Roma in Pride contro le discriminazioni

  

Sabato 9 luglio 2005

ROMA PRIDE 2005

ORE 16
Concentramento
Piazza della Repubblica

ORE 17

Corteo – percorso modificato

– Piazza dei Cinquecento
– Via Einaudi
– Via Cavour
– L.go C. Ricci
– Fori Imperiali
– Piazza del Colosseo
– Via Celio Vibenna
– Via di San Gregorio
– Piazza di Porta Capena
– Via dei Cerchi
– Piazza della Bocca della Verità


GAY PRIDE ROMA 2005
LE ASSOCIAZIONI GAY IN PIAZZA CONTRO IL TERRORISMO

Arcigay Roma esprime il proprio orrore per ‘attentato terroristico che ha colpito la città di Londra. Il corte del Gay Pride previsto per sabato 9 Luglio alle ore 16 da piazza della Repubblica sarà occasione per manifestare solidarietà verso il popolo inglese, seguendo il loro coraggio che gli ha permesso di ritornare immediatamente alla normale vita qutidiana.

"Dopo un lungo momento di riflessione e confronto tra le associazioni e con la comunità gay, abbiamo deciso di essere ugualmente in piazza – dichiara Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma – il Gay Pride è una manifestazione per affermare diritti e libertà di tutti. Domani condanneremo chi con ‘odio, la violenza e il terrore mette in pericolo questi valori. Vogliamo essere vicini ai londinesi testimoniando il nostro dolore per ‘attentato del 7 luglio".

I partecipanti al corteo esporranno il lutto al braccio. Lungo il tragitto le bandiere arcobaleno, simbolo della comunità gay, lesbica, transessuale verranno ammainate per commemorare con un minuto di silenzio le vittime del’attentato.

Documento politico

Come tutti gli anni la città di Roma ospita le celebrazioni per la Giornata Mondiale del’Orgoglio Glbt. Il tema centrale delle manifestazioni di ques’anno è la richiesta alle istituzioni di una legge nazionale che condanni qualsiasi forma di discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere e che sancisca parità di diritti in tutti i campi della vita sociale. Una legge che rimuova anche tutti gli ostacoli, in particolare proprio quelli di natura legislativa, che limitano l’effettiva uguaglianza delle persone omosessuali e transessuali.

La discriminazione delle persone omosessuali e transessuali (nel lavoro, nella vita sociale, nella scuola) è un fenomeno purtroppo ancora presente e ricorrente nella nostra società. Bastano a dimostrarlo gli episodi riportati dalla stampa, solo una piccola parte di quelli che avvengono quasi quotidianamente. Ne riportiamo alcuni, per citare alcuni casi eclatanti, episodi di cronaca, di pubblicazioni e di pubblicazioni normative.

