiction (Mio figlio su Rai Uno), degli show in prima e seconda serata (con I fantastici 5 su La7 e Cronache marziane su Italia 1, dei reality show (con la vittoria al Grande Fratello del simil gay Jonathan), del grande schermo (con il kolossal Alexender di Oliver Stone), nonché della politica: con Nichi Vendola, candidato omosessuale di Rifondazione comunista che in Puglia sconfigge il moderato Francesco Boccia. Proprio nella terra dove il cantante Albano Carrisi sostiene (scherzando?) che sua moglie Loredana Lecciso invece di sculettare in abiti succinti dovrebbe stare in casa a cucinare.

‘Italia omertosa dei Reali che negavano le loro propensioni omosessuali e dei democristiani che le nascondevano, diventa il Paese del coming out di Alfonso Pecoraro Scanio e dei poliziotti gay in Tv.

«Incredibile», dice Franco Grillini, diessino e leader storico del’Arcigay. «Sembrano passati secoli da quando nel 1982, durante u’assemblea, un anziano metalmeccanico si alzò per parlare dopo di me e disse: "Sono proprio ‘accordo con il compagno busone". Certo, sono ancora moltissimi i politici che non si espongono ed e difficile che un leghista o un ex dicci dichiari la sua omosessualità. Ma ora ‘è addirittura un segretario cittadino dei Ds che è gay. A Trieste. Si chiama Fabio Omero. E a Gela, uno dei principali comuni siciliani, a fare il sindaco antimafia ‘è Rosario Crocetta: un omosessuale che lotta contro le lupare omofobe».

Resta da spiegare però u’ondata di consensi per programmi, film e mode gay che va ben oltre i successi personali dei singoli politici, attori e conduttori. E allora Alessandro Cecchi Paone avanza una tesi scientifica: «Smascherata la congiura della cultura retrograda, finalmente si può dire che nessuno è eterosessuale al 100% o omosessuale al 100%.

Queste tendenze, nel corso di una vita, si pos sono rivelare in maniera più o meno forte». Gli italiani, secondo il conduttore di Mediaset, apprezzerebbero la «gaiezza» anche perché in fondo sono tutti un p’ bisessuali.

La teoria sembra an p’ azzardata. Vendola più semplicemente sostiene che «negli ultimi venti anni ci sono stati tanti microterremoti: i grandi apparati che producono ‘immaginario collettivo sono stati attraversati dai flussi libertari del’identità gay». Grillini condivide questa tesi: «Ormai si è consolidata una specie di "simpatia" verso gli omosessuali, perché combattono battaglie sui diritti e sulle libertà degli individui che alla fine riguardano tutti. Non solo. I gay hanno anche aiutato gli uomini eterosessuali a superare una castrazione dei sentimenti che si manifestava persino nel’abbigliamento».

Forse è per questo che sulle passerelle milanesi si sono visti modelli sfilare con disinvoltura a torso nudo con un p’ di natiche al vento. O che ormai è normalissima una prima serata Tv in cui «i fantastici 5» cercano di rendere trendy un ex seminarista. Di sicuro, la «simpatia» di cui parla Grillini aiuta a capire meglio il fenomeno Mio figlio, la fiction seguita da otto milioni di tele-spettatori, dove un poliziotto orno confessa al padre commissario le sue preferenze erotiche («Sono fatto così»). Questo successo televisivo fa sembrare assolutamente estranei alla sensibilità italiana alcuni recenti episodi di omofobia, più o meno velata: il licenziamento di Dario Mattiello (in quanto presunto gay) da parte del vicepresidente del Senato Domenico Fisichella, le polemiche europee di Rocco Buttiglione sugli omosessuali «peccatori» e le battute di Mirko Tremaglia sui «culattoni».

Il commissario dello sceneggiato Rai, tra ‘altro, è interpretato da Lando Buzzanca, militante di An e icona machista al cui modello, negli anni Settanta, si ispirò persino un fumetto dal nome inequivocabile: il Montatore. Ora, nel’immaginario televisivo, Buzzanca ha stracciato la divisa da Merlo Maschio ed è diventato il papà ideale di un figlio gay. Vendola ha dichiarato che suo padre si è immedesimato in quel personaggio. Cecchi Paone ha chiamato il direttore di Rai Uno Fabrizio Del Noce per dirgli: «Questa fiction vale mille coming out». Tanto che il Buzzanca filogay ha gettato nello sconforto molti intellettuali di destra. Sul Secolo ‘Italia, il quotidiano di An, è scoppiata la polemica («Si vuole normalizzare u’anomalia») e Marcello Veneziani, sulle pagine di Libero è partito al’attacco di una presunta lobby gay («Se vuoi avere successo di-chiara di essere omosessuale»).

