XVII International AIDS Conference Mexico City – 3

  

Carissimi,

Vi incollo qui sotto il link della parte della conferenza relativa ai vaccini.

Se qualcuno vuole approfondire qualche curiosita’ puo’ farlo:

www.kaisernetwork.org/health_cast/hcast_index.cfm?display=detail&hc=2869

Questa sembra essere la giornata delle minoranze: questa mattina la riunione plenaria ha affrontato fra gli altri il tema del sesso fra uomini e sono venute fuori cose molto interessanti.
Un gruppo di ricercatori USA ha fatto la sua bella ricerca ed ha scoperto che ci sono molte tipologie di MSM, che MSM e’ una sigla che identifica un comportamento e non una identita’, che l’orientamento sessuale include l’eterosessualita’, la bisessualita’, l’omosessualita’, che il gruppo degli MSM include i gay e gli uomini che non si identificano come gay, i bisessuali, chi ha rapporti "situazionali" omosessuali (prigioni, scuole militari, caserme, ecc.), i prostituti ed perfino alcune fra le persone trans, oltre naturalmente a un vasto range di termini definiti localmente.
In ambito HIV e’ stato definito che gli MSM hanno alcune determinanti particolari rispetto alla possibilita’ di infezione ossia: rapporti sessuali anali non protetti, frequente cambio di partner sia su base giornaliera e nella vita, consumano droghe per via iniettiva. Altri fattori che influenzano il rischio e la vulnerabilita’ degli MSM sono la violazione dei diritti umani, la criminalizzazione dell’orientamento sessuale, stigma e discriminazione, omofobia. Per capirci vi sono paesi nei quali anche solo portare un preservativo in tasca e’ un rischio (Nepal), in India le leggi contro la sodomia non aiutano certamente la prevenzione anzi, e’ uno di quei casi in cui sono proprio le leggi a creare un rischio alla salute pubblica.
86 Stati nel mondo hanno ancora leggi che criminalizzano i rapporti sessuali fra uomini adulti e consenzienti, e’ il caso di piu’ della meta’ dei paesi africani guardacaso proprio in quelli dove la prevalenza dei casi di aids e’ fra le piu’ alte al mondo. Per completezza di informazione 10 stati prevedono la pena di morte per il reato di omosessualita’ (Pakistan, Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Sudan…).
Molto toccante e’ stata la testimonianza di un attivista gay sieropositivo del Senegal. Essere attivisti gay nel Senegal, ci spiega, e’ contro la legge (!!), chi lo fa come lui, non puo’ dirlo apertamente. Cose come socializzare, incontrare altra gente deve essere fatto in modo clandestino, in locali che la polizia spesso chiude. Quando usciamo dai bar gay, ci dice l’attivista, dobbiamo farlo a piccoli gruppi, prendere strade diverse per tornare a casa dalle nostre mogli e figli. Si, mogli e figli perche’ in Senegal l’unica possibilita’ di avere una vita accettabile socialmente parlando e’ sposarsi e avere dei figli. Insomma una legge assurda constringe i gay a fare una vita di merda e le donne a sposare uomini che sono segretamente gay.

Ma alcune buone notizie ci sono: forse ho dimenticato di scrivervi che la conferenza e’ iniziata con la prima marcia internazionale contro l’omofobia, e solo poter fare questo in un paese come il Messico e’ un grosso passo in avanti, ma c’e’ di piu’.
Gli organizzatori avevano avevano dichiarato per tempo che il focus della marcia sarebbe stato contro il governo del Panama, l’unico paese latino americano che ancora mantiene leggi che criminalizzano l’omosessualita’. Due gioni dopo la marcia, le leggi sono state modificate.

Le conclusioni della ricerca sono sintetiche ma chiare: l’HIV continua ad infettare in modo elevatissimo gli MSM nel mondo; l’esclusione dai sistemi di sorveglianza e/o l’assenza di prevenzione mirata, la difficolta’ di accesso ai trattamenti e alle cure sanitarie costituiscono ancora un enorme limite alla risposta globale contro l’HIV/AIDS; e soprattutto, l’ultima conclusione abbiamo fallito nel far scendere l’incidenza dell’HIV fra gli MSM perche’, tranne qualche eccezione, NON ci abbiamo provato.

Sempre in merito agli MSM in ambito HIV stamattina hanno molto insistito su due punti:
una importante incidenza, a livello globale, di consumo di droghe iniettive e l’aumento
molto preoccupante dei casi di tubercolosi molto, molto spesso correlata all’HIV.

