Visibili cambiamenti

  

VISIBILI CAMBIAMENTI

“Sognate e mirate sempre più in alto di quello che ritenete alla vostra portata. Non cercate solo di superare i vostri contemporanei o i vostri predecessori. Cercate, piuttosto, di superare voi stessi”.
William Faulkner

Questo documento, vuole essere il contributo collettivo di socie e soci di Arcigay in occasione del XII Congresso Nazionale. I temi proposti, pur non esaustivi della complessità delle azioni e delle decisioni su cui tutte e tutti insieme ci confronteremo durante il dibattito articolato nei territori e dell’assise nazionale, sono stati individuati tenendo conto della situazione politica e sociale che si è determinata negli ultimi due anni, e delle risposte e dei cambiamenti che vogliamo proporre all’intero corpo associativo, al movimento e al paese.

PREMESSA

Partire da noi, mettere in circolo il nostro patrimonio storico e di idee, operare come donne e uomini sempre alla ricerca. Condividere le nostre speranze e rivendicazioni con tutte le persone disposte a mettersi in gioco, qualsiasi sia la provenienza e l’appartenenza culturale. Colorare il nostro quotidiano delle nostre azioni partendo dai nostri corpi, dai nostri sentimenti, dalla nostra coscienza personale e collettiva. Soggetti del cambiamento, alla ricerca della felicità, che la conquistano nella relazione dialettica con altre ed altri.
Fare bilanci è importante, consente di valutare i momenti gloriosi e quelli di sconforto, ma non è sufficiente se non guardiamo da subito al presente pensando al futuro.
Un divenire complesso, colmo di sfide e di incertezze, incapace di farci intravedere sicure conquiste, che in realtà dipendono innanzitutto da noi. Dalla nostra volontà di far partecipi tante lesbiche, tanti gay, tanti bisessuali, tanti transgender, tanti eterosessuali dei nostri sogni, di accogliere nuove risorse con gioia, vincendo la paura dell’ignoto. Dobbiamo saper prendere il largo. Quando si diventa adulti, si lasciano i porti sicuri e ci si mette in cammino, scrutando con curiosità nuovi approdi, confrontandosi con nuove idee e disponibilità, con l’ambizione di andare lontano. Nell’agire quotidiano, nell’incontro con nuove esperienze, con la forza dei nostri valori, portiamo nel mondo un cambiamento.
Su di noi, più che su altre ed altri, è la responsabilità di lanciare segnali profondi di mutamento civile. Nella nostra capacità di azione politica, aggregativa, culturale, sociale, trovano sostegno e realizzazione tante e tanti. Con essa si misurano le istituzioni, le associazioni, i gruppi. Dal nostro incespicare ed esitare, traggono vantaggio le potenti culture dell’esclusione. Ecco perché da questo Congresso verifichiamo l’idea di un nuovo sviluppo del nostro agire collettivo, orgogliose ed orgogliosi del nostro percorso passato, constatando la necessità di andare oltre, e aprire una nuova stagione di lotte e di esperienze comuni.
Abbiamo saputo reagire alle insufficienti e a volte offensive risposte provenienti dalla politica. Ora, serenamente, prendiamo atto che il quadro di riferimento è mutato.
Il nostro evolvere lungo questi ventidue anni, ci ha insegnato che i diritti non si proclamano, ma si conquistano, anche gradatamente, tenendo come punto fermo i valori che ci spingono ad un’avventura di cui si sentono partecipi tante persone lgbt.

1. I CAMBIAMENTI

Un nuovo cammino

Oggi ci poniamo un nuovo obiettivo di fondo: agire nella società per divenire con più determinazione soggetto politico di cambiamento. Questo significa occuparsi ancor di più di politica, rendere Arcigay più adeguata ai tempi, migliorando gli strumenti della formazione e del coinvolgimento diretto delle nostre socie e dei nostri soci. La politica che ci appartiene non resta inerme nei confronti dei drammi del mondo, ascolta la disperazione delle moltitudini senza dignità, senza cibo, senza alcun diritto. La politica che sentiamo di condividere guarda in faccia l’enorme oceano formato dalle lacrime dell’umanità, che non ha futuro, che è sull’orlo della catastrofe planetaria, a causa dell’ingordigia e della dissennatezza anche dell’Occidente, delle sue colpevoli storiche azioni, guerre, stermini. Siamo donne e uomini che collegano il proprio specifico con queste macro questioni mondiali, praticando la non violenza, la lotta contro ogni tipo di razzismo ed esclusione, contro il dominio, in ogni cultura e popolo, sulle donne e lo sfruttamento dei bambini. Ogni azione parte dal nostro vissuto e dalla necessità di rappresentare in ogni ambito, la conquista dei diritti individuali e di libertà, la dignità delle persone lgbt, come elementi irrinunciabili affinché il mondo sia più giusto.

Laicità

In questi anni abbiamo saputo essere protagonisti di un cambiamento sociale senza pari; il nostro agire è conosciuto, riconosciuto e in molti casi apprezzato. Arcigay completa con questo Congresso un’intensa stagione di iniziative politiche e sociali di forte impatto che ci hanno visto contrapposti, nostro malgrado, ad uno dei più intrusivi potentati politici e sociali presenti nel nostro paese: la gerarchia della Chiesa Cattolica. In Italia oggi, credenti e non credenti subiscono ancora le conseguenze dell’irrisolta anomalia che vede la guida spirituale della Chiesa Cattolica identificarsi anche con la massima autorità di uno stato teocratico. Sfruttando quest’ambiguità e strumentalizzando un ancora diffuso sentimento religioso e di rispetto nei confronti delle istituzioni cattoliche, le gerarchie hanno cavalcato i timori della gente suscitati dal processo di globalizzazione e, si sono fatte largo nel vuoto lasciato dalla liquefazione della prima Repubblica, ingaggiando una battaglia per la riconquista, in chiave anti-moderna, della supremazia morale e del controllo sociale del suolo italico. Il nostro protagonismo, la svolta segnata con la grande manifestazione del World Pride del 2000 e il successivo rafforzamento territoriale e culturale del movimento lgbt, si sono dovuti confrontare con un’esasperazione polemica da parte del Vaticano, che oggi nei fatti, vede in noi il suo principale avversario politico. La questione del riconoscimento dei diritti civili delle persone lgbt è vissuta dalle gerarchie cattoliche come una delle ultime trincee da difendere dopo essersi ritirati da quasi ogni altro fronte della modernità; essa ha assunto, infatti, un valore simbolico, che evoca la possibilità che l’Italia si emancipi definitivamente dal giogo politico vaticano. Non si tratta di una guerra tra laici e cattolici, ma di un attacco, pianificato e mosso con precisa determinazione dal Vaticano, teso ad interdire il riconoscimento dei diritti civili, e quindi la piena cittadinanza, a milioni di persone lgbt. Un attacco perseguito da un gruppo di potere organizzato in struttura piramidale, autoritario, che si identifica a seconda delle convenienze come gruppo di leader religiosi o come il governo di uno Stato straniero, sostenuto da un potente e ramificato sistema economico, oltre che dalla maggioranza del ceto politico italiano, che brilla per la propria inadeguatezza nella guida del paese. Sono proprio i partiti e i governi che osteggiano le politiche libertarie nel nostro Paese i nostri veri avversari, sia che il rifiuto delle nostre rivendicazioni avvenga su commissione, sia che sia frutto di servilismo. Siamo, quindi, protagonisti, insieme con altri soggetti, di una battaglia epocale per la difesa della laicità dello Stato, uno scontro che deve essere condotto senza esitazioni, ma allo stesso tempo con lucidità e senza prestare il fianco. Laicità che per sua natura non può che essere indeclinabile. Non esiste la “sana laicità”. Aggiungere aggettivi è solo un modo di svuotare il termine dei propri significati per attribuirvi una valenza esattamente opposta. La laicità o è o non è, non vi sono vie intermedie o mediazioni possibili e Arcigay non può che battersi con forza perché la Repubblica sia e resti laica, tanto nelle sue istituzione quanto nelle sue leggi. La difesa della laicità dello Stato rimane per noi una preoccupazione centrale, che deve vivere tutti i giorni dentro l’iniziativa politica e culturale di tutta l’Associazione.

