Entro il prossimo 31 gennaio il Governo presenterà un disegno di legge sulle unioni di fatto. Questo il contenuto di un ordine del giorno del Senato, poi decaduto a seguito della richiesta del voto di fiducia. Nei giorni precedenti era già stato ritirato un emendamento che equiparava le tasse per la successione fra conviventi a quelle fra coniugi. Intanto dal previsto fondo per l’Osservatorio sulla violenza contro donne e omosessuali è stato cancellato ogni riferimento a lesbiche e gay.
Barbara Pollastrini, battagliera Ministra per i diritti e le pari opportunità, ha nel cassetto una proposta già assai prudente sulle coppie di fatto che dovrà passare dal vaglio di Rosy Bindi, ben determinata a ricondurla ad un livello di compatibilità con le pressioni vaticane.
Chi si aspetta dal movimento lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) un atteggiamento comprensivo si sbaglia. La riserva di fiducia in questo centrosinistra rischia di esaurirsi del tutto.
Gay e lesbiche chiedono parità di diritti per i loro amori e sanno già che non riceveranno risposta da questo Parlamento. L’aspettativa è che si riesca a porre una prima pietra, attraverso il riconoscimento giuridico dell’esistenza di una pluralità di forme familiari. Se verrà approvata, come chiede l’asse Ruini/Rutelli, una legge che normi dei contratti privati senza una registrazione che dia riconoscimento giuridico pubblico alle coppie che lo richiedano, la montagna avrà partorito un topolino.
Per chi chiede un salto di qualità sui diritti civili lo scenario è sconfortante.
Mentre la teodem Paola Binetti, quinta colonna vaticana nell’Unione, pone ostacoli ad ogni occasione (vedi il suo rifiuto di votare alla vice presidenza della Commissione sanità del Senato Gianpaolo Silvestri, tra i fondatori di Arcigay), i leader del centrosinistra stanno nelle retrovie.
L’Europa, intanto, va avanti: se Ségolène Royal sarà eletta all’Eliseo, gay e lesbiche francesi avranno accesso a matrimonio ed adozioni, in linea con quanto sta accadendo in tutti i grandi Paesi europei.
Ds e Dl dibattono su quale collocazione europea dovrà trovare il futuro partito: fra i socialisti o in più ampio fronte democratico? Sul piano dei diritti civili non farebbe una gran differenza, dal momento che le posizioni del Pse e dell’Alde, l’aggregazione liberaldemocratica di cui fa parte la Margherita, sono convergenti. Il fatto è che le posizioni dell’Unione sulle coppie di fatto sono più simili a quelle di un Aznar o di un Sarkozy.
Come già avvenne per il divorzio, se una legge sarà approvata sarà grazie ad una maggioranza trasversale: Fini e Berlusconi hanno detto che se ne potrebbe parlare. Sulla visione della società e dei suoi cambiamenti l’Unione si spacca, e la frattura avviene nel bel mezzo della strada che porta al nuovo partito. Forse sarà meglio rinforzare l’acciottolato prima di ripartire.