Referendum, non un passo indietro

  

Il quorum non c’è. Il risultato della partecipazione popolare al referendum sulla procreazione medicalmente assistita conferma le aspettative più pessimistiche e mantiene l’Italia, almeno fino alle auspicabili future modifiche parlamentari, fra i paesi europei con la legislazione più proibizionista e più crudelmente feroce verso le donne, i loro corpi, la loro autodeterminazione.

Arcigay, insieme ad Arcilesbica e alle altre organizzazione del movimento gay, lesbico, bisessuale e transgender italiano, si era spesa con generosità nella campagna per il sì. Con generosità, anche perchè i quattro quesiti abrogativi non includevano la richiesta di cancellazione dell’articolo 5, che introduce, per la prima volta nella storia italiana, un esplicita limitazione di un diritto sulla base dell’orientamento sessuale.

L’abbiamo fatto a partire da una consapevolezza: questa legge è contraria al principio della libertà individuale. É una legge ingiusta che norma le scelte delle persone sulla base del principio confessionale della priorità dei diritti dell’embrione su quelli della madre: una posizione imposta dalle gerarchie cattoliche, non condivisa da altre religioni né da gran parte della base cattolica e, soprattutto, pesantemente contraria al principio della separazione fra Stato e chiese.

Le gerarchie vaticane, guidate dal cardinale Ruini, ministro ombra alla lotta alle libertà civili della Repubblica italiana, sapevano bene che la loro posizione era ed è minoritaria nel paese. Per questo hanno deciso di giocare sporco: la pesante ed invasiva campagna per l’astensione non ha solo convinto una parte dell’elettorato a scegliere il non voto. Ha anche reso più difficile entrare nel merito delle questioni, ha gettato un ombra di discredito sull’istituto del referendum ed ha prodotto un contesto di giustificazione di un disimpegno civile purtroppo crescente nelle società moderne.

Una ferita alla coscienza democratica che potrà avere ulteriori conseguenze in futuro.

Il movimento glbt italiano si è speso per scongiurare tutto questo, sapendo che la lesione al principio della laicità dello Stato è una tragedia per la democrazia di un paese e per le sua battaglie libertarie, anche se le modifiche della legge non avrebbero esteso l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita alle coppie lesbiche.

Per questo motivo è stato particolarmente odioso assistere alla penosa ed incivile strumentalizzazione della presenza di coppie lesbiche con i loro figli al Pride di Milano, la cui la concreta esistenza e i cui reali bisogni sono state utilizzate come clave dal primitivo ministro leghista Roberto Calderoli.

Il risultato della consultazione referendaria da oggi sarà utilizzato contro le libertà civili. Sappiamo bene che, nei prossimi mesi, sarà utilizzato anche direttamente contro di noi. Le destre illiberali e confessionali vi faranno riferimento per negare diritti non graditi alla conferenza episcopale italiana. Molti fra i cattolici impegnati in politica, anche a sinistra, si sentiranno ancora più esposti a schierarsi per le nostre richieste, a partire dal Patto Civile di Solidarietà. Tutti i partiti tenderanno a muoversi con maggiore prudenza sui temi “eticamente sensibili”, come vengono definiti con un eufemismo i temi che rischiano di creare conflitto col Vaticano.

È bene che di questo siamo consapevoli per rilanciare con maggiore forza e maggiore determinazione il nostro impegno e le nostre battaglie. La nostra presenza nella società, sulla scena politica locale e nazionale, sui mass media andrà intensificata. Nessuno creda che l’Italia laica e democratica, a partire dal movimento glbt, sia disposta a fare passi indietro di fronte alla vile battaglia astensionista dei talebani di casa nostra e dei loro seguaci. La nostra richiesta di una legge sul Pacs rimane ferma e decisa e non accetteremo battute d’arresto sul tema della libertà. Ci attende un autunno impegnativo.


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