Le risposte della politica

La nostra proposta sui Pacs è stata un’occasione storica di confronto aperto nella società e di relazione con i partiti e le istituzioni. Nel primo ambito i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Noi siamo stati artefici e protagonisti, in prima persona, di un dibattito culturale nel paese sulle coppie di fatto da cui usciamo vincitori. Nel rapporto con i partiti abbiamo dovuto registrare una complessiva arretratezza culturale e sociale. Abbiamo preso atto di un’oggettiva distanza tra le nostre aspirazioni e le volontà delle leadership politiche. Forse era inevitabile che un soggetto sociale, che con determinazione ha “invaso” il terreno principe delle formazioni politiche proponendo soluzioni agibili e responsabili, pagasse uno scotto. Quindi, come è facile prevedere, persino le minime richieste contenute nella proposta sui Pacs saranno deluse e, nonostante si attestino nell’alveo del riconoscimento di diritti umani, sono state strumentalizzate, stravolte e trasformate in proposte estremiste, destabilizzanti di un ordine sociale, che si vorrebbe identico a se stesso per sempre. La destra italiana e le parti clericali del centro sinistra hanno contrapposto al Pacs il pericolo dell’affermazione delle tre P: pornografia, pedofilia, poligamia. Si è eretta una cortina fumogena concertata dai settori più retrivi del cattolicesimo italiano, dei laici devoti, cui le sinistre, i laici liberali, non hanno saputo contrapporre con convinzione il vento liberatore dei diritti civili. Giudichiamo la proposta di legge presentata dal Governo, i DICO, e il complesso della discussione politica degli ultimi anni, come lontani dal nostro vissuto, insufficienti ed arretrati dal punto di vista normativo e del rispetto della nostra dignità personale e collettiva. Per noi non si tratta di un onorevole compromesso, ma di un provvedimento figlio dell’attuale fase italiana, contrassegnata da un pericoloso cedimento valoriale da parte della politica, di destra e di sinistra, a vantaggio dell’idea, sconfitta già dalla storia, che la chiesa abbia la supremazia sui valori e sui temi dell’autonomia personale.

Dentro la società

Per quanto riguarda Arcigay, l’orizzonte su cui da sempre muoviamo la nostra azione, è l’uguaglianza dei diritti, e a questa ci riferiamo con ancora più evidente chiarezza fin dal 9 febbraio 2006, quando l’Unione decise di licenziare nel proprio programma sette insignificanti e liquidatorie righe sul tema delle Unioni Civili. Tutto il movimento, che compattamente si è speso negli ultimi anni per l’approvazione della legge sui Pacs, ha convenuto nel documento di convocazione del Pride nazionale 2006 di Torino e nel successivo lancio della mobilitazione nazionale avvenuto il 14 gennaio 2007 che, pur non ignorando la necessità di un primo passo verso il riconoscimento giuridico delle coppie, sia necessario far vivere nella società e anche nel confronto con la politica, il complesso della piattaforma rivendicativa lgbt . E’ quindi evidente come si sia aperto un conflitto tra i valori e le istanze di cui siamo portatori e le proposte normative e le compatibilità strategiche della politica, che ci spinge a precisare con serietà distinzioni e distanze. Non si tratta di lasciare libero il campo e affidare ad altri soggetti il ruolo della rappresentanza, anzi, rivendichiamo per la nostra associazione, il ruolo di rete nazionale sindacale e politica, da cui non si può prescindere. Ai partiti spetta il compito di interpretare le spinte che provengono dalla società e di trasformarle in proposte legislative e di governo.
A noi spetta il compito di essere soggetto vivo della società, di organizzare le idee e le rivendicazioni partendo dal vissuto delle persone, per essere punto di riferimento di una comunità lgbt consapevole di poter costruire un grande movimento di liberazione culturale e sociale.
Un tempo si è concluso, ora si apre la stagione del pieno dispiegamento nei territori, nei luoghi dell’aggregazione, nei posti di lavoro, della soggettività lgbt. Vogliamo parlare in primo luogo ai quei milioni di lesbiche, gay, bisessuali e transgender cui troppo spesso ci riferiamo, ma che poco incontriamo ed ascoltiamo. Con loro, dobbiamo ragionare per divenire un reale, ampio strumento di cambiamento del paese. Questo significa avere minori attenzioni rispetto alle diatribe e al confronto dentro la politica dei palazzi e delle sedi istituzionali. Questo significa che il movimento, e in particolare Arcigay, non delegherà a nessun eletto ed eletta, la rappresentanza delle proprie idee e proposte. Non ci sono filtri o camere di compensazione: agli eletti il compito di condurre la dura lotta dentro i propri partiti e alleanze affinché questi si facciano carico delle riforme legislative; al movimento, e quindi anche ad Arcigay, il ruolo di rappresentanza di tutta la pluralità delle rivendicazioni politiche, sociali, culturali della comunità lgbt, di farle vivere e diventare popolari e maggioritarie nella società.
C’è un popolo lgbt che ci attende, che deve trovare in Arcigay un luogo dell’accoglienza e della solidarietà, della condivisione e delle emancipazioni. Il nostro primo, centrale, irrinunciabile compito è quello di far prendere la parola a tutti i nostri fratelli e sorelle, sostenerli nei percorsi della visibilità e dell’auto affermazione.

