In poco più di due anni in Italia sono 40 le persone omosessuali provenienti da vari paesi (Algeria, Marocco, Colombia) che hanno ottenuto lo status di rifugiato o un permesso umanitario per sfuggire alla persecuzione per orientamento sessuale.
A rilevarlo è Laura Boldrini, portavoce del'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) in riferimento alla vicenda di Pegah Emamabakhsh, la donna iraniana condannata a morte nel suo paese perché lesbica. "Abbiamo accolto molto positivamente 'interessamento del'Italia al caso di Pegah – aggiunge – perché è giusto evitare u'espulsione che sottoponga la donna a pericoli seri". "La facoltà di ottenere lo status di rifugiato per chi è perseguitato per il suo orientamento sessuale è prevista dalla Convenzione di Ginevra del 1951 – ricorda Laura Boldrini – che tra i motivi di persecuzione, oltre alle idee politiche, la razza, la nazionalità, la religione, mette anche 'appartenenza a un gruppo sociale".
"Lo stesso – aggiunge – è previsto da alcune direttive Ue e dalle linee guida della commissione nazionale per il diritto 'asilo del Viminale che recepisce 'interpretazione del'Unhcr sulla persecuzione per motivi di genere". Una persecuzione che viene riconosciuta, dice ancora Laura Boldrini "non solo in presenza di
condanne penali ma anche di discriminazioni tali da rendere la vita intollerabile". "In caso di rischio vero – ribadisce la portavoce del'Unhcr – è altamente raccomandabile evitare il respingimento di una persona perseguitata". Dunque ciò che ci si aspetta dalla Gran Bretagna ora è: "il riesame del caso sulla base della pubblicità che la storia di questa donna ha avuto, che crea nuovi elementi di pericolo per lei in patria e la rende ancor più bisognosa di protezione, o la ospensione del'espulsione e la concessione di un permesso umanitario". Se tutto ciò non avvenisse, un altro paese europeo, dunque anche 'Italia, in base al regolamento'Dublino ' potrebbe intervenire contro il trasferimento della donna in Iran. "Questo regolamento – spiega Boldrini – prevede la facoltà per gli Stati di fare'opt i', assumersi cioé la responsabilità di un caso specifico anche senza averne diretta competenza. Nel caso di Pegah infatti la competenza è della Gran Bretagna perché è lì che è stata presentata domanda di asilo". "' sufficiente che 'Italia si dichiari disposta ad esaminare la concessione del diritto di asilo e – conclude Laura Boldrini – che la Gran Bretagna conceda il trasferimento della donna nel nostro Paese".