Il problema del PD è la laicità

  

Ci preoccupa quello che sta accadendo o potrà accadere in Parlamento con lo spostamento oltre Tevere della linea politica del Partito Democratico, soprattutto dopo le esternazioni dell'ex mite ministro Vannino Chiti. Anche lui, dopo D'Alema, preme dichiarare a Radio Vaticana che è contrario al matrimonio gay e alle adozioni per le coppie omosessuali facendo capire che dentro al PD sta avvenendo una trasformazione politico-genetica di cui bisogna tenere conto. Mentre Veltroni, che diserta la seduta del Consiglio Comunale di Roma che discute di Registro delle Unioni Civili, afferma dalle colonne de "il Foglio" che lui guarda alle cose concrete e non alle iniziative simboliche che non servono a nulla. Che dire? Evidentemente Veltroni non ha problemi a smentire se stesso e il suo tratto fortemente simbolico che lui porta avanti da anni a favore dell'Africa, dei dissidenti di tutto il mondo, per i diritti umani e contro la pena di morte. Ma tutto ciò può essere comodamente rimosso o ignorato quando si tratta di diritti delle persone lgbt.

Non intendiamo spiegare al PD, come a nessun altro partito, che i temi posti da noi e da altri movimenti, come quello delle donne, non riguardano questioni ideologiche ma il vissuto concreto di tante persone. Ci preme invece evidenziare che tutto ciò che sta avvenendo in questi giorni fa riflettere ci porta a fare alcune considerazioni: se negli anni '70 ci fosse stato il PD conquiste di civiltà e di libertà come il divorzio, il diritto di famiglia e l'interruzione volontaria di gravidanza non sarebbero diventate realtà.

Ora attendiamo come si concluderà la pasticciata e tragicamente comica vicenda del decreto sicurezza e delle norme antidiscriminazione per pronunciare un giudizio articolato e definitivo.

Intanto registriamo che il Vaticano ha occupato con plurisecolare bravura ogni spazio del nuovo loft democratico, con buona pace di una laicità ormai disprezzata e ridotta a scontro politico. D'altronde la Repubblica italiana è stata di fatto derubricata  a teocrazia a democrazia limitata.
 
 
Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay


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