Le nostre proposte

Il Pacs è ormai un acronimo conosciuto in tutto il paese, ma quasi nessuno, neppure dei politici che ne parlano, sa di cosa veramente si tratti. Arcigay ha, attraverso la proposta di Franco Grillini, fatto vivere una stagione straordinaria di protagonismo a tutto il movimento. Ora che, almeno in questa legislatura, non si approverà alcun Pacs, dobbiamo saper evolvere la nostra azione. Lo strumento giuridico del Pacs, rimane un’ottima proposta, ma purtroppo la politica, forse, ne comprenderà la portata in un lontano futuro. Nell’oggi ci confrontiamo con soluzioni non adeguate ed arretrate. Come fu già durante la campagna per i Pacs, ma ora con maggior vigore, ripresentiamo il conto al ceto politico italiano rilanciando sulla questione di fondo: parità di diritti. Le attuali proposte in campo potrebbero forse risolvere alcuni aspetti giuridici per le convivenze eterosessuali, ma in alcun modo affrontano il nodo politico del riconoscimento della dignità sociale delle persone omosessuali. Abbiamo fatto bene a mettere all’ordine del giorno, con i Pacs, il tema di un riconoscimento giuridico delle coppie, indifferentemente dal loro orientamento sessuale. Ma ora è giunto il tempo di impegnarci per il pieno riconoscimento dei nostri diritti individuali e di coppia. Dentro il movimento è presente da tempo il dibattito se sia più giusto chiedere il matrimonio per tutti od orientarsi sulla rivendicazione di un istituto identico. Entrambe le posizioni sono sostenute da argomentazioni serie. Come Arcigay pensiamo che la proposta della parità di diritti non possa che esplicitarsi nella richiesta di uguaglianza formale e sostanziale per le nostre coppie. Richiediamo quindi che l’accesso al matrimonio civile sia garantito anche alle coppie dello stesso sesso e riteniamo che la creazione di un istituto giuridico equivalente al matrimonio e riservato alle sole coppie omosessuali sia una scelta da considerare, ma solo come seconda opzione, qualora il matrimonio per tutti non fosse ottenibile.

Le famiglie

Per dare forza alla nostra battaglia sulle Unioni Civili, Pacs, matrimonio, è indispensabile un protagonismo ancora più esteso nelle coppie lgbt. Facendo tesoro della giovane esperienza della Liff, va individuato un percorso vero di una rete nazionale di coppie disposte all’impegno della testimonianza. Arcigay, insieme con Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno, Liff, deve potenziare l’iniziativa politica sul tema del riconoscimento giuridico delle famiglie omosessuali, consapevole che si tratta di uno dei terreni politici e sociali più importanti. Tutti noi riconosciamo l’importanza di crescere in una famiglia che ci ami, ci sostenga, ci trasmetta valori alti, rispetto, tolleranza. Arcigay ritiene che le famiglie debbano essere sostenute, nella ricchezza delle loro diversità, e che i genitori non possano essere lasciati soli. Per questo Arcigay intende continuare la lunga, bella e importante collaborazione con AGEDO per aiutare i genitori a tenere sempre al primo posto il bene dei propri figli, anche di quei tanti e tante adolescenti che scoprono il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere. Arcigay sostiene con forza i diritti dei bambini. Di tutti i bambini. Di quelli che vivono in una famiglia tradizionale come di quelli che crescono con un solo genitore, di quelli che hanno due genitori dello stesso sesso come di quelli che purtroppo sono senza genitori. Proprio perché crediamo davvero e profondamente nella tutela dei diritti dei bambini, non possiamo tacere di fronte a chi ci accusa di essere genitori meno amorevoli o meno capaci perché siamo gay, lesbiche o trans. Non possiamo non reagire ai luoghi comuni che ci indicano come non all’altezza di fornire esempi e modelli positivi per una crescita sana e normale dei nostri figli. Non possiamo non essere estremamente preoccupati per i diritti minacciati dei nostri figli. Il diritto a non essere discriminati, il diritto alla stabilità e continuità degli affetti, il diritto ad essere protetti, curati, educati e sostenuti economicamente da due genitori. Vogliamo essere accanto e sostenere Famiglie Arcobaleno nel dibattito che ha responsabilmente avviato per vedere garantiti i diritti dei bambini, che vengono prima di qualsiasi ideologia.

C’è un compito in più che ci affidiamo

C’è un compito in più che ci affidiamo oltre alla indispensabile attività politica: dotare l’intera comunità di una rete di servizi e luoghi ramificata nei territori, nelle specificità di interesse culturale e sociale, di aggregazione, di affinità generazionale, di genere, di identità, vogliamo percorrere anche nell’ambito politico strade nuove, che lascino aperte ipotesi sperimentali, come la possibilità di impegno diretto ad alcuni appuntamenti elettorali.

2. IL VISSUTO GAY E LESBICO

I gay e le lesbiche italiane

Ma i buoni propositi hanno bisogno di buone gambe e di analisi oggettive. E’ necessario, quindi, riconoscere noi stesse e noi stessi nella società. Nel nostro Paese, per le peculiarità storiche e geografiche ci sono modi diversificati di vivere l’omosessualità, da quelli delle grandi città a quelli dei piccoli borghi, passando per una vasta e frammentata provincia. Ad una più diffusa visibilità lgbt, fa da contrappeso una preoccupante permanenza nell’area grigia della clandestinità della maggioranza delle persone omosessuali. Il movimento continua ad essere un rumoroso avamposto, seppur rafforzato ed arricchito negli ultimi anni di nuovi presidi territoriali e di una rilevante presenza sui media. Il nuovo protagonismo delle coppie, le campagne culturali e sociali, le grandi manifestazioni, i Pride, rappresentano un evidente sviluppo e ampliamento della soggettività politica omosessuale. Ma troppi gay e tante lesbiche si sentono distanti da queste pratiche, in molti casi le avversano anche pubblicamente, e tutto ciò non può essere spiegato né liquidato con atteggiamenti di superiorità. Ci dobbiamo interrogare con più umiltà, partendo dalla constatazione che il nostro agire collettivo ha garantito l’esplosione culturale della questione omosessuale, ma non ha ancora inciso nel profondo nel vissuto delle persone omosessuali. Basandoci su stime più o meno esatte, possiamo oggi evidenziare che, a fronte di un popolo lgbt formato di più o meno 3-4 milioni di persone, il movimento ne riesce a coinvolgere, nelle sue varie articolazioni politiche, aggregative, culturali e ludiche circa 200/300 mila. Se poi approfondiamo l’analisi, in Italia, oggi, il movimento lgbt può contare su circa 20-30 mila militanti nel senso classico della parola. La rete complessiva del movimento è formata da circa 150-200 sigle associative territoriali, politiche, sociali, culturali, di una decina di imprese editoriali, di siti internet, di alcune attività nel campo del turismo e dei servizi. Nel nostro territorio operano inoltre, circa 250/300 tra circoli privati, locali pubblici, rivolti esclusivamente o in parte al target lgbt, senza dimenticare gli importanti eventi estivi del Gay Village e di Torre del Lago. Ancora troppo poco.