Non si creda che siano cose che riguardano solo il terzo mondo, basta fare un giro negli ospedali italiani per rendersi conto a colpo d’occhio del ritorno importante della tubercolosi in
Italia. Rispetto al primo punto diverse presentazioni di ricerche nel mondo hanno evidenziato come la riduzione del danno sia un’arma essenziale per rallentare anche in modo consistente l’avanzata dell’HIV.
Purtroppo queste possibilita’ molto concrete vengono frustrate dai governi conservatori, dalle religioni (come ben sappiamo), da interessi economici.
Tutte le ricerche hanno sottolineato come nel mondo siano ancora molti i paesi che preferiscono punire chi fa uso di sostanze invece che promuovere sistemi di controllo e riduzione del danno che hanno, come dimostrano le ricerche, una seria possibilita’ di limitare l’HIV.
Le ricerche hanno individuato tre barriere fondamentali che rendono problematico l’accesso alle terapie antiretrovirali e la relativa aderenza terapeutica:
socio-politiche:
emarginazione sociale, criminalizzazione, sanzioni, finanze, carcere;
individuali:
paura degli effetti collaterali, malattie di carattere psichiatrico, non avere una casa, mancanza di fiducia in se stessi;
cause esterne alla propria volonta’ dovute all’inesperienza del personale sanitario, alle procedure burocratiche come, e’ stata proprio segnalata, la difficolta’ nel prendere un appuntamento.

Molto indicativa e’ stata una slide dal titolo A tale of two Countries: USA e Australia: gli USA vietano la riduzione del danno, il 33% dei sieropositivi fa uso di droghe iniettive e il 40% delle persone che hanno uso di droghe iniettive e’ sieropositivo.
In Australia, dove vengono utilizzate tecniche di riduzione del danno, il 6% dei sieropositivi fa uso di droghe iniettive e il 2% delle persone che hanno uso di droghe iniettive e’ sieropositivo.
Tutti hanno insistito sulla necessita’ mettere la salute al centro e non le politiche di controllo sulle sostanze.

La giornata e’ proseguita con un bellissimo simposio sulle politiche sanitarie pubbliche e sul perche’ invece di basarsi sulle evidenze scientifiche, si basano sui deliri dei vari governi o preti.
Il primo incontro del simposio era incentrato sul lavoro che un ricercatore americano ha fatto per dimostrare che l’ABC (la teoria di Bush per fermare l’AIDS, e’ una sigla che sta per astinenza, fedelta’, preservativo) non funziona.
Lo studio e’ stato fatto su gruppi di studenti di parecchi stati USA ed ha dimostrato che l’ABC non ha portato a risultati apprezzabili, (niente calo dei rapporti sessuali, niente aumento dell’uso del preservativo), mentre hanno funzionato alla grande i programmi comprehensive di sesso e HIV con buona pace dei seguaci di Bush che mettono l’ideologia religiosa davanti alla realta’ dei fatti costringendo valenti scienziati a spendere soldi in studi inutili per chiunque abbia un po’ di buon senso. Nel frattempo chissa’ quanti giovani americani si sono infettati perche’ la mamma o il papa’ sono ferventi battisti.
Penso che sia del tutto evidente il parallelo con lo specifico italiano, quindi non dico altro.

Da ultimo, ma non meno importante, in un altro simposio sono stati presentati i dati di alcune ricerche che dimostrano la necessita’ di incrementare il ricorso al test per l’HIV. In questo campo molto e’ stato fatto, sono molti i paesi che hanno attivato strategie di implementazione dell’accesso al test, ma rimane ancora sostanzialemente fermo al palo il problema relativo all’implementazione dei test ed alla parallela tutela dei dati, lotta alla discriminazione e stigma con particolare riguardo ai gruppi emarginati. E’ stata da tutti sottolineata la necessita’ di trovare un terreno comune nelle sanita’ pubbliche per incentivare il test e il counselling. Si punta molto sul test solo dietro consenso informato e specificamente dichiarato dalla persona in test specialmente se appartenente a gruppi a rischio di discriminazione come i sex worker, i gay ma anche le donne che, se scoperte sieropositive, in molti paesi rischiano gravissimi provvedimenti per lo piu’ di carattere sociale.
Vi sono addirittura paesi che non favoriscono il test per timore che aumenti la spesa sanitaria per i farmaci.
Tutti hanno insistito molto sul fatto che il test non puo’ essere richiesto a prescindere dalla situazione dei diritti umani esistente nel paese. Essenziale e’ quindi la collaborazione fra associazioni e pubblico.

Insisto molto su questo punto perche’ parallelamente oggi e’ stata rilasciata dal CDC di Atlanta una dichiarazione nella quale auspica che tutti i gay sessualmente attivi siano sottoposti a test a prescindere dal rischio corso o dall’assenza di rischio.
Secondo me e’ una cosa grave che dimostra ancora una volta quanto gli USA siano lontani anni luce dal significato stesso della parola democrazia.
Spero che sia chiaro a tutti cosa vuol dire quel comunicato: che i gay, in quanto tali, sono a rischio di sieroconversione anche se non fanno sesso o praticano solo la masturbazione, anche se sono in coppia monogamica da decenni. Chi se ne frega, sono gay e quindi untori.

Ho chiuso la giornata seguendo un mini festival di video centrati sulle e sui sex worker in giro per il mondo.

Baci
Sandro


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