La lezione del PadovaPrideVillage

  

Chi ha percorso la tangenziale di corso Australia in queste sere di agosto, difficilmente ha ignorato la grande quantità di auto parcheggiate all’ingresso dell’ex Foro Boario.

La manifestazione organizzata dall’associazione Arcigay Tralaltro, e sostenuta da vari partner, ha avuto un successo inaspettato. Prima di tutto è piaciuta l’idea, non solo ai cittadini di Padova. Così, un po’ per curiosità, un po’ per solidarietà con