XVII International AIDS Conference Mexico City – 1

  

Carissimi,

Si sta per concludere la prima giornata alla Conferenza mondiale sull’aids che Riccardo ed io stiamo seguendo.

Riccardo, che evidentemente ha piu’ energie di me, e’ andato a seguire i discorsi ufficiali della cerimonia di apertura. Io con un orecchio li ascolto via video dalla sala stampa, mentre scrivo ai miei cari compagni di lotta.
Per la cronaca possiamo entrare in sala stampa perche’, grazie ad una idea della LILA presente anche lei qui con Alessandra Cerioli, sia Riccardo che io siamo iscritti come Media Community Advisor (e abbiamo risparmiato 1500 euro di iscrizione alla conferenza).

Purtroppo per voi, quindi, ho a disposizione la potente macchiana che l’organizzazione ha regalato ai giornalisti e ti posso rompere le scatole.

I discorsi ufficiali in realta’ sono abbastanza interessanti, piu’ che altro per la scelta dell’organizzazione di far parlare gli "alti papaveri", come il presidente federale del Messico, ma anche semplici attivisti sieropositivi fra i quali deliziosa una bambina di 12 anni dell’Honduras che da quando ne aveva 9 lavora come attivista contro l’aids.

La conferenza e’ gigantesca, parliamo di oltre 20.000 delegati da ogni parte del mondo, 2000 giornalisti accreditati.
Come in tutte le conferenze serie, molte associazioni ed organizzazioni hanno organizzato delle pre-conferenze per fare il punto della situazione su argomenti particolari. Nella fattispecie io ho partecipato alla conferenza organizzata dal MSM (men who make sex with men) AIDS Global Forum (http://www.msmandhiv.org/Preconference.htm). Il titolo della pre-conferenza era emblematico "The invisible men".
Il focus della conferenza riguardava quanto e’ ancora insufficiente la ricerca globale sull’hiv con particolare riguardo agli MSM, ai loro bisogni, pratiche, politiche. Si e’ trattato piu’ che altro di una opportunita’ per fare comunita’ anche perche’ il nostro target e’ "tristemente sottorappresentato" alla conferenza mondiale, come e’ stato sottolineato. Francamente io non ho questa impressione perche’ il centro dove si tiene la Conferenza mondiale e’ pieno di attivisti gay.
Fra gli altri progetti presentati ho trovato molto interessante un progetto di un gruppo catalano che a Barcellona ha realizzato un centro dove gli omosessuali possono andare per un counselling, su appuntamento, realizzato fra persone omosessuali spesso anche sieropositive. Nel centro e’ possibile effettuare sia il test rapido per l’HIV che quello per la coinfezione da sifilide. La comunita’ gay di Barcellona sembra aver apprezzato l’iniziativa, che mi sembra ottima anche se qualche perplessita’ me l’ha lasciata soprattutto rispetto al test di verifica in caso di esito positivo.

Questa mattina ho partecipato ad un interessantissimo simposio in merito alle restrizioni in atto negli USA per le persone sieropositive.
Forse non tutti sanno che le persone sieropositive non possono entrare negli USA, non solo per lavoro ma neppure per turismo.

La conferenza e’ stata organizzata da un gruppo gay (Gay Men Health Crisis) di New York, molto attivo nel campo dei diritti delle persone sieropositive omosessuali.
L’avvocato dell’associazione ha definito il corpus di leggi immigratorie statunitensi letteralmente un "sacchetto di vomito" nel quale milioni di persone sono costrette a vivere, al quale e’ stato aggiunto anche il gioiello ideologico del bando alle persone sieropositive.

Tutto nasce dal fatto che l’aids e’ stato inserito nell’elenco delle malattie contagiose pericolose per il Paese e quindi le persone portatrici del virus non possono mettere piede negli USA.

Durante la presentazione e’ venuto fuori che non si tratta di una novita’, ma di un "uso" che gli USA si portano dietro da oltre un secolo. La legge immigratoria ha bloccato un po’ di tutto negli anni, dagli "idioti", per usare lo stesso temine della normativa, agli epilettici, ai pervertiti sessuali (chissa’ a chi pensavano), ecc.

Oltre a lasciare fuori dal Paese tutti coloro che per mille ragioni vorrebbero entrarvi, la norma impedisce a milioni di persone che di fatto vivono e lavorano negli USA senza documenti ufficiali (la famosa carta verde), di uscire dal Paese perche’ letteralmente terrorizzati all’idea di non poter rientrare. Molte sono le persone che non fanno il test dal terrore che sia positivo e vengano deportati nel paese di origine, molte sono le persone sieropositive che non accedono ai farmaci per la stessa paura.
In questo modo, con ogni probabilita’, contribuiscono alla crescita dell’HIV negli USA. Esattamente il contrario che questa legge assurda quanto stupida immagino si proponesse.
Insomma il faro della democrazia occidentale, da oltre un secolo condanna a morte milione di persone e crede di risolvere il problema delle malattie contagione alzando medievali muri normativi alle frontiere.
Tenete conto che stiamo parlando per lo piu’ di gruppi sociali minoritari ed esposti, per ragioni sociali ed economici, al virus come i latino americani emigrati nell’Ovest o i nativi africani immigrati per lo piu’ all’Est. Parliamo di milioni di abitanti degli USA che non vedono da anni le famiglie.
Anche uno dei relatori della conferenza, un colombiano residente a New York, non si e’ fidato ad uscire dal Paese per paura di venir deportato in Colombia dove, come ha scritto in una lettera inviata alla conferenza, non avrebbe possibilita’ di vivere, lavorare, curarsi. Potrebbe solo morire. In questo modo pero’ sono anni che non vede la famiglia.