Cronaca

“Voi gay non potete andare in giro…”. Un ultimatum e poi una scarica di calci e pugni in faccia e in pancia. Così due ragazzi sono stati pestati a sangue, a Roma, solo perché camminavano tenendosi per mano, a via del Corso, nell’aprile 2005.
Il Resto del Carlino di domenica 21/05/05 riporta, nella cronaca di Fano, un grave episodio di discriminazione per orientamento sessuale tanto più grave perché ad esserne vittime sono due bambine di 4 e 7 anni, rifiutate dalla direttrice di un asilo privato perché figlie di una coppia di lesbiche. Perché, come riporta l’articolo, avrebbero “inquinato la natura”.
"Sono ingegnere. Ho fatto un colloquio per ottenere un posto in una grande azienda torinese. Mi avevano scelta. Ho una qualifica speciale e avrei risolto molti dei loro problemi. Ho chiesto loro di risolverne uno per me: sono una persona transessuale, il mio aspetto è da donna, i miei documenti da uomo. Hanno fatto marcia indietro", racconta Isabella Bertoldi.
Marisa e Renata, entrambe trentenni, si incontrano vicino a Modena nella fabbrica di ceramica dove lavoravano. Marisa è single mentre Renata è sposata.
Le donne si innamorano e decidono di condividere una casa. Comprano un appartamento e, sempre insieme, aprono un allevamento industriale di polli.
Nel corso degli anni cambiano diverse attività lavorative che gestiscono in comune, prima una pizzeria, poi un bar e infine una rosticceria. "… ci piacevano le sfide! Eravamo fiere, spavalde, inarrestabili. Sfide, sempre, ma sempre con l’ironia… Sì, siamo due donne… siamo qui, provate a fermarci". Marisa oggi ha sessant’anni, Renata non c’è più. Hanno convissuto più di vent’anni.
Una sera di dieci anni fa, le due donne vengono coinvolte in un incidente stradale e ricoverate in un ospedale.
Marisa si salva. Renata è in terapia intensiva, può ricevere visite limitate e solo una persona per volta. Marisa chiede di vedere la compagna: " Viviamo insieme" dice, ma le visite consentite sono solo quelle dei parenti, "Mi spiace, non si può" è la risposta dell’infermiera di turno.
Renata ha un fratello che vive vicino a Philadelphia (USA) e che nei quattro mesi di ospedalizzazione della sorella non tornerà in Italia, sarà uno zio ad assisterla. “Entrare da lei, tenerle la mano, non mi è permesso” racconta Marisa che in quattro mesi riuscirà a “strappare” solo sette brevi permessi. Si rivolge a diversi avvocati ma non si può fare nulla perché per la legislazione italiana Renata e Marisa non sono coppia. Renata muore sola.
Il fratello di Philadelphia, morta Renata, torna in Italia e ha diritto alla metà della casa e della rosticceria che Marisa si vede costretta a ricomprare.
Da L’Alto Adige del 7 ottobre 2001 un altro episodio accaduto a Bolzano: "La nostra vita è cambiata. Adesso abbiamo paura anche della nostra ombra". ‘è amarezza nelle parole di Stefania e Rita, le due lesbiche pestate selvaggiamente da un "branco" di dieci ragazzi tra i 20 e i 30 anni. «E se è vero" – proseguono – "che abbiamo ricevuto tanti attestati di solidarietà, è altrettanto vero che ‘è anche chi dice che ce la siamo cercata, che non dovevamo andare in giro tenendoci per mano. Insomma, la colpa, alla fine, è solo nostra".
"Mi chiamo Gennaro Rizzo. Trentenne residente a Cercola. Il 13 luglio 2004 il mio corpo, in abiti femminili, è stato trovato vicino a un ponte nei pressi di Caserta. Mi avevano pugnalato diverse volte".

Pubblicazioni

A questi esempi si uniscono numerosi casi di disinformazione in testi anche scolastici, come nel libro di scienze per la Scuola Media Avventure nella scienza — l’uomo, autori Roberta Bonnes e Paolo De Re, edito dalla Bulgarini nel 1999, ristampato in tutti i successivi anni e adottato in molte scuole medie. Alla pagina 129, nella scheda in cui si parla di Aids, gli autori scrivono: "Il virus dell’Aids si trasmette da una persona all’altra attraverso il sangue o i rapporti sessuali. Per questo gli individui che maggiormente rischiano di essere contagiati sono i tossicodipendenti,…, gli omosessuali e le prostitute". Tale impostazione è errata, fuorviante e fortunatamente superata da tempo. Parlare ancora di categorie a rischio e non esclusivamente di comportamenti a rischio rappresenta un evidente esempio di disinformazione, ancor più grave perché diffusa da un testo scientifico e scolastico destinato agli adolescenti.
Il 16 giugno 2003 Paola Dal’Orto (Presidente Agedo nazionale) querelò gli autori e i curatori del voluminoso testo intitolato Lexicon, uscito poco più di due mesi prima e curato dal Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia Card. Alfonso Lopez Trujillo. “Lexicon” è una specie di dizionario che comprende 78 voci-chiave per illuminare le persone sui temi "della famiglia e della vit’. Nella voce relativa al bambino, si leggono, fra ‘altro, frasi come:
p.216: “I pedofili, seguendo ‘esempio degli omosessuali, cominciano segretamente e con fermezza a lottare per i propri diritti, nel tentativo di fare legalizzare le loro azioni attraverso ‘abbassamento del’età del consenso "; p.220: "La parte liberale tace in modo assoluto di fronte al fatto che ‘abuso sessuale parta dal’educazione dei bambini nelle cosiddette famiglie composte da una coppia omosessuale. Un figlio adottato da una coppia omosessuale o una figlia adottata da una coppia di lesbiche diventa una facile vittima dei loro bisogni sessuali, diretti verso un partner dello stesso sesso ".
“’omosessualità non è soggetto di diritti poiché non ha alcun valore sociale…. (essa) resta un intrico psichico che la società non può istituire socialmente..".