Giovani generazioni

Dentro i processi della trasformazione sociale, della vasta sensibilità solidaristica, è necessario che Arcigay incontri la comunità lgbt, ne solleciti l’impegno, ne interpreti le aspirazioni. Partendo dalle ragazze e dai ragazzi, da una generazione non rappresentata, resa insicura in un mondo a rischio di implosione, retoricamente sollecitata a adeguarsi alla modernità tecnologica e flessibile e in verità ridotta a mera consumatrice di beni e servizi troppo cari, impossibilitata a costruire un futuro proprio perché non adeguatamente formata, non adeguatamente retribuita, non adeguatamente orientata. Una generazione che si vorrebbe asservita alle teorie neo conservatrici, che intendono ingessare e dominare l’autonomia personale e collettiva dei giovani, e allo stesso tempo rendere loro la vita difficile, ricattabile, permanentemente dipendente dalle poche concessioni delle oligarchie, delle baronie universitarie, delle caste professionali, dei ceti politici costruiti per cooptazione.
In questo quadro le nuove generazioni lgbt sono ancora più esposte al ricatto, alla discriminazione, all’emarginazione, così come dimostrano tutte le ricerche sociali degli ultimi anni. In particolare sui luoghi di lavoro e nella scuola gli episodi di discriminazione, anche violenta, aumentano in modo preoccupante. Per questo ribadiamo la richiesta di modifica del recepimento della Direttiva europea 78/2000 in materia di discriminazione sul posto di lavoro. Allo stesso modo chiediamo al governo un reale coinvolgimento nelle politiche di prevenzione e contrasto del bullismo, che passano anche attraverso reali strumenti di formazione dei docenti e degli studenti sulla diversità, gli orientamenti sessuali, le identità di genere. Aver voluto in questo campo portare il nostro specifico dentro le organizzazioni giovanili nazionali ed internazionali, ci ha permesso di ampliare la nostra visione, di comprendere meglio i mutamenti in atto e, allo stesso tempo, di contaminare le politiche generali giovanili con le nostre esperienze. Proprio dalla lettura non ideologica dell’esperienza concreta di milioni di ragazze e ragazzi, deriva la nostra determinazione ad invocare un cambiamento vero delle politiche sociali italiane, in coerenza con ciò che sta avvenendo in tanta parte d’Europa. Sentiamo come urgente l’aggancio a quella “socialità dei diritti”, che nel vecchio continente ha saputo coniugare tecnologia, quindi modernità, nuove organizzazioni del lavoro e dei tempi, ai talenti delle nuove generazioni realmente orientate da buone politiche formative e di solidarietà, alla tolleranza, intesa come presa d’atto del pluralismo della compagine sociale, delle culture, delle formazioni familiari. L’ottimo lavoro svolto in questi anni dai nostri gruppi giovani deve continuare ed è necessario sostenere l’evoluzione dell’esperienza territoriale per far crescere un vera e propria rete dentro l’associazione.

Il protagonismo femminile

Guardando al panorama politico europeo e non solo è evidente che allo stesso modo con cui è scesa in campo una nuova generazione di impegno sociale, contraria allo sfruttamento selvaggio ed egoistico delle risorsi naturali, che si interroga sui processi distorti della globalizzazione, che ritiene indispensabile agire in modo diretto ed immediato sulle ingiustizie sociali, dentro i fenomeni della disgregazione, dell’emarginazione, delle nuove povertà, l’altra faccia del mutamento in atto si esprime nella conquista da parte delle donne di un inedito protagonismo. Che si evidenzia nell’assunzione diretta della leadership politica, ma che si sviluppa soprattutto da una paziente relazione fra le donne e un’espansione anche in territori ostili delle idee e delle rivendicazioni dei movimenti femminili e femministi. Le donne sono tornate a prendere la parola, e questo rappresenta una concreta speranza affinché le società tutte si dotino di strumenti di riequilibrio della giustizia sociale, della rappresentanza civile, della condivisione realmente democratica.
La verifica quotidiana di un patto politico con Arcilesbica, la nostra relazione con i movimenti femminili italiani, primo fra tutti Usciamo dal Silenzio, il protagonismo femminile dentro i nostri Comitati Provinciali, interrogano oggi Arcigay rispetto alla sua fisionomia attuale e alla sua capacità di interpretare la realtà non in modo unilaterale e maschio centrica. Dentro la nostra storia si sono vissute stagioni di pratiche orizzontali paritarie tra i generi, poi l’autonomizzazione di Arcilesbica nel 1996 ha identificato Arcigay come associazione quasi esclusivamente maschile. Gli anni successivi, soprattutto gli ultimi due Congressi nazionali, hanno nuovamente cambiato questa rappresentazione: oggi molte donne e ragazze sono dirigenti territoriali di Arcigay, responsabili di settori di lavoro e di militanza attiva, preservando il loro apporto specifico di genere. Dobbiamo proseguire nella valorizzazione del protagonismo femminile dentro Arcigay. Recentemente si evidenziano spinte per la costruzione di una rete orizzontale di relazione tra le nostre socie. Questi ed altri strumenti, oltre che un’adeguata rappresentanza negli organismi dirigenti, rappresentano un’opportunità, nel rispetto di ciò che si è determinato in questi anni, di costruire per il futuro uno strumento gay e lesbico comune, paritario, rispettoso dei generi, delle specifiche elaborazioni culturali e politiche.

Il Sud

C’è un nuovo mondo che è pronto a spendersi per guarire il nostro Paese dai guasti storici dell’illegalità diffusa, delle periferie abbandonate, degli organi dello Stato assenti e corrotti, delle istituzioni culturali e formative insufficienti e non adeguate. Da un Sud soffocato dalla trasformazione moderna delle mafie regionali ed internazionali. In questi territori germogliano associazioni e gruppi della speranza concreta, dentro queste realtà i nostri fratelli e le nostre sorelle vivono una condizione difficile; per questo è nostro imperativo morale proseguire nell’azione di costruzione della nostra presenza là dove, da troppo tempo, mancano gruppi lgbt o, peggio, dove mai si sono aperte sedi del movimento. Si tratta di intere regioni, di un pezzo del Paese indispensabile affinché l’intera cittadinanza lgbt possa finalmente essere riconosciuta, del contributo di migliaia di persone indispensabile per la nostra associazione. La costruzione di una rete diffusa di Comitati Arcigay nel Sud, è il segnale concreto che la nostra Associazione intende con pazienza e caparbietà essere rappresentativa di tutta la pluralità di vissuti lgbt italiani.

Cittadinanze disperse

Come sappiamo la gran parte delle persone omosessuali vive in un’immensa e frammentata provincia. Gli strumenti tecnologici, Internet in primis, hanno accorciato le distanze. Gay e lesbiche viaggiano e ricercano in tutti i modi di uscire dal guscio dei centri piccoli e medi. Ma il miglioramento della vita concreta non è sufficientemente diffuso, permangono enormi sacche di isolamento sociale, di violenza e discriminazione, tanto nel profondo Sud, quanto nel profondo Nord. Il nostro sforzo organizzativo teso a portare la nostra Associazione in prossimità dei piccoli e medi centri, sta proseguendo. Ci sono fasce di cittadine e cittadini lesbiche e gay che hanno bisogno di una nostra maggiore attenzione, in particolare i giovani e le giovani e i gay e le lesbiche anziani. Si notano, in questo ultimo caso, anche forme di auto organizzazione sociale interessante, che passa attraverso attività ricreative e ludiche che consentono, come accadeva nei due secoli passati, di costruire reti di socializzazione. Visti gli oggettivi dati demografici, è necessario per Arcigay costruire un pensiero e un’azione rivolta alle cittadinanze disperse, e in particolare alle persone anziane.

