"I ricatti confessionali dei teodem rischiano di inquinare non solo il vertice di Caserta, ma anche i pozzi della democrazia. Siamo pronti a una stagione di mobilitazione di piazza se la proposta sulle unioni civili non soddisferà il requisito minimo di un riconoscimento giuridico delle coppie. Non accetteremo che si i mantengano nella clandestinità le famiglie gay e lesbiche”.
Questo il monito del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, alla vigilia dell’incontro sulla fase delle riforme del governo Prodi.
“Il vertice dell’Unione – continua Lo Giudice – rappresenterà un banco di prova della maggioranza sulla laicità della Repubblica. L’Unione non si faccia intimidire dall’accanimento martellante del papa e dei vertici della chiesa cattolica contro i diritti delle coppie non sposate. Noi non accetteremo soluzioni papocchio di compromesso”.
“L’Italia deve seguire la strada maestra già percorsa da tutte le maggiori democrazie europee. Ovunque siano state approvate, le leggi sul matrimonio gay, sui Pacs o sulle unioni civili hanno procurato maggiore felicità e benessere, senza danno alcuno alle famiglie eterosessuali sposate. I Pacs non tolgono niente a nessuno ma offrono un’opportunità in più a tutti. Le conseguenti catastrofi sociali fantasiosamente profetizzate dalle gerarchie cattoliche non hanno alcun riscontro nella realtà dei fatti."
"La Costituzione della Repubblica italiana poi, nel riconoscere all’articolo 29 i diritti della famiglia fondata sul matrimonio, non proibisce il riconoscimento di altre forme di unione."
"L’unica parificazione di cui parla è quella della dignità sociale che, accanto all’eguaglianza dei diritti, deve essere riconosciuta a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione. A questi principi e non agli astratti dogmi religiosi del Vaticano si ispirino governo e parlamento”.