Arcigay dà le pagelle ai ministri

  

Le pagelle di Arcigay ai Ministri del Governo Prodi

Romano Prodi

Romano Prodi

Romano PRODI – Presidente del Consiglio: 4
Francesco Rutelli – Vicepresidente del Consiglio, Cultura: 2
Massimo 'alema – Vicepresidente del Consiglio, Esteri: 6
Giuliano Amato – Interni: 7 / 5
Clemente Matella – Giustizia: 3
Beppe Fioroni – Istruzione: 3
Fabio Mussi – Università: 7
Paolo Gentiloni – Comunicazioni: 4
Livia Turco – Salute: 6 e 1/2
Cesare Damiano – Lavoro: 5
Paolo Ferrero – Solidarietà sociale: 7
Alfonso Pecoraro Scanio – Ambiente: 7
Rosy Bindi – Famiglia: 3
Emma Bonino – Commercio Estero: 7
Giovanna Melandri – Sport: 5/6
Barbara Pollastrini – Pari Opportunità: 7 e 1/2

Da "Corriere della Sera" del 8 agosto 2007

La delusione verso il governo 'avevano già manifestata al Gay Pride di giugno. Ma ora fioccano proprio le insufficienze, assegnate ministro per ministro insieme ai compiti per le vacanze. E sono davvero pochi i promossi.

Il presidente nazionale del'Arcigay, Aurelio Mancuso, boccia il governo. Al premier Romano Prodi dà 4 e non usa perifrasi: «È un bugiardo, non ha mantenuto le promesse. Prima delle elezioni lettere pubbliche, poi il silenzio. È assente nel suo ruolo». Ma le orecchie da asino finiscono sul capo di Francesco Rutelli, che «è il peggiore, prende 2 — spiega Mancuso — perché ha avuto un ruolo di primo piano nel non fare inserire i Pacs nel programma del'Unione e poi nel'introdurre norme peggiorative nei Dico. Non si salva nemmeno come ministro: gli avevamo chiesto di pronunciarsi contro la censura delle mostre a tema omosessuale a Milano e Bologna, lui invece non ha detto una parola».

I ministri della Margherita non arrivano alla sufficienza. Tre in pagella per Rosy Bindi e Beppe Fioroni, 4 per Paolo Gentiloni. «Il ministero della Famiglia — per il presidente del'Arcigay — è dannoso per la modernità del Paese. Bindi parla solo della famiglia tradizionale. E poi non le perdoniamo 'esclusione dalla Conferenza di Firenze. Ci aveva promesso un incontro che non 'è mai stato». Giudizio negativo anche per il ministro del'Istruzione, che «dovrebbe fare un lavoro di prevenzione nelle scuole contro bullismo e omofobia e invece di concreto non ha fatto ancora nulla: un p' inetto ». Non si salva nemmeno il ministro delle Comunicazioni: «Nella tv di Stato — accusa — sono invitati solo cardinali e vescovi e noi non possiamo mai replicare».

Barbara Pollastrini

Barbara Pollastrini

La prima della classe è Barbara Pollastrini, che si porta a casa un bel 7 e mezzo: «È stata lasciata sola a combattere contro i teodem — motiva Mancuso —. Ci ha sempre sostenuto, ha aderito al Gay Pride e sui Dico la sua proposta iniziale poteva essere abbastanza positiva». Un bel 7 va anche ai ministri della sinistra radicale Paolo Ferrero, Fabio Mussi e Alfonso Pecoraro Scanio perché «sono amici e si sono sempre spesi nei nostri confronti». Pure la radicale Emma Bonino conquista il 7. Il resto solo voti in discesa. E se il ministro della Salute Livia Turco ha un dignitoso 6 e mezzo «per aver annunciato 'avvio della campagna sul'Aids incentrandola sul'uso del preservativo, facendoci uscire dal medioevo culturale della castità come sistema di prevenzione », il ministro degli Esteri Massimo 'Alema si deve accontentare del 6: «Si è speso bene sul'Iran e sulle esecuzioni capitali, molti condannati sono accusati di omosessualità, ma 'è ancora molto da fare in quei paesi che mandano a morte o in carcere i gay». Voto contrastante per il ministro del'Interno Giuliano Amato: «Un 7 operativo perché il ministero ha iniziato un lavoro positivo per intervenire sul'ondata di omofobia che si sta diffondendo. Ma un 5 politico visto che aspettiamo ancora le scuse per 'intervento sul Gay Pride del 2000, quando disse che non poteva essere impedito perché "purtroppo lo consentiva la Costituzione"».

Nonostante il «buon rapporto da sempre» con Giovanna Melandri, il ministro dello Sport prende solo dal 5 al 6: «Deve fare di più». Altro ministro «amico» bocciato è Cesare Damiano: «Non ha ancora modificato la direttiva europea sulla discriminazione nei posti di lavoro per 'orientamento sessuale, recepita in modo stravolgente dal governo Berlusconi». Mentre con il Guardasigilli Clemente Mastella si torna al 3: «Un vero avversario politico purtroppo determinante per questa maggioranza».


Le reazioni di alcuni ministri

I ministri Rosy Bindi e Clemente Mastella hanno preso 3 nella pagella data al governo dal presidente del'Arcigay Aurelio Mancuso
Mastella e la bocciatura gay: la Confraternita di Ceppaloni mi preoccupa molto di più. La titolare della Famiglia: meritavo di più

Clemente Mastella

Clemente Mastella

ROMA — «Sinceramente, sarei più preoccupato se il "3" me lo avesse dato la Confraternita di Ceppaloni». Lui, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, commenta così il votaccio che gli ha affibbiato 'Arcigay e che lo accomuna a Rosy Bindi, cui pure il Guardasigilli si è contrapposto con asprezza sui Dico. Mastella spiega: «Io non sono nemico dei gay, questa cosa la pensano quelli che fanno politica utilizzando la categoria del'omosessualità». Essere «contrario al matrimonio tra omosessuali, che è la mia posizione di sempre — continua — non vuol dire non avere grande rispetto per come ognuno vive la propria vita, anche sessuale. Anche i gay sono figli di Dio come tutti gli altri».

Lei, Rosy Bindi, il ministro per la famiglia e candidata leader alle primarie del Pd, ammette che «una piccola punizione per non averli invitati a Firenze alla Conferenza sulla famiglia, potrei anche meritarla, e per questo, un cinque e mezzo sarebbe stato un voto giusto». Ma non un "3".
«Non credo di meritare così tanta irriconoscenza per i Dico — continua Bindi — e comunque — ammonisce— loro dovranno aspettare a lungo per trovare un altro ministro che faccia quello che ho fatto io insieme a Barbara Pollastrini».

Di irriconoscenza si è parlato anche nel'entourage del vicepremier Francesco Rutelli quando sono state lette le pagelle pubblicate sul Corriere che gli danno un "2" senza appello.
Bollato come «il peggiore di tutti» e bocciato anche come ministro. Roberto Giachetti, rutelliano di ferro, ma che sulla materia ha sempre avuto una posizione molto diversa dal leader della Margherita, lo difende a spada tratta. Afferma che «dandogli il voto più basso 'Arcigay ha voluto colpirlo, con un di più: ancora non gli perdonano quando durante il Giubileo non volle concedere il patrocinio del Comune al Gay Pride. Lo dico io che tentai una mediazione con loro».

Si tiene il brutto voto (ancora un "3" che lo accomuna al "nemico" Rutelli), ma non commenta il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni.


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