Lobby gay? «Non scherziamo», dice Cecchi Paone, «se ci fosse una lobby alle elezioni europee io non sarei stato silurato dai miei stessi colleghi di Forza Italia. Ma, soprattutto, se ci fosse un gruppo di pressione omosessuale ci sarebbe già una legge sulle unioni di fatto. Che invece non ‘è». Il presentatore della Macchina del tempo, che recentemente ha mandato in onda una puntata su Alessandro Magno, che si apriva proprio sul rapporto omosessuale del condottiero con il giovane Efestione, sostiene che i poli¬tici italiani siano ancora lontanissimi dalla sensibilità comune.

«Francesco Rutelli e tutti quelli che come lui fanno la spola tra Montecitorio e il Vaticano», dice, «descrivono un mondo che non esiste più: quello fatto solo da famiglie tradizionali. La vittoria di Vendola è la dimostrazione che la gente non tro¬va affatto strana una coppia omo¬sessuale». Già. Ma è anche vero che il deputato comunista è uno di quegli omosessuali che non ha un rapporto conflittuale con la religione cattolica. Tanto che per lui, Grillini, scherzando ha coniato una nuova definizione: "Teo-gay".


Da "Corriere della Sera Magazine" del 27.01.05 di Luisa Pronzato

QUELLA VOLTA CHE MI SONO SENTITO SDOGANATO

Sette storie di ordinaria gayezza

GIANNI VATTIMO

«Dopo il mio outing involontario nel’76 ero stato candidato tra i Radicali dal Fuori!. A mia insaputa mi chiedevo se fosse come mettersi la divisa della banda bassotti.

E quindi essere un gay e non un professore di filosofia. Temevo, a quel punto, la specializzazione in tematiche omosessuali. Volevo continuate a scrivere libri e provavo imbarazzo chiedendomi se sarei ancora stato invitato a condurre seminari su Nietzsche o se mi sarei solo ritrovato a qualche assemblea di vecchi gay malandati. Poco tempo dopo venni, invece, eletto preside della facoltà di Lettere. Bene, vera la prova che ‘ambiente accademico nei digeriva. Mi sono sentitosi sdoganato che ho iniziato a temere. Mi veniva a mancare quel bello spirito di essere minoranza. Non avevo mai vissuto reali marginalità. Pure se mi era capitato di entrare in case ricche e incontrare gay la cui accettazione dipendeva dalla classe di appartenenza e non dalla tolleranza. La marginalità non dipende tanto dal tabù ma dal potere. E questo lo sapevamo già nel’68. Ora si parla di sdoganamento, può fare piacere ma significa anche che il sistema è onnivoro. E io credo che si debba conservare quella "differenza", altrimenti si finisce nella melassa".

FABIO CANINO

Gli sdoganamenti li ho visti crescere a piccoli passi. Una volta. a Firenze. una pausa mi ha, in realtà, svelato u’apertura. Mi spiego: ero stato invitato a una cena. Di quelle molto formali e borghesi. Il padrone di casa chiamandomi mi disse: "Vieni… con chi vuoi". […] ‘era chi volevo io. ‘altronde anche negli inviti di alcune ambasciate, per ovviare la banalità, hanno sostituito "e signora" con "e partner". Un passo successivo nei è accaduto al Costanzo Show dove ero invitato come testimone di un tradimento. La mia storia ‘amore finita male è stata presentata evitando reti ciletta di storia omosessuale. E non solo in trasmissione. Nei giorni seguenti, le signore che nei incontravano al supermercato e per strada mi fermavano per solidarizzare dicendomi: "Come si è comportato male quello". Trattavano il mio racconto come una qualsiasi variante del’amore e non di quello indicibile. Lo sdoganamento vero e proprio, però sarà quando non mi si intervi sfera più su un ragazzo che va male a scuola e casualmente è pure gay».

PAOLO POLI

Sono nato in provincia, ‘accordo. Ma Firenze. anche quando ero piccolo, era una città internazionale. E io ero Arlecchino "che confessa burlando". Cosi sono sempre stato amato. A scuola i compagni mì volevano bene. E poi la gente mi prendeva per quello che ero. Non ho episodi di emarginazione né di sdoganamento perché io sono nato libero.

