30 Novembre 2007. Quattro membri del Gruppo Giovani del circolo Omphalos di Perugia hanno deciso di prendere il coraggio in mano e di alzarsi alla comoda ora delle 7 per poter arrivare puntuali a fare il test HIV presso l’ospedale di Monteluce.
Tre dei quattro coraggiosi eroi, tra cui la sottoscritta, si sono incontrati davanti all’ingresso principale dell’ospedale mentre uno, nonché unico uomo presente, per evitare di fare tardi al lavoro, ha deciso di avventurarsi da solo e per primo all’interno del reparto di malattie infettive. Non sappiamo con esattezza quanto ci abbia messo per trovarlo, ma sappiamo per certo che ha tartassato la nostra Presidente a dovere per ricevere tutte le informazioni necessarie… In ogni caso, verso le 8.45 siamo tutti giunti a destinazione e ci siamo rannicchiati sulle seggiole a guardare un interessante opuscolo informativo intitolato “Sieropositività: universo femminile”. Devo dire che la lettura è stata molto confortante visto che il primo articolo si intitolava “Se hai appena scoperto di essere HIV – positiva ricorda:” e il seguente recitava “Se hai scoperto di avere l'Aids, non ti preoccupare!”.
Perlomeno io mi sono attaccata alla seggiola e ho pensato per un momento di scappare alla prima occasione, ma non potevo sprecare quell'alzataccia per nulla e così sono rimasta. Il primo a sottoporsi alla fatidica operazione è stato Antonio poi, a seguire, sono entrati Elisabetta, Francesca e infine io. Inutile dire che Elisabetta, nonché presidente del Gruppo Giovani, è stata l’ultima ad uscire e la spiegazione plausibile e convincente che abbiamo avuto da lei è che si è trattenuta a parlare con il dottore. Se non sapessi che è Lesbica giuro che penserei male, ma purtroppo ha un alibi di ferro che non può essere smentito, poiché ciascuno di noi ha fatto una breve chiacchierata introduttiva con un medico, diverso per ognuno, prima di fare il prelievo. Ogni medico è stato più o meno prolisso, ma tutti sono stati molto gentili con noi, ed è stato altrettanto facile e immediato presentarci come componenti di un circolo Arcigay/Arcilesbica. Probabilmente hanno a che fare tutti i giorni con persone omosessuali.
In aggiunta al prelievo abbiamo compilato un piccolo questionario allegato ai nostri dati anagrafici, che tuttavia poteva essere reso anonimo mediante l'utilizzo delle sole iniziali di nome e cognome. Il questionario aveva cinque domande a risposta chiusa:
1. Hai avuto rapporti omosessuali non protetti?
2. Hai avuto rapporti eterosessuali non protetti?
3. E’ la prima volta che fai il test HIV?
4. Fai uso di droghe per via endovena?
5. Sei partner si una persona sieropositiva?
La gratuità del servizio e soprattutto la possibilità dell'anonimato vogliono essere degli ulteriori incentivi per convincere le persone a sottoporsi al test, ma può capitare che qualche volta qualcuno (come alcuni anno fatto nel nostro caso) rifiuti l'anonimato e scriva nome e cognome al completo. Confrontandoci successivamente a vicenda è emerso che nessuno dei medici con cui abbiamo parlato ha fatto riferimento ai rapporti omosessuali, fornendo spiegazioni solo sui comportamenti a rischio dei rapporti eterosessuali e sull'uso del preservativo. Cosa importantissima, certo, ma non così importante da trascurare la contraccezione dell'amore gay e lesbico!
Un’altra cosa che abbiamo notato è che la prima domanda del questionario riguardava i rapporti omosessuali non protetti, mentre i rapporti eterosessuali sono stati messi al secondo posto. Non so se si tratti di puro caso, ma verrebbe da ipotizzare che ciò è dovuto al radicato pregiudizio che l’AIDS sia una malattia principalmente diffusa tra gli omosessuali. A questo proposito la responsabile del nostro Gruppo Giovani ha chiesto al proprio medico degli approfondimenti, ed è venuto fuori che in realtà la percentuale degli omosessuali affetti da HIV è più bassa (15% circa) rispetto a quella degli eterosessuali (45-50% circa). Quindi il pregiudizio che etichetta i Gay come malati di AIDS non è altro che un vecchissimo mito da sfatare. Altri dati sono tuttavia preoccupanti: a Perugia solo 500 persone sono consapevoli della propria sieropositività, ma questa non è altro che la punta dell'iceberg.
Un recente studio ha dimostrato che su circa 150mila abitanti nel comune di Perugia, negli ultimi 4 anni solo 1200 persone si sono recate a fare il test. Il movente è semplice: la paura di un risultato positivo blocca a tal punto che si preferisce ignorare che mettersi in gioco. O forse siamo anche noi succubi della teoria che chi va a fare il test o è drogato o è gay? Sinceramente non lo sappiamo, ma una cosa è certa: c'è ancora molto da fare, ma con l'aiuto e la determinazione di tutti un cambiamento è possibile, basta volerlo!
Un saluto da tutto il gruppo giovani “Mind the Gap” di Perugia, e mi raccomando: fate l'amore… con la testa! :)
di Sara – Mind the Gap / Perugia