Transgender

Donne, uomini, gay, lesbiche, transgender sono uniti da un comune impegno per il mutamento sociale e politico, consapevoli di essere portatori di pluralismo e di diverse sensibilità. Le persone transgender che più dei gay e delle lesbiche hanno il diritto e dovere di prendere la parola, hanno subito spesso atteggiamenti di sufficienza e fastidio dentro il movimento. Alle persone transgender dobbiamo molto e allo stesso tempo abbiamo saputo dare così poco. Arcigay ha cercato negli ultimi anni, attraverso una nuova relazione con le organizzazioni trans, di condividere aspirazioni e politiche. Nel nostro Paese le associazioni trans svolgono un compito sociale di grande valore, pur nelle difficoltà determinate da odiosi pregiudizi e scarsità di risorse.
Arcigay sostiene con convinzione la piattaforma rivendicativa transgender. Di più, Arcigay auspicherebbe che tutte le persone trans dessero liberamente contenuto e gambe ad una grande organizzazione trasgender italiana. La nascita di una grande organizzazione transgender non può però che partire dal vissuto e dal contributo delle persone transgender stesse.

3. ARCIGAY NEL MOVIMENTO

Il movimento

Per rispondere appieno a questi nuovi obiettivi sono necessari alcuni elementi di chiarezza. In primo luogo Arcigay, in coerenza con la sua storia, ritiene l’unitarietà del movimento un bene da preservare e promuovere in ogni sede. Dentro il variegato arcipelago lgbt italiano convivono differenti opinioni e strategie che vanno rispettate. Si sbaglierebbe a ridurre tutto nell’ipotetico confronto tra due linee politiche, una riformista e l’altra antagonista. Dentro Arcigay, per esempio si confrontano da sempre idee e posizioni differenti fra loro, ma che hanno trovato sempre una sintesi positiva nella semplice e sempre attuale definizione, per cui la nostra associazione ha come sua mission la difesa e la promozione dei diritti e della dignità delle persone lesbiche e gay. Come Arcigay siamo e restiamo un soggetto politico radicalmente riformista, pronto ad organizzare, insieme all’attività istituzionale ed associativa, azioni dirette e di disobbedienza civile, non violente, adatte a rispondere alla fase storica nella quale ci troviamo. Allo stesso modo, gruppi e associazioni provenienti da altre storie e pratiche, condividono questa strategia di fondo e hanno con noi un rapporto stretto di collaborazione. In primo luogo Arcilesbica, associazione “sorella”, con cui negli ultimi anni abbiamo saputo riprendere un cammino fecondo e positivo. Il patto di consultazione tra Arcigay ed Arcilesbica, la condivisione della battaglia sui Pacs, la realizzazione di iniziative, campagne e progetti comuni, hanno consentito un percorso che ora può maturare verso nuovi obiettivi.

Proposte di unità

Nel prossimo futuro, partendo dalle esperienze comuni, si può tratteggiare una diversa relazione dentro il movimento, creando un coordinamento nazionale dei gruppi lgbt, attraverso tappe e regole condivise. Dalla relazione tra Arcigay ed Arcilesbica, con le altre reti nazionali e, alle storiche associazioni presenti in importanti città italiane, che potrà poi espandersi in tutto il territorio. Ognuno deve mantenere autonomie, specificità, ma è innegabile che sia urgente costruire una stabile rete di condivisione sulle strategie di fondo del movimento dei prossimi anni. Dopo il tumultuoso periodo vissuto nei mesi scorsi, l’arcipelago lgbt italiano deve saper trarre una lezione di fondo: mentre noi eravamo impegnati a far vivere un conflitto interno, i nostri avversari consolidavano posizioni e portavano a segno diversi risultati, che rischiavano di compromettere anni di presenza forte delle nostre idee nella società italiana. La faticosa e positiva azione di espansione politica e territoriale di Arcigay, che ha dato evidenti risultati, non ci rende autosufficienti. Come abbiamo sempre fatto, dobbiamo impegnarci ancor di più sul terreno del confronto reciproco fra le esperienze del movimento, tentare di ricucire strappi o incomprensioni. Proprio perché siamo Arcigay abbiamo il compito di perseguire con tenacia proposte di unitarietà e collaborazione, così come abbiamo saputo dare prova nella preparazione e l’incontro del 14 gennaio 2007.

Il movimento internazionale

Con lo stesso spirito, unitario e costruttivo, dobbiamo proseguire la nostra partecipazione al movimento internazionale, in primo luogo nell’ILGA, in ILGA-Europe, in IGLYO e nell’EGLSF. L’associazionismo internazionale ha beneficiato in questi anni del sostegno e dell’apporto di idee e competenze italiane. Allo stesso tempo Arcigay ha trovato appoggio, stimoli, professionalità, opportunità dalla sua azione internazionale che non potrà quindi che proseguire lungo il solco tracciato in questi anni.

4. STRATEGIE SPECIFICHE

Cultura, culture

Come giustamente più volte è stato sottolineato dentro il movimento, le parole gay, lesbica, transgender non possono coniugarsi al singolare. Le pluralità non devono essere soffocate, nemmeno dentro l’urgenza storica di conquistare primi diritti minimali di cittadinanza. In questo senso, è insufficiente dentro Arcigay una riflessione diffusa sulle culture lgbt, sulle diverse espressioni sessuali, sulle aggregazioni per interesse. Più in generale è mancata una politica culturale, anche per non verticalizzare un tema storicamente orizzontale. Ma questo ha anche determinato un assenza di confronto e soprattutto di scambio tra le nostre esperienze, ha fatto intendere una sottovalutazione da parte nostra dell’enorme patrimonio intellettuale di cui disponiamo. Tanti e tante docenti universitari, intellettuali, scienziati, scrittori, giuristi, storici, uomini e donne, consultano i nostri Centri di Documentazione, sono coinvolti nelle nostre iniziative sulla Memoria, sull’omofobia, sul contrasto alle teorie teo-con. Ma allo stesso tempo, Arcigay non si è fatta diretta promotrice di una ricerca di tipo storico, un libro, un video, negli ultimi 10 anni. È imperativo recuperare il tempo perduto. Deve essere impegno dell’associazione da questo Congresso e con gli strumenti più opportuni creare e sviluppare sinergie con il mondo della cultura, dell’università, della ricerca, dei media, per riportare nella storia il vissuto e la memoria delle persone omosessuali, per costruire una coscienza sul nostro passato che sia una base solida per il cammino che ancora ci aspetta, per portare i dati della scienza in un dibattito sull’omosessualità altrimenti solo ideologico ed avulso dalla realtà, per sviluppare un discorso psicologico, sociologico, antropologico sui gay, le lesbiche e sulle nostre famiglie che parta dal nostro vissuto, per dotarci degli strumenti necessari nel confronto con la Chiesa Cattolica e con le altre realtà religiose, per far crescere una forte e autentica cultura giuridica dei diritti e dell’inclusione, per far sviluppare innanzitutto al nostro interno un’attenzione e comprensione del vissuto di chi vive discriminazioni multiple come le persone lgbt disabili e le persone lgbt migranti, per fare riconoscere le culture lgbt come parte dell’intercultura.