FRANCO GRILLINI

«La volta che più ho sentito sdoganata ‘omosessualità fu durante il World Pride del 2000, a Roma. ‘erano migliaia di persone al nostro fianco. Per lo più eterosessuali. Certo, eravamo stati costretti in uno spazio ristretto della città. Ma da quel giorno sono cambiate molte cose. Poi è stato importante anche lo sdoganamento in famiglia: lavoravo da anni al’Arcigay e venni intervistato al Tg Rai per una polemica con il sindaco di Piccione. Mia madre mi senti. Mi chiamò per farmi i complimenti e poi mi chiese: "Che ‘entri tu con gli omosessuali?". Io, vigliaccamente, risposi: "Me ne occupo". Ma lei mi tranquillizzò: "Franco, basta che tu ti trovi bene. Se tu sei felice, noi siamo felici".

ALESSANDRO CECCHI PAONE

«Non conoscevo le reazioni della gente dopo il mio coming out perche subito dopo averlo fatto ero partito per Zanzibar. Tornando a Roma ero curioso e contemporaneamente preoccupato di battute e apprezzamenti. Sono salito su un taxi e il dialogo con il tassista e andato. Più o meno in questo modo."Dottore, ‘ho riconosciuta. Io non ho studiato ma vedo la sua trasmissione perché lei parla di cose scientifiche e me le fa capire". Ho pensato: "Non sa niente". Però volendo fare una prova gli dico: "Non ha cambiato idea su di me?". E lui: "Perché ‘e presentato con Forza Italia? Ma no". Nessun riferimento. Visto che ero stanco mi scuso e mi accoccolo per dormire. II tassista, però in romanaccio verace mi chiede. "Mi dica solo una cosa: dopo la sua dichiarazione romantica, come va?" E io: "Bene, come prima". "Come come prima? Non è che tra uomini ci si capisce meglio. ci sono meno casini che con le donne?. Lo rassicuro che i casini sono gli stessi. Il tassista continua: "Mi faccia capire: co’è successo?". Non posso che rispondergli che mi sono innamorato del mio migliore amico. E lui: E sua moglie?". Lo rassicuro: "Era dispiaciuta che fosse finito il matrimonio ma non per un uomo, solo perché era finito". IL taxista continua: "Ne abbiamo parlato con i colleghi e abbiamo concluso che ‘importante è stare bene. Insomma se trovi uno bello e che ti vuole bene, che importa se è maschio". A quel punto. si accorge di essersi distratto e mi richiede ‘indirizzo. lo glielo dico e lui: "Senta. siamo tra ominì. me lo puo di.: è ‘indirizzo suo o dei suo ragazzo?". Quel signore con fa mia "dichiarazione romantica", con la benedizione dei tassisti romani e con il continuare a considerarmi della categoria, in una chiacchierata mi aveva sdoganato tre volte».

LEO GULLOTTA

«’ho detto che ero gay. ‘ho detto perche un giornalista mi aveva chiesto se lo ero. E a chi nei domandava perché non ‘avevo reso pubblico prima rispondevo:’Nessuno me lo aveva chiesto". Non è una battuta per far ridere. Per quelle ho le mie platee. E che dopo la "scoprimento" ‘è stato un iniziale blocco nelle persone che hanno temuto di farsi individuare a me vicine. Chiamiamola paura del contagio. Ma a parte questi. una minoranza a dire il vero, ‘era chi si sentiva compreso e mi si avvicinava in modo più disinvolto sapendo che con me trovava maggior spazio in virtù delle mie sensibilità e capacità dì ascolto. E non solo su questioni omosessuali. Non ho quindi, raccontini relativi allo sdoganamento. Anzi a dire la verita, tutto questo accalorarsi su una questione sorpassata mi pare piuttosto una manovra sporca. Si sta spostando ‘asse dove il tema fa più scalpore. ‘accento sul’omosessualità di Vendola viene scambiato con il tema dominante. Così sì nascondono la povertà di candidati e il traballamento della sinistra. Niente più che un giochetto di potere che si serve di Vendola gay per non riconoscergli il valore persona-le e politico».

COSTANTINO DELLA GHERADESCA

«Io rientro in una tipologia di omosessuali freak e non di gay appena usciti dalla manicure o dalia palestra. Anzi quelli mi fanno orrore, quanto gli omosessuali con tanto di professioni di fede religiosa. In un Paese retrivo che vie Fonda del ritorno cattolico gli sdoganati sono quelli accettabili non solo nei film di Pasolini ma pure a Buona domenica. Mi disturba ‘idea di sdoganamento buona per famiglie e minorenni. Quelli come me, più simili a un oscuro mito del punk come Johnny Thunders che a Cecchi Paone, restano fuori e non solo per le scelte sessuali. Appaio in Tv, certo, però devo annacquare quello che sono. Per essere dine ribile mi concedono in versione omeopatica. E, per fortuna, non mi hanno ancora sdoganato».