Anche il segretario generale dell’ONU recentemente ha tuonato contro gli USA per questa legge assurda che, ben inteso, non riguarda solo gli Stati Uniti. Forse sulla scorta del clamore nato intorno alla dichiarazione del segretario generale, Bush ha firmato pochi giorni fa un decreto che modifica in parte la legge rendendola un po’ meno rigida. Insomma oggi se fai domanda di immigrazione come rifugiato politico perche’ nel tuo paese rischi di morire e sei sieropositivo la domanda potrebbe essere accettata. Fino a ieri no.

Commovente e’ stata la testimonianza di una ragazza indiana che, in lacrime e con la voce rotta dai singhiozzi, ha raccontato di come non vede la famiglia, i figli, i genitori da anni e di come e; dura vivere senza nessun appoggio familiare in un paese straniero da sieropositiva.

Manco a dirlo e’ anche stato detto che Obama si e’ dichiarato favorevole alla cancellazione della legge mentre il candidato repubblicano non ha neppure risposto.

Tutti i relatori hanno chiamato gli attivisti alla lotta contro tutte queste norme medievali che hanno come unico risultato quello che ho cercato di descrivervi.

Nel pomeriggio, invece, ho partecipato alla conferenza organizzata dalla Commissione aids Federale svizzera che ha descritto il famigerato "statement" ("HIV-positive individuals without additional sexually transmitted diseases (STD) and on effective anti-retroviral therapy are sexually non-infectious") che tanto clamore ha suscitato sia nella comunita’ scientifica che in quella delle persone sieropositive, anche omosessuali.

Qualche tempo fa la commissione aids svizzera se ne usci’ con un piccolo studio cui segui’ la dichiarazione, di cui sopra, per cui nelle coppie sierodiscordanti, in cui il positivo sia in terapia,
molto aderente, con la carica virale azzerata e decide di fare sesso senza preservativo, parlandone con il/la partner, ha un rischio decisamente basso di possibilita’ di passare l’infezione. Talmente basso che e’ paragonabile ai rischi che normalmente prendiamo nella
quotidianita’.

Questa dichiarazione ha suscitato in tutto il mondo un vespaio, ma ha almeno avuto il merito
di parlare di prevenzione a partire dall’uomo e non dalla sperimentazione in vitro come e’ stato
fino ad oggi.

In questo link http://www.kaisernetwork.org/health_cast/hcast_index.cfm?display=detail&hc=2860
potete sentire e vedere quello che e’ stato detto nel simposio sull’argomento.

E’ vero che il loro studio riguarda solo una piccola parte di persone che sono aderenti alle terapie, che hanno la carica virale azzerata, ecc. ma e’ uno studio che apre spiragli di ragionamento sotto molti punti di vista per esempio nel caso di rottura del preservativo, nell’ambito della salute sessuale riproduttiva (ossia anche le coppie sierodiscordanti posso fare sesso senza preservativo, se ricadono nella casistica, e fare un figlio con una bassa probabilita’ di infettarsi).
Inoltre, cosa secondo me molto importante, segna l’inizio di una modalita’ nuova di rapportarsi alla prevenzione. Fino ad oggi infatti abbiamo subito la prevenzione pensata in lavoratorio, grazie alla quale per esempio per anni ci siamo ciucciati la favola che il bacio infetta. Con questo studio fatto su coppie sierodiscordanti, gli svizzeri ragionano a partire dalle persone umane. Sembra una banalita’ ma e’ un grande passo che, infatti, ha suscitato notevoli polemiche in particolare fra gli "amanti del vetrino".

L’Organizzazione mondiale della sanita’, presente alla conferenza, e’ molto critica nei confronti degli svizzeri e ha posto l’accento sul terzo mondo dove altissima e’ la presenza di coinfezioni da malattie a trasmissione sessuale e dove l’uso del preservativo e’ essenziale e spesso osteggiato dalla religione o dalle diverse tradizioni culturali.
Cosa vera, ma e’ anche vero che l’OMS dovrebbe chiedersi come mai il terzo mondo non e’ in grado di tenere in terapia le persone sieropositive in modo da farle ricadere nella casistica indicata, invece di criticare chi ha fatto uno studio su una piccola parte della popolazione sieropositiva.
Mi viene anche da pensare che l’OMS non ha fatto una piega quando qualche ricercatore ha fatto presente i pregi della circoncisione maschile nella pervenzione all’aids. Dunque perche’ scaldarsi tanto per questa?

Ovviamente e’ un argomento delicato che pone un grosso, enorme problema di comunicazione/informazione. E’ chiaro che la gente comune puo’ interpretare lo studio come la tanto attesa dichiarazione di liberta’ dal preservativo. Non e’ ovviamente cosi’, anzi e’ vero il contrario, ma anche su questo punto sottolineo come finalmente si parla di comunicazione efficace e come trasmettere notizie alla popolazione in modo coerente, corretto ma anche senza messaggi terrorizzanti a base di preservativi rotti e infezione passata alla persona che ami.

Per ora e’ tutto… alla prossima.

Baci, Sandro


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