Pera, Casini e Berlusconi
Il presidente nazionale di Arcigay Sergio Lo Giudice risponde in modo secco alle dichiarazioni rilasciate al Giornale dall’ex presidente del Senato Marcello Pera, secondo il quale “I Pacs sono fuori dalla Costituzione”.
“Marcello Pera dimostra l’assenza di una cultura costituzionale che risulta sorprendente, in chi ha ricoperto una così alta carica istituzionale — rincara Lo Giudice – L’ex filosofo laico, ora ‘ateo devoto’ ha tutto il diritto di aderire ai principi di un neointegralismo cattolico contrario alla parità di diritti per le persone omosessuali ma, per rispetto dell’alta carica che ha ricoperto, si astenga dallo stravolgere il senso della Costituzione per piegarla ad esigenze confessionali”.
Pera si chiede “quali contorcimenti concettuali si devono impiegare per dire che i Pacs, in particolare omosessuali, sono previsti dalla Costituzione”, dato che l’art. 29 parla di famiglia come “società naturale”.
“Quelli che Pera chiama ‘contorcimenti’ — risponde Lo Giudice – sono le riflessioni dei principali costituzionalisti italiani, da Pietro Barcellona a Francesco Galgano, che hanno ben spiegato come il termine ‘naturale’ si riferisce ad un sistema di regole che muta nel tempo col mutare della società. Lo dimostrano l’introduzione del divorzio nel 1970 e l’abolizione del potere del marito sulla moglie, eliminata solo nel 1975”.
“La Costituzione italiana tutela l’autonomia della famiglia dal rischio di un’intromissione dello Stato, non è fonte di divieti per l’estensione di diritti. D’altra parte — conclude il presidente di Arcigay – la parità di diritti delle persone e delle coppie gay e lesbiche trova fondamenti già nell’art. 2, che vieta ogni discriminazione, e nell’art. 3, che tutela le formazioni sociali. Chi vuole imporre un apartheid sociale a lesbiche e gay, lo faccia in nome di suoi deprecabili principi, ma tolga le mani dalla Costituzione italiana”.