Da "Corriere della Sera Magazine" del 27.01.05 di Vittorio Zincone
DI TUTTI QUESTI GAY NON NE POSSO PI’
Lo dice il giornalista Daniele Scalise che sul Foglio tiene la rubrica «Froci», innervosito dal «pollaio pigolante» che imperversa in Tv.
E a Magazine propone il suo zapping ‘autore. Pieno di sorprese, e di accuse. Come quella di «raccontare balle» rivolta a Pecoraro e Cecchi Paone.

Daniele Scalise

Daniele Scalise

"Chiudetegli la bocca, vi prego. Non se ne può più. ‘è un problema di soprannumero. Sono troppi». Daniele Scalise, giornalista di Prima comunicazione, redattore della rubrica «Froci» sul Foglio e omosessuale, si è «rotto i coglioni» di vedere gay ovunque. Mentre ‘omomondo festeggia il successo di audience dello sceneggiato Mio figlio, ‘è chi non si accoda alla sbornia mediatica e si mette di traverso alla nuova tendenza. «Non voglio fare lo snob», dice Scalise, «ma questo pollaio pigolante mi innervosisce. ‘è chi dice che sia necessario per arrivare alla normalità. Che questo sia ‘unico modo per ottenere una legge sulle unioni gay. Mi auguro che sia cosî, ma intanto inorridisco.

Anche perché il vero obiettivo dovrebbe essere ‘opposto della visibilità».

Cioè?

"Rendere ‘omosessualità invisibile, assicurando ai gay gli stessi diritti degli eterosessuali. Raggiunto questo obiettivo sarebbe bene che dei finocchi non si parlasse più».

Eppure in Tv spopolano. Fanno audience.

"Già. E può essere che Alfonso Signorini e il telefilm Will&Grace servano a qualcosa, però la maggior parte di questi spettacoli e film a sfondo omosessuale sono esteticamente ripugnanti. Il mio fidanzato dice che invece di prendere gli attori dalla strada (come faceva Pasolini, ndr), ora li prendono nei canili".

Non le è piaciuto nemmeno il telefilm Mio figlio, quello con Lando Buzzanca?

«Ne ho visto un quarto ‘ora e sono scappato».

E I fantastici 5, il programma su La7?

«Ho seguito la prima puntata e ancora rido: cinque improbabili finocchiette che cercano di far diventare gay u’etera».

Veramente vorrebbero farlo diventare trendy.

«Si, profumandolo come una prostituta, appendendo tende viola da bordello alle finestre e piazzandogli quattro candele in casa? Ma non scherziamo!».

B’, si dice che in fatto di moda e di arte gli omosessuali abbiano una sensibilità superiore.

«Non ‘è nulla di speciale nel’omosessualità. Basta che uno sia frocio perché diventi Michelangelo o Nureyev? Non mi si venga a raccontare questa balla», esclama Scalise dando sorprendentemente ragione a Oriana Fallaci, che aveva sostenuto proprio lo stesso concetto nel suo ultimo libro, Oriana Fallaci intervista sé stessa (Rizzoli International), in un brano pubblicato anche nel Magazine n. 2 del 2005.

Che gli omosessuali siano apprezzati per le loro battaglie libertarie, almeno questo lo può ammettere. O no?

"Quelli che lottano davvero sono una minoranza», spiega il giornalista. […] Oppure racconta balle come quelle di Alfonso Pecoraro Scanio».

Quali balle, scusi, il leader dei Verdi ha fatto coming out.

«Si, ma ha detto che è bisessuale. Una balla. Come è una balla quella di Alessandro Cecchi Paone che vuole convincere tutti di essere mezzo gay e mezzo Alessandro Magno. Ma facce ride. Sono tutti riflessi condizionati con cui vorrebbero affermare che ogni tanto praticano la fica. Di fronte a tutto questo io mi fermo. Sto male».

Ma delle produzioni Tv non si salva proprio niente?

"’unico capolavoro della stagione», dice Scalise, concludendo il suo gay-zapping, «è andato in onda su La7: il film a puntate Angels of America. Dopodiché è ovvio che io sia felicissimo perché vengono pubblicati molti libri e molte rubriche di autori gay. Ma non so se la presenza di tutti questi froci in Tv sia positiva. Potrebbe essere una moda passeggera senza conseguenze pratiche o, ancora peggio, un nuovo loculo dove vengono piazzati e dimenticati gli omosessuali. Il punto vero però è un altro».

