Arcigay chiama, Venezia risponde. Nel pieno della campagna elettorale per le elezioni comunali della città lagunare il coordinamento regionale dell’Arcigay ha organizzato un incontro con i candidati a sindaco della città per sottoporre loro il documento “Le città dei diritti”. Venezia politicamente è un laboratorio in cui si disintegrano alleanze e coalizioni, così all’appuntamento elettorale per la poltrona di sindaco si sono presentati in 11. Il centro sinistra è spaccato tra ‘ex magistrato Felice Casson, sostenuto dal polo rosso-verde compresi Ds e Sdi, ed il filosofo Massimo Cacciari, sostenuto solo dalla Margherita e da una lista civica. Dall’altra parte il centro destra presenta ben 5 candidati diversi.
«Alla futura amministrazione chiediamo due cose: – ha chiarito il presidente di Arcigay Veneto Alessandro Zan in apertura dell’incontro — che sia creato un ufficio comunale contro le discriminazioni, che abbia le risorse concrete per intevenire in città, e che sia istituito il registro delle coppie di fatto, come è stato fatto in altre città d’Italia e come in Veneto si apprestano a fare Padova e Vicenza». Anche Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, ha sottolineato la necessità che le amministrazioni comunali si facciano carico dei bisogni della popolazione gay, lesbica, bisessuale e transessuale. «Non è democrazia quella che dà la stessa risposta alle diverse richieste che provengono dalla società — ha spiegato Lo Giudice — La democrazia vera riesce a dare risposte diverse a domande diverse».
La risposta di Felice Casson, uno dei favoriti della competizione elettorale veneziana, è stata chiara: «Credo che le proposte che avanza l’Arcigay vadano approvate, propagandate e supportate da un’amministrazione comunale» – ha dichiarato. Casson ha ricordato poi come sia importante la battaglia che il movimento gay ha condotto sul Patto civile di solidarietà: «Ero a Parigi quando si discuteva del Pacs in Francia e ho seguito il dibattito — ha sottolineato — Ritengo che sia necessario uscire da certe secche e da certi blocchi mentali per entrare in una società moderna».
Ricorre ad una citazione storica per descrivere una città libera e libertaria invece Maurizio Crovato, ex caporedattore della sede Rai di Venezia, e adesso candidato sindaco della lista civica “Uno di noi”: «Quando Pietro l’Aretino fu mandato via da Roma con l’accusa infamante di sodomia, nel cinquecento, si rifugiò nell’unica città libera d’europa: Venezia». Crovato, candidato sindaco su cui per un certo periodo sembrava voler convergere l’intero centro destra, rincara la dose: «Ben venga quindi una città aperta in cui tutti possano convivere liberamente — ha spiegato — Dove c’è libertà per le minoranze e le diversità c’è un paese civile».
Alessandro Zan, presidente di Arcigay Veneto
Era assente invece per un impegno assunto precedentemente l’altro favorito di questa competizione, il filosofo Massimo Cacciari, candidato della Margherita. A sostituirlo Claudio Borghello, che si candidata a ricoprire un posto in consiglio comunale: «Da parte nostra c’è la massima apertura alla lotta contro ogni discriminazione — ha precisato Borghello —. Sugli altri punti del documento siamo aperti al confronto. Possiamo aprire un dibattito che coinvolgerà l’intera città».
A rappresentare un candidato sindaco c’era anche Alessandro Basile, della lista “Io amo Venezia e Mestre”, sostenitrice del candidato sindaco della Lega Nord Alberto Mazzonetto, che aveva annunciato la sua presenza all’incontro con Arcigay ma che poi è stato trattenuto da una registrazione televisiva. «La nostra lista è autonoma rispetto alle idee della Lega Nord e io sarà garante delle vostre richieste nei confronti del mio candidato — ha subito precisato Basile, albergatore della città lagunare —. Penso che le vostre richieste siano sensate. E’ necessario ad esempio che le coppie di fatto possano accedere anche al credito. Sono scettico solo nei confronti delle adozioni».
Tra le altre voci intervenute ad animare il dibattito anche quella della deputata dei Verdi Luana Zanella, veneziana doc: «Come al solito il premier Berluconi, con la sua battuta sui santi gay o comunisti, l’ha buttata in barzelletta — ha detto —. Ma in realtà io vedo un clima culturale pessimo nel nostro paese, e dovremo lottare molto per avere il Pacs». Paola De Pittà, referente di Agedo in Veneto, ha portato la voce di tanti genitori e parenti di gay e lesbiche, che vivono la città e che votano chi garantisce loro un futuro sereno per i propri figli: «Vogliamo che i nostri figli possano essere riconosciuti come coppie al pari di tutte le altre coppie» – ha spiegato.
Moltissimi infine gli interventi di candidati al consiglio comunale che hanno approfittato dell’occasione per manifestare la loro vicinanza ad Arcigay. A partire da un candidato gay dichiarato come Emanuele Maspoli, indipendente di Rifondazione Comunista. Tra i Ds erano presenti anche Tiziana Agostini, coordinatrice regionale delle donne e attivista nel mondo dell’associazionismo, e Matteo Ribon, ex presidente della Sinistra giovanile lagunare. E poi anche Pina Mediati, dei Verdi, che ha portato la sua esperienza di diversamente abile.
L’interesse attorno all’iniziativa da parte di veneziani e mestrini è stato grande. E’ una città che vuole aprirsi alle differenze e chiede una comunità omosessuale forte e organizzata. Venezia insomma ha voglia di Arcigay. «Speriamo che a partire da iniziative come questa e dall’affiliazione di un’associazione tematica come CinemArte — ha concluso Zan — si possa costruire una presenza stabile dell’associazione in questa splendida città».