Apprezziamo ‘avvio, da parte del Ministero della Salute, della nuova campagna di prevenzione sul’Aids e di tutte le malattie sessualmente trasmissibili. Sia nei contenuti e nelle modalità si è seguito un metodo corretto ed efficace che tiene conto del lavoro svolto dalla Commissione ministeriale, dalla Consulta Aids e del’Istituto Superiore della Sanità.
"Ora è necessario – sottolinea Paolo Patané, responsabile nazionale salute di Arcigay – avviare al più presto campagne specifiche e mirate, tra cui quella rivolta alle persone omo-bisessuali. Come Arcigay siamo disponibili a dare il nostro contributo di idee e di diffusione a tutta ‘articolata comunità lgbt (lesbica, gay, bisessuale, transgender) italiana e a confrontarci sul’ideazione e la realizzazione dei più efficaci strumenti di comunicazione".
Alla luce della relazione, riemersa e rilanciata, dal Congresso di Sidney tra discriminazione e diffusione del contagio, anche in Italia si osservano numerose aree, in particolare al Sud, dove la discriminazione rispetto alla condizione omosessuale e i limiti e ritardi nel’accesso ai test e/o alle terapie, incidono in modo preoccupante in relazione alla reale fruibilità di servizi e prestazioni socio sanitarie.
"Nel nostro Paese — ricorda Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay – permane il problema del’utilizzo del preservativo, questione di certo culturale e sociale, da affrontare con determinazione, ma anche di tipo economico. Per questo chiediamo che il Ministero affronti con concretezza la necessità di finanziare progetti mirati al’acquisto di grandi partite di preservativi da distribuire in reti e luoghi già individuabili. Calcoliamo che sarebbe necessario per la popolazione omo-bisessuale distribuire ogni anno almeno tre milioni di preservativi".