Quale?

"Sono per le cose belle e in giro vedo solo mediocrità».

Addirittura?

«Sì. Che noia. Quasi quasi mollo pure la rubrica "Froci"».


Da "Corriere della Sera" del 27.01.05 di Alessandra Farkas
L’audience decolla puntando sui gay
Usa, svolte omosex per «O.C.», il poliziesco «Law and Order» e nei cartoon dei «Simpson». L’outing costò lo show a Ellen

NEW YORK – Ne è passata ‘acqua sotto i ponti da quando, il 13 maggio 1998, Ellen De Generes, la lesbica più famosa della tv americana, fu costretta a chiudere i battenti per aver «osato» rivelare in diretta il proprio orientamento sessuale. «Mi hanno licenziata perché sono gay – protestò allora la star – la Abc ha ceduto alle pressioni esercitate dai gruppi anti-gay».

Sette anni più tardi soltanto Ellen De Generes ha un talk show di prime time sulla Nbc, osannato dai critici, conteso dai personaggi famosi e strapremiato al’Emmy Award.

NEW YORK – Mentre in Italia prosegue il dibattito sullo sdoganamento dei gay in prime time grazie alla fiction con Buzzanca, negli Stati Uniti è in atto una vera gara tra registi, produttori e sceneggiatori tv nell’inserire personaggi omosex nei programmi.
Tutti si sono resi conto che le tematiche gay fanno audience, a differenza di quanto avveniva fino a poco tempo fa. E così nel’ultima puntata di «O.C.», ‘irrequieta teenager Marissa Cooper (Mischa Barton) è finita sotto le coperte con la trasgressiva coetanea Alex (Olivia Wilde). «Volevo rendere le incertezze e ‘inquietudine del desiderio giovanile, – teorizza Josh Schwartz, creatore dello show cult dei liceali Usa ambientato nelle ville di Orange County a picco sul Pacifico – i rating non ‘entrano».

Eppure il tanto reclamizzato episodio lesbico ha portato u’audience stellare allo show Fox, reduce da u’emorragia di oltre un milione di spettatori nella seconda stagione. «La formula è infallibile – spiega Craig Zadan, produttore di Chicago – quando i rating crollano, soprattutto in prime time, la tv chiede aiuto ai gay».

Uno degli show più fortunati, oggi, è «Will & Grace», (nominato per ben 49 Emmys e 24 Golden Globe), che va in onda il giovedì alle 20.30 sulla Nbc e racconta ‘amicizia tra Will Truman (Eric McCormack), avvocato gay di successo, e Grace Adler (Debra Messing), decoratrice ‘interni. Per non parlare del successo di «The L World» (su «Showtime») un «Sex and the City» in formato saffico sul’amicizia e gli amori di un gruppo di amiche lesbiche e bisessuali.

In «Queer Eye for the Straight Guy» (su «Bravo»), altro campione di rating, cinque gay rimettono a nuovo un fortunato etero. E ‘attesissima versione femminile ha debuttato ieri sera. Per adeguarsi al trend, alcuni show ricorrono addirittura alla «strategia retroattiva». ‘ il caso di «Law and Order», che nel’ultima puntata della stagione (tradizionalmente la più seguita dal pubblico), fa dire a Serena Southerlyn (Elisabeth Rohm) licenziata dal procuratore distrettuale Arthur Branch (Fred Thompson): «Mi mandi via perché sono lesbica!».

La febbre gay ha finito per contagiare persino i cartoni animati. Nel prossimo episodio dei «Simpson», Homer ‘improvviserà giudice di pace per celebrare il primo matrimonio gay nella storia della serie disegnata da Matt Groening: quello tra Patty Bouvier, sorella di Marge e irriducibile fumatrice e Patty, una campionessa di golf che le ha rubato il cuore.

Dopo il successo di «Drawn Together», il cartone di Comedy Central che fa la parodia della reality TV ed è interpretato da un personaggio gay e da due ragazze bisessuali, molti si chiedono se anche il mitico «SpongeBob SquarePants» sia gay. «’ una domanda legittima – scrive il critico del Daily News , – visto che il protagonista del cartone animato cammina sempre mano nella mano con il suo migliore amico Patrick».

Il sospetto ha scatenato un putiferio tra i gruppi cristiani e del’estrema destra, che accusano il cartone animato di fare «propaganda immorale», e di «inquinare le menti dei nostri bambini». La sua colpa? Aver partecipato ad un video educativo che esorta gli scolari delle elementari ad essere «tolleranti di ogni diversità: etnica, religiosa, culturale e sessuale».


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