Il clima omofobo ha raggiunto sfumature persecutorie». Lo hanno detto Titti De Simone, Franco Grillini e Vladimir Luxuria in un’interrogazione parlamentare, lo ribadisce la cronaca ogni settimana.
«Le aggressioni sono salite, nell’ultimo anno, anche del 35 per cento», avverte Luca Trentini, membro della segreteria nazionale Arcigay con delega ai diritti umani e alla lotta alla violenza. Nel 2006, ricorda Barbara Pollastrini, «sono state 30 le persone transgender uccise»: l’ultima è Stefania Coppi, a fine luglio a Roma. Più recente (fine ottobre) l’assassinio di Antonio Saracino, in un’area del Cosentino frequentata da gay in cerca di intimità. «Negli stessi giorni», spiega Trentini, «a Catanzaro sono comparsi manifesti di Forza Nuova: "Basta froci». A maggio scorso si sono verificate cinque aggressioni omofobe – fisiche, verbali o attraverso volantini – in una sola settimana. E chissà quante non sono state denunciate, e chissà, senza arrivare a pestaggi e minacce, quante battute offensive, quanti gesti volgari. Il 40 per cento dei gay è stato preso in giro dai compagni di scuola, e quasi sempre l’insegnante è rimasto indifferente; il 27 per cento aggredito, a parole o a fatti. Lo dice la ricerca della Regione Toscana "Omofobia e servizi pubblici: scuola sanità sicurezza".
L’Italia, una volta tanto, non sfigura: il segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis. ha detto: «L’omofobia cresce in Europa, e spesso sono le istituzioni a diffondere intolleranza e disprezzo». Chissà se si riferiva anche a Pier Gianni Prosperini (An), secondo cui »per i gay ci vuole la garrota» o a Paola Binetti (Margherita), che considera l’omosessualità «una devianza della personalità». O alla risoluzione del Comune di Verona che nel ’95, giunta Sironi, lo impegnava a non deliberare in modo da "parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali": mai modificata, neppure dalla successiva giunta Zanotta, di centrosinistra. In ogni caso, a fine ottobre la Commissione Europea ha deciso di elaborare una Direttiva contro ogni discriminazione, compresi i soggetti glbt (gay lesbiche bisex transgender).
Tornando in Italia, nella violenza, sono coinvolte formazioni neofasciste», lo ha ribadito Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay. Un ennesimo esempio? «L’invito" di Forza Nuova ai nostri associati a non celebrare il Pride a Catania» (abbiamo cercato i vertici di Forza Nuova, ma la segreteria del movimento non ci ha messo in contatto con loro). Qualche mese fa, Mancuso ha chiesto al ministro dell’Interno Amato di «mettere fuori legge tutti i movimenti organizzati che si richiamano al fascismo», senza risultati.
In compenso, il 17 ottobre «la Commissione Giustizia della Camera ha votato all’unanimità lo stralcio del pacchetto antiviolenza e la decisione di avviare la discussione su stalking ed estensione dei reati d’odio, previsti nella legge Mancino, anche per quelli contro le persone omosessuali. Se i capogruppo della Camera daranno il via libera, la Commissione potrà discutere e approvare i provvedimenti senza passare dall’aula, velocizzando di molto l’iter».
Dice Trentini: «I reati hanno acquistato visibilità, anche se non tutti si sentono di fare una denuncia che equivale a un coming out. I pestaggi sono opera anche di bande improvvisate, che obbediscono a un impulso del momento». Luoghi a rischio? «In passato pensavamo il Centro-Sud, ma non è più così. È da sfatare anche il mito della città più tollerante del paesino». Due estati fa, in Versilia. una ragazza è stata stuprata perché lesbica. «Quest’anno la situazione è stata tranquilla. Certo, è una zona dal forte turismo gay. E la visibilità indispettisce».
Tanto è vero che, spiega Cristina Gramolini, segretaria nazionale di Arcilesbica, «noi siamo parecchio prudenti. Anzitutto in quanto donne, quindi più esposte, e poi in quanto sessualmente non disponibili per l’uomo, anzi, portatrici di una sessualità non approvata». E che lo esclude: «Gli adolescenti chiamano "lesbiche’ le ragazze che rifiutano ìl corteggiamento».
Lo stigma si fa sentire di più «nei piccoli centri: molte si trasferiscono in città, sia dei Nord che del Sud». Anche per le donne sono a rischio i luoghi dove si è in tante e riconoscibili. «Le sedi della nostra associazione spesso non hanno insegna. Ma chi vuole colpirci sa di trovarci a concerti, discoteche, manifestazioni».
Aggressori politicizzati o no? Gramolini sottolinea come «più i movimenti sono antidemocratici e inclini alla forza, più costituiscono una minaccia per noi».
Situazione durissima per le trans. Fabianna Tozzi, presidente nazionale dì Crisalide AzioneTrans, non salva la città né il paese, il Nord né il Sud. «Qualsiasi dato è molto parziale: poche le denunce rispetto al reale fenomeno». Vittime, soprattutto le trans che si prostituiscono, «neppure considerate persone». Carnefici «i gruppi di estrema destra, ma anche gli insospettabili».
Non sono i soli colpevoli: ci sono i politici e la Chiesa. Per Trentini, «l’inasprirsi del dibattito sui diritti civili fa aumentare l’avversione». Gramolini accusa «chi parla di omosessualità come sciagura, di pericolo per la società. Qualcuno prende queste parole come un’esortazione ai fatti». «Il movimento transgender fa grandi passi», osserva Tozzi, «e questo irrita molti. In più la politica, non solo di destra, ha colpe gravissime. I discorsi di alcuni politici armano la mano di chi ci odia».
«A ME È SUCCESSO»
Paolo Ferigo, presidente del Centro di Iniziativa Gay, Arcigay di Milano
“In pizzeria, stavo discutendo con amici dell’organizzazione del Pride. e due uomini hanno iniziato a punzecchiarci. Noi li abbiamo ignorati ma, terminata la cena, siamo dovuti passare per forza accanto a loro. lo ne ho guardato uno alzando le sopracciglia, come per compatirlo. Mi è arrivato uno schiaffo. I miei amici sono intervenuti per allontanare l’aggressore, che gridava: «Ti ammazzo! io non sono gay, tu non mi puoi guardare negli occhi!». I due, scioccamente. sono passati davanti al locale con il furgone: abbiamo preso la targa e fatto denuncia. Nessuno ha mosso un dito: anzi, il proprietario della pizzeria si è rifiutato di chiamare la polizia. Però il giorno dopo ho ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà, anche da sconosciuti, tra cui ristoratori che si sono scusati per il collega».