Il diciassettenne che subiva abusi dallo zio: i genitori lo hanno cacciato di casa, perché lo zio è sposato e il ragazzo ora vive da un amico del parente e continua a subire abusi. La ventiduenne innamorata della sua compagna di casa: il fratello l´ha scoperta e la ricatta, facendosi consegnare 300 euro al mese per non rivelare tutto ai genitori. Un rumeno che vive la propria omosessualità in segreto, perché la sua comunità secondo lui non accetterebbe e, se lo scoprissero, potrebbe ritrovarsi costretto a prostituirsi. Una donna di 68 anni, vedova da due, che ora si sente libera di vivere il proprio essere omosessuale, ma ormai il tempo è passato e non sa come conoscere altre donne come lei.
Storie di ordinaria disperazione, che ogni giorno arrivano alle orecchie della Gay Help Line, l´unico numero verde italiano di assistenza per omosessuali in difficoltà, aperto a marzo 2006 e che da allora ha ricevuto – al numero 800 713713 – oltre 15 mila telefonate. «La metà di queste – spiega Fabrizio Marrazzo, presidente dell´Arcigay capitolina che gestisce il servizio, con tanto di sito www.gayhelpline.it – è arrivata da Roma e provincia, forse perché qui l´abbiamo pubblicizzata meglio, anche sulla spinta emotiva del ricordo di Paolo Seganti, l´omosessuale torturato e ucciso a Montesacro nel luglio 2005».
Per gli omosessuali in difficoltà, in poco tempo l´800 713713 è diventato un riferimento. «Alla Gay Help line lavorano – spiega Marrazzo – 51 operatori telefonici, di cui 11 donne e 40 uomini, 7 tutor, consulenti legali, psicologi e sanitari, 4 operatori per l´accoglienza individuale e 6 per l´accoglienza di gruppo». Più uomini che donne coloro che chiamano – 62 per cento contro 38 – e l´analisi dei dati per fasce d´età fornisce altri elementi utili a capire le necessità di quanti – e sono tanti – ogni giorno cercano soltanto aiuto. «Il 28,3 per cento di chi ha chiamato finora – dice ancora Marrazzo – ha meno di 18 anni, il 31 tra i 19 e i 25, il 23 tra i 26 e i 35, il 12,4 tra i 36 e i 45 e il 4,3 per cento ha più di 46 anni». Cosa raccontano? «Più di un terzo delle telefonate sono problemi riguardo al coming out, di come cioè spiegare a parenti, amici e colleghi la propria omosessualità. Poi problemi familiari più specifici, di lavoro e tante consulenze psicologiche».
Storie di disperazione: «Tra i minori che ci contattano – prosegue Marrazzo – tanti raccontano gli abusi che subiscono». C´è il 18enne che ha rivelato all´insegnante di ginnastica di essere gay: da quel giorno il docente abusa di lui. O i tanti ragazzi cacciati di casa perché gay o lesbiche o le malattie che lasciano senza speranze, l´Aids prima tra tutte. O chi ha preferito porre fine alla propria vita perché i commilitoni della caserma lo avevano scoperto: il suo compagno – anche lui militare – forse cambierà lavoro. «I fondi per la Gay Help line – spiega Marrazzo – sono arrivati da Comune e Provincia, ma i soldi per il 2007 non sono ancora stati stanziati. Speriamo che Veltroni e Gasbarra si ricordino presto di noi. Vorremo a breve fare proporre anche una pubblicità progresso e chiedere a Lino Banfi, dopo la sua recente fiction sui rapporti tra un padre e la figlia omosessuale, di essere il nostro testimonial».