Accusato per 4 anni solo perché gay

  

Adesso, anche il giudice ha spiegato perché le accuse contro B. C., 61 anni, arzachenese, sono state costruite sul nulla. Nei giorni scorsi infatti, il gup Marco Contu ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale l’uomo è stato dichiarato estraneo ad un grave episodio avvenuto nella primavera del 2004. Un reato infamante: per quattro anni B. C. è stato costretto a difendersi dall’accusa di aver tentato di abusare di un adolescente. Una storia senza prove, senza indizi, una vicenda che ha avuto pesanti conseguenze nella vita dell’uomo.

Tutto perché, così come spiega il giudice nella sua decisione, qualcuno ha iniziato ad indagare sull’arzachenese partendo da due elementi che era erano gli unici argomenti nel fascicolo del pubblico ministero. B. C. ha una macchina verde (simile, non uguale, a quella della persona descritta dalla vittima degli abusi) e soprattutto viene indicato come omosessuale. Ovviamente la sentenza del giudice Marco Contu ha spazzato via questa incredibile ricostruzione che per lungo tempo è stata alla base del procedimento penale a carico dell’uomo.

«La situazione – spiega Daniela Ungaro, legale dell’indagato – non è semplicissima. A breve segnaleremo quanto è avvenuto a chi di dovere e faremo presente a chi vorrà ascoltarci l’ingiustizia di questa vicenda. Sto valutando la possibilità, anche se gli strumenti a disposizione sono veramente pochi, di avviare le azioni legali per tutelare il mio assistito. Una persona che ha dovuto patire diversi anni di processo per accuse, così come dice la sentenza, assolutamente infondate».

Il gip, nelle sue motivazioni, rievoca l’episodio avvenuto nel marzo di quattro anni fa. Un ragazzino racconta delle attenzioni morbose di una persona alla quale aveva chiesto un passaggio da Olbia ad Arzachena. Parla di un giovane alto un metro e 80, 30 anni di età, occhiali da vista, capelli neri, definito dall’adolescente, un giovane. Indicazioni precise che però hanno portato alla denuncia per il reato di violenza sessuale di B. C., 61 anni, capelli brizzolati, alto poco più di uno e 70, persona che non ha mai utilizzato occhiali. È veramente difficile trovare le ragioni di questa situazione.

Di certo il giudice che non ha fatto sconti a nessuno nella sua sentenza, e ha messo in evidenza alcuni fatti gravissimi. Sarebbe stata sufficiente una ricognizione fotografica o un esame attento delle dichiarazioni della vittima degli abusi per avere la prova certa dell’innocenza di B. C., prima che il fascicolo arrivasse davanti al gup. E invece, così come sottolinea il magistrato che ha scritto l’ultimo atto di questa incredibile vicenda, l’identificazione di B. C. è avvenuta sulla base di questi elementi: innanzitutto che si tratta di un soggetto omosessuale «quasi che detti soggetti – scrive Marco Contu – per il solo fatto di essere tali siano automaticamente sospettabili, o addirittura additabili, quali autori di fatti del tipo di quello per cui si procede, inquadrabili più nell’ambito della pedofilia» e poi che B. C. aveva un’autovettura di colore verde, non uguale, ma solo simile a quella del molestatore.

La Procura di Tempio, sino all’ultima udienza, ha insistito per la richiesta di rinvio a giudizio dell’arzachenese, per gli investigatori del commissariato di polizia di Porto Cervo il responsabile degli abusi sessuali era lui. Chiunque, quindi, può trovarsi in una situazione del genere, è questo il dato vero di una vicenda la cui vittima difficilmente ora avrà giustizia.


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