Strategia per la comunicazione

Le persone lgbt sono percentualmente il gruppo più attento al sistema complesso della comunicazione e dell’informazione. Arcigay stessa, grazie allo sviluppo della rete Internet, ha potuto riorganizzarsi e svilupparsi. I mass media hanno ricoperto in questi anni un ruolo di grande rilievo nel dare risonanza alle nostre rivendicazioni, utilizzandole anche in modo strumentale, per alimentare campagne di stampa avverse o ignorando sistematicamente il nostro punto di vista. In generale il rapporto tra la questione omosessuale e gli organi di informazione è positivo, fatte salve le grandi reti televisive pubbliche e private. Certo permangono ampie zone di omofobia nei mass media di provincia e appartenenti all’area culturale e politica del centrodestra, ma sono indubbi i passi in avanti fatti in questi anni. Per quanto riguarda le grandi reti televisive, è urgente aprire una vertenza democratica, che viva anche di campagne di protesta, tra l’altro già sperimentate, e che hanno dato i loro frutti. Al nostro interno è inoltre necessario rafforzare non solo la comunicazione rispetto alle nostre posizioni e iniziative, ma anche costruire un rapporto più continuativo e costante con le grandi agenzie dell’informazione, le grandi testate nazionali, gli uffici stampa e i singoli giornalisti. Bisogna valorizzare il diffuso patrimonio di esperienze e lavoro del territorio, dei singoli settori di lavoro, della rete delle coppie.

Salute

Insieme a tutti questi elementi vogliamo ribadire che per Arcigay i temi della salute, della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, della sieropositività, dell’Aids, rimarranno questioni di cui stabilmente ci occuperemo, consapevoli che vanno ulteriormente destinate risorse finanziarie interne e sollecitate risorse dagli enti pubblici. Ma questo non basta. E’ indubbio che negli anni recenti si è ampliato un preoccupante rilassamento dentro la comunità lgbt, che ha colpevolmente influenzato la nostra azione. Mentre ci apprestiamo a dar seguito ad un impegno assunto ben due Congressi fa, quello di distribuire gratuitamente i preservativi in tutti i Circoli ricreativi affiliati, dobbiamo sapere che ben altre sono le politiche da mettere in campo. Prima fra tutte una reale e diffusa campagna di alfabetizzazione rivolta alle nuove generazioni, cadute nella trappola del tramonto di un ciclo aggressivo delle malattie sessualmente trasmissibili. I dati in nostro possesso, a partire dalla bellissima esperienza di Modidi, ci descrivono una comunità lgbt ignorante dei rischi, per troppi aspetti irresponsabile, e ingannata dagli stereotipi dei corpi modellati e perfetti, immuni alle malattie. Dobbiamo assumerci la nostra parte di responsabilità, rafforzando in maniera visibile e permanente il nostro dovere di informare e formare i giovani e i giovanissimi, ma anche i troppi gay maturi che abbassano la guardia, tranquillizzati dagli insistenti messaggi che prospettano come in arrivo una cura definitiva per l’Aids e non prendono in minima considerazioni le altre malattie a trasmissione sessuale. Allo stesso tempo dobbiamo lavorare per includere attivamente nelle nostre politiche sulla salute un’attenzione positiva e il sostegno per le persone sieropositive o in Aids, per combattere le discriminazioni che subiscono e l’esclusione sociale di cui sono vittime, anche nella nostra comunità. Bisogna aprire una vera e propria vertenza con il Ministero della Salute: abbiamo bisogno di risorse per la distribuzione diffusa e continuativa dei preservativi, per mettere in campo campagne mirate dentro i locali e nei luoghi di approccio sessuale, per dotare i Comitati Provinciali di materiale informativo e di prevenzione. Insieme ai ministeri dell’Istruzione Pubblica, delle Politiche Giovanili e dello Sport, bisogna sviluppare una strategia nuova, che superi il complice ritardo delle istituzioni formative sui temi dell’educazione alla salute e dell’informazione sessuale.

Sociale e terzo settore

Arcigay ha una forte vocazione a lavorare nel sociale. Le linee di telefono amico, i gruppi di socializzazione e di autoaiuto, le iniziative di formazione, l’impegno nelle scuole, sono tante sfaccettature del desiderio dei nostri soci e delle nostre socie di essere d’aiuto, di prestare sostegno ai tanti gay e alle tante lesbiche che hanno bisogno di sostegno, che vivono con difficoltà il proprio percorso di accettazione, che soffrono per i pregiudizi e le discriminazioni, che sono a rischio di esclusione sociale. È nostro dovere far crescere e rafforzare la rete dei servizi che offriamo, tenendo sempre al centro gli utenti ultimi dei nostri servizi e lavorando per assicurare standard elevati di qualità. Ma non tutti i gay e le lesbiche in difficoltà si rivolgono a noi, né possiamo pensare da soli di rispondere soddisfacentemente ai bisogni delle persone nelle nostre comunità. È fondamentale perciò sviluppare competenze e strategie per renderci sempre più raggiungibili da tutti. Allo stesso tempo non è però accettabile che la responsabilità della risposta ai bisogni delle persone omosessuali poggi solo sulle nostre spalle. Sia per una perdurante discriminazione, sia per mancanza di strumenti, la maggior parte dei servizi sociali e sociosanitari, sia pubblici sia del privato sociale, non sono attrezzati ad affrontare in modo adeguato il disagio legato all’orientamento sessuale. Forte deve essere la nostra azione affinché le esperienze positive sviluppate in questi anni di sinergia tra l’associazionismo omosessuale ed i servizi sociali e sociosanitari diventino un esempio e uno stimolo in tutto il paese. La nostra lotta all’esclusione sociale delle persone omosessuali non può però limitarsi all’azione sul disagio, ma deve essere proiettata verso la creazione delle condizioni dell’accoglienza, in primo luogo proprio attraverso il mondo dell’associazionismo. Per questo sarà necessaria una nostra forte presenza negli organismi in cui si ritrovano le associazioni impegnate nel sociale, in primo luogo al Forum del Terzo Settore, e creare ponti e sviluppare i nostri rapporti con le associazioni delle persone migranti e delle persone disabili.