Pubblicazioni normative

Un ulteriore e recente caso, sulla Gazzetta Ufficiale N. 128 del 4 Giugno 2005. Decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 10 maggio 2005: Istituzione di un premio “La famiglia, u’immagine per la società”.
"’ annualmente bandito dal Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro delle comunicazioni — recita il testo – "un concorso per il conferimento di distinti premi sul tema ‘La Famiglia, u’immagine per la società’ da conferire, rispettivamente, al’autore di un programma radiofonico ed al’autore di un programma televisivo il quale abbia offerto una immagine positiva della famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio tra persone di sesso diverso, ai sensi del’art. 29 della Costituzione, con u’importante ruolo sociale nel’istruzione ed educazione della prole, prevenzione dal disagio ed assistenza morale e materiale dei giovani e degli anziani“.
Eppure l’articolo 29 della Costituzione non fa riferimento al matrimonio tra persone di sesso diverso ma solo ai coniugi!

La normativa Italiana e quella Europea

Il problema della discriminazione fondata sull’orientamento sessuale rientra nell’ambito della più ampia tematica del rispetto dei diritti umani.
Anche l’art.3 della Costituzione Italiana vieta simili discriminazioni laddove afferma che “1. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. 2. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …”.
È evidente che la condotta discriminatoria in ambito sociale, lavorativo, scolastico ecc. costituisce un ostacolo al pieno sviluppo della persona umana e costituisce dunque compito dello Stato impedire che simili comportamenti si verifichino.

L’Italia deve provvedere a tutelare ogni persona dai comportamenti discriminatori per motivi di orientamento sessuale. È anche un dovere imposto dall’Europa. Gli Stati membri dell’Unione sono infatti invitati a recepire ed applicare le Raccomandazioni e le Risoluzioni approvate più volte dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento Europeo. Il divieto di discriminazioni per orientamento sessuale è anche citato nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea, approvata nel 2000 a Nizza.
Il Consiglio d’Europa, sin dal 1981, ha condannato la discriminazione nei confronti degli omosessuali (Raccomandazione n.924 e Risoluzione n.756), fornendo uno strumento alla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo per la risoluzione di diversi casi, in materia di criminalizzazione delle relazioni sessuali fra persone dello stesso sesso. Con la raccomandazione n.1474 del 2000 gli Stati membri sono stati invitati ad introdurre una completa legislazione antidiscriminatoria e ad includere un divieto esplicito di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Il Parlamento Europeo ha affrontato la materia antidiscriminatoria in relazione all’orientamento sessuale sin dal marzo 1984, quando veniva approvata una risoluzione proposta dalla deputata italiana Vera Squarcialupi, e poi ancora, in relazione alla discriminazione antiomosessuale (D’Ancona 11.6.1986, Parodi 26.5.1989; Buron 22.11.1989; Ford 23 luglio 1990).
L’8.2.1994 veniva approvata la Risoluzione per la parità dei diritti degli omosessuali e delle lesbiche nella Comunità europea.
Il Trattato di Amsterdam del 1997 ha modificato il Trattato istitutivo della Comunità Europea introducendo una disposizione sulla produzione di normative comunitarie antidisciminatorie, ove la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale è parificata a quella inerente il sesso, la razza, l’origine etnica, la religione, le opinioni, gli handicap fisici e l’età.
Il 17.9.1998 il Parlamento Europeo ha approvato una nuova Risoluzione “Sulla parità di diritti per gli omosessuali nell’U.E.”.
Infine l’art.21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, proclamata a Nizza il 7.12.2000 contiene un esplicito divieto di discriminazioni fondate, tra l’altro, sull’orientamento sessuale.
Negli ultimi anni si sono susseguite diverse proposte di legge che miravano ad introdurre in Italia un principio di non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e identità di genere (disegno di legge n. 303 25 giugno 2001 sen. Malabarba, n. 45 del 31 maggio 2001 sen. Cortiana, 12 giugno 2001 On. De Simone, Vendola, 15 maggio 2002 On. Grillini) senza che il Parlamento si sia mai pronunciato in alcun modo.

In Conclusione

Questo è il quadro, desolante, del nostro Paese. Noi diciamo basta! In uno Stato moderno, laico, integrato in Europa, la discriminazione delle persone per orientamento sessuale e identità di genere deve essere perseguita legalmente e condannata. Un cambiamento culturale, per quanto necessario, non può essere sufficiente. Per tutto il mese di giugno abbiamo organizzato una raccolta di firme per sostenere la richiesta di una legge contro le discriminazioni, raccolta che proseguirà anche dopo il Pride.
Invitiamo ancora tutta la comunità Glbt a sostenere questa richiesta, ma rivolgiamo l’appello alla mobilitazione a tutti i cittadini liberi, consapevoli del fatto che una legge che tuteli i diritti delle persone discriminate garantisca comunque più diritti e libertà per tutti.

Coordinamento Roma Pride 2005


Per info e partecipazioni contattate il circolo Arcigay Gruppo ORA
[email protected]


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