Mondo del lavoro e dell’impresa

Nel tempo abbiamo saputo mantenere e far crescere, seppure con alcune difficoltà, un rapporto positivo con alcuni sindacati. In particolare la CGIL si è dimostrata un sostenitore fondamentale delle istanze avanzate dal movimento. Ci sono però ancora grandi potenzialità che non si sono espresse nel rapporto tra Arcigay e sindacati. La lotta alle discriminazioni nell’accesso e sul luogo di lavoro è un terreno comune naturale, manca però nel sindacato una competenza diffusa specifica sui temi dell’orientamento sessuale, troppo facilmente abdicati a servizi specifici come gli Uffici Nuovi Diritti della CGIL, e manca da parte nostra la capacità di declinare il tema delle discriminazioni nei modi e nelle forme più adatti per inquadrarli in un’ottica sindacale. Si tratta di rafforzare la capacità di difesa dei singoli discriminati. Ma si tratta anche di sviluppare un’azione positiva di non-discriminazione e di riconoscimento delle relazioni di coppia in sede di contrattazione, come un importante e qualificante elemento su cui battersi. D’altra parte anche le nostre relazioni con i datori di lavoro sono state estremamente circoscritte. Esistono già in Italia aziende, nazionali e internazionali, che hanno adottato politiche chiare e certe contro le discriminazioni e che hanno esteso i benefici delle coppie sposate anche alle coppie non sposate dello stesso sesso. È nostro dovere riconoscere questi importanti segnali e promuovere politiche simili nelle maggiori aziende. La diversità è una ricchezza non solo a livello culturale, ma anche su un piano molto concreto. Le aziende che lo hanno compreso e hanno agito di conseguenza ne stanno traendo benefici sostanziali. Sta a noi saper proporre il tema dei diritti anche alle imprese e creare le condizioni perché creino un ambiente accogliente ed inclusivo per i propri dipendenti, perché ci sostengano nella nostra azione, perché essere imprese aperte e inclusive sia motivo di orgoglio da rivendicare pubblicamente.

5. L’IMPEGNO ORGANIZZATIVO

Relazione con la società

Una riforma organizzativa, come abbiamo sperimentato, ha bisogno di una piena condivisione politica, che parta dai nostri vissuti. Se in questi anni siamo riusciti ad ampliare fortemente il nostro radicamento è perché siamo stati convincenti sul terreno politico, a partire dalla campagna sui Pacs, che ha fatto scendere in campo una nuova generazione di ragazze e ragazzi che hanno interpretato correttamente il senso di quella battaglia: aprire una nuova stagione di riforme di diritti civili e libertà individuali. Il riconoscimento giuridico delle coppie, è diventato il simbolo di un’inquietudine positiva che attraversa la società italiana, in particolare delle giovani generazioni. Ora allo stesso modo, partendo dalla piattaforma rivendicativa “Uguali diritti, pari dignità”, dobbiamo proseguire nell’essere punto di riferimento di ampie fasce della popolazione che non vogliono subire passivamente il conservatorismo (anche generazionale) dei ceti politici, delle classi dirigenti, delle gerontocrazie cattoliche.

I territori forza di Arcigay

Dentro Arcigay sono cresciuti gruppi di interesse, come quelli giovanili, di relazione per campagne come quelle contro l’omofobia, sulla memoria storica, per la giornata del 13 gennaio, che hanno favorito scambi tra realtà differenti, pratiche orizzontali di cui bisogna far tesoro. Il nostro impegno sui temi della salute, con l’attivazione di progetti ministeriali e con gli enti locali, con le istituzioni scolastiche, di relazione con l’associazionismo diffuso per la costruzione di attività culturali e sociali di grande valore, di rafforzamento dei servizi di telefono amico e consultoriali, sono tutti segni tangibili che Arcigay sta perseguendo le indicazioni provenienti dai due passati Congressi nazionali: divenire un’associazione di servizio e di aggregazione territoriale.
Per questo vogliamo in occasione del Congresso dare ulteriore forza al nostro progetto politico. In primo luogo aprire il conflitto con la politica italiana, significa come già detto posizionarci sul terreno della contrattazione verso le istituzioni, con modalità di autonomia e salvaguardia del patrimonio storico e politico di Arcigay, una contrattazione che avvenga a tutti i livelli nazionale e locale, perché la nostra visibilità politica sia percepita in ogni città.
Un nuovo segnale della nostra autonomia, che lanciamo da questa assise, è la netta e statutaria distinzione fra i ruoli di rappresentanza nazionale associativa e la legittima assunzione di responsabilità di persone lgbt nei partiti, o di assunzione di cariche elettive. Inoltre, il prossimo Consiglio Nazionale, dovrà rappresentare la complessa crescita territoriale e di esperienze, avvenuta negli ultimi anni, come bisognerà tener conto di una necessario ricambio generazionale. Infatti, i tempi sono maturi affinché, chi in questi anni è stato protagonista nel Paese e nei territori della crescita quantitativa e qualitativa di Arcigay possa dare un contributo allo sviluppo nazionale dell’associazione.

Soci e socie in relazione con Arcigay

Tra i punti di maggior attenzione, sottolineiamo la prosecuzione di un percorso politico di rapporto diretto tra i socie e le socie e i Comitati Provinciali. Dopo la prima fase di attribuzione degli iscritti ai Comitati, bisogna ora costruire gli strumenti per una vera comunicazione. Strategico in questo senso è il definitivo passaggio dall’attuale sistema elettronico off line a quello on line. La partecipazione attiva delle persone iscritte alla nostra associazione è uno degli veri snodi principali del mutamento profondo che Arcigay sta attraversando. Nel prossimo periodo, il nuovo Consiglio Nazionale e gli organismi operativi di Arcigay, tracceranno il proseguimento di questo lavoro, iniziato circa quattro anni fa e che dovrà portare nel più breve tempo possibile ad un’estensione della comunicazione e delle relazioni tra l’associazione e i suoi soci.

Le priorità strutturali

C’è ancora molto da fare e, attraverso il confronto nei Congressi Provinciali e durante i lavori del Congresso nazionale, la nostra rete territoriale potrà, utilizzando la pratica della messa in rete delle esperienze fin qui svolte, indicare ulteriori traguardi da raggiungere. In generale si può dire, che sono prioritari: a) l’estensione della rete dei Comitati Provinciali, anche attraverso una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei Comitati più grandi; b) una migliore strutturazione di Arcigay in dipartimenti tematici, che possono fare tesoro delle esperienze territoriali, coinvolgere i Comitati ed essere di stimolo al loro lavoro, operare in modo più incisivo ed efficace a livello nazionale.
c) la costituzione di un Gruppo operativo nazionale di sostegno alla nostra azione nazionale, ma anche territoriale, rispetto all’organizzazione, alla formazione, all’attivazione dei progetti con gli enti pubblici, all’avvio di un serio lavoro di fund raising, di consulenze legali e di orientamento finanziario; d) una riqualificazione ed estensione del Circuito ricreativo; e) il proseguimento di una politica di migliore distribuzione delle risorse che da una parte rafforzi le strutture nazionali e dall’altra aiuti l’organizzazione territoriale.

Arcigay in transizione

Forte di circa 180mila soci e socie, Arcigay è presente in 16 regioni, con 40 comitati provinciali, circa 70 sono le associazioni affiliate ricreative. Ebbene, dobbiamo evidenziare che gli enormi passi in avanti fatti in questi anni, non sono ancora adeguatamente rappresentativi di una complessità sociale presente nel paese. La riforma organizzativa, ancora da completare, ci ha resi più forti e presenti, ma sconta ancora resistenze culturali, condizionamenti del passato, interpretazioni riduttive sui compiti che ci siamo prefissi. Ancora ci attardiamo in riflessioni che fanno trasparire paure e riserve rispetto all’attuale strutturazione vissuta come eccessivamente verticale, simile ai partiti, dove le orizzontalità sono poste in secondo piano. E’ bene anche in questo Congresso ribadire che la strada imboccata con la trasformazione della rete dei Circoli in rete dei Comitati Provinciali, è stata sollecitata proprio dall’esigenza di rendere davvero democratico uno strumento che per evoluzioni successive non aveva mai sciolto il nodo della partecipazione diretta e coinvolgente di tutti i suoi soci e le sue socie. Il tema oggi, è quello di riempire di luoghi ed azioni orizzontali di partecipazione la cornice statutaria di cui ci siamo dotati, nella consapevolezza che il nostro enorme bacino di socialità aggregativa è il primo dei mondi su cui intervenire. Le poche e mirate esperienze svolte in questo campo, ci dicono, quante energie e risorse abbiamo a disposizione. La distinzione ideologica tra il gay impegnato e il gay fruitore dei locali, ci ha impedito per troppo tempo di guardare in faccia la realtà: siamo un popolo in cammino, che ha bisogno di tutte e tutti noi, senza pregiudizi, atteggiamenti di superiorità e di separatezza.

Proponiamo un nuovo agire al popolo lgbt

Con questo Congresso Arcigay lancia una sua proposta al popolo lgbt: vieni dentro Arcigay, scompagina le ritualità e le certezze, aiutaci a cambiarci! Dai Comitati Provinciali, alle Associazioni Affiliate Arcigay vuole proporre una grande stagione della partecipazione lgbt che renda l’associazione veramente rispondente alle aspettative dei gay e delle lesbiche. La nostra principale preoccupazione per il futuro è l’ulteriore emersione dalla clandestinità di centinaia di migliaia di gay e lesbiche. La visibilità è l’unica nostra possibilità! Per sollecitarla dobbiamo essere uno strumento moderno, adeguato ai tempi, aperto, disponibile al cambiamento continuo, in evoluzione costante, dotato di sedi territoriali più diffuse, di servizi di consulenza, di orientamento, di formazione, di aggregazione. Il tema oggi della costruzione dei Gay and Lesbian Center, non è più rinviabile. Evocato in diverse nostre assise, deve trovare realizzazione concreta, anche attraverso la stabile ricerca di fondi pubblici e privati utili a permettere la progettazione anche di strutture sociali di cui abbiamo un gran bisogno: servizi protetti per gay e lesbiche vittime di violenza, servizi rivolti alle persone lgbt anziane. Attraverso la nostra rete associativa dobbiamo aprire sportelli efficaci di consulenza legale, di consulenza sindacale, di servizi alla persona. In questo quadro è necessaria una vasta azione di formazione dell’attuale e di una nuova leva di volontarie e di volontari, prevedendo anche la professionalizzazione di alcuni ruoli tecnici ed operativi, sia a livello nazionale sia nei territori. Dentro questo ulteriore passaggio, si inserisce anche un mutamento radicale del posizionamento del nostro Circuito ricreativo.

Dalla discoteca al centro servizi

Una delle critiche maggiori che in questi anni abbiamo raccolto, riguarda il ruolo del nostro Circuito ricreativo. Ribadendo, che grazie a questa rete di discoteche, saune, bar, cruising, Arcigay è riuscita a finanziare la sua attività politica, è giunto il tempo di un’evoluzione. I primi a chiederci una mano mettendo in campo idee e strumenti sono proprio i gestori delle Associazioni Affiliate, consapevoli che la proposta ludica deve essere accompagnata dall’offerta di servizi e informazioni utili a rendere più partecipi e coinvolti i nostri soci. In coerenza con il nostro appartenere alla Federazione Arci e, confortati dall’osservazione puntuale e diffusa delle attuali richieste che ci sono sollecitate dai soci, siamo pronti a concordare con il Circuito, un suo maggiore e qualitativamente migliore coinvolgimento. In particolare, a) ogni struttura ricreativa deve essere dotata: di distributore di preservativi, di una parete informativa con Pegaso, riviste e giornali e di informazioni sulle attività di Arcigay e del movimento; b) il responsabile del Circuito ricreativo, in relazione con il resto del Coordinamento operativo, dovrà progettare nuovi servizi rivolti ai e alle soci e socie, strumenti di riconoscibilità delle singole strutture del Circuito Arcigay; c) l’Assemblea delle Associazioni Affiliate è un organismo statutario che dovrà funzionare concretamente da stimolo e proposta per adeguare e modernizzare il Circuito; d) è compito preciso della Segreteria nazionale favorire e sperimentare nei prossimi anni una relazione positiva e di interscambio tra Associazioni Affiliate e Comitati Provinciali soprattutto per strutturare all’interno dei locali iniziative e occasioni di tipo culturale ed aggregativo. In particolare da subito nelle città a più alto insediamento lgbt, sono da sollecitare forme di collaborazione attiva e di mutuo sostegno tra i Comitati e le Associazioni Affiliate, nel rispetto delle reciproche autonomie, ma in uno spirito di collaborazione proficua per tutti.

Presentatori:
Aurelio Mancuso, Riccardo Gottardi, Clelia Allegretta, Pietro Amat, Andrea Ambrogetti, Alberto Baliello, Andrea Benedino, Angelo Bifolchetti, Sergio Brambilla, Daniele Brosolo, Stefano Bucaioni, Davide Buzzetti, Giovanni Caloggero, Fabrizio Calzaretti, Vincenzo Capuano, Felice Catozzi, Francesco Ceccarini, Federico Cerminara, Alberto Cervi, Stefano Co’ Gianni Cogliati, Nicola Di Consiglio, Stefania Daniele, Bert D’Arragon,, Nicola D’Ippolito, Oriano De Palma, Valerio D’Orio, Roberto Dartenuc, Pietro Dini, Federica De Simone, Salvatore Di Feo, Paolo Ferigo, Pasquale Ferro, Giacomo Festa, Massimo Florio, Enrico Fusco, Veniero Fusco, Gloria Guerriera, Franco Grillini, Carlo Guarino, Romeo Henriet, Nadia Iannella, Barbara Laconi, Sergio Lo Giudice, Claudio Malfitano, Matteo Marliani, Fabrizio Marrazzo, Cinzia Massetti, Rosario Murdica, Zeno Menegazzi, Paolo Patané, Matteo Pegoraro, Walter Pergolis, Enrico Peroni, Luca Perilli, Vanni Piccolo, Francesco Piomboni, Alessandro Poto, Pasquale Quaranta, Marco Reglia, Matteo Ricci, Antonio Rotelli, Agata Ruscica, Renato Sabbadini, Fabio Saccà, Federico Sassoli, Francesco Serreli, Gernana Sgalla, Gianpaolo Silvestri, Salvatore Simioli, Antonio Soggia, Daniele Sorrentino, Patrizia Stefani, Roberto Stocco, Daniele Stoppello, Lorenza Tizzi, Damiano Tradigo, Carmine Urcioli, Luigi Valeri, Gennaro Vasaturo, Tony Villani, Alessandro Zan, Marina Zela, Emiliana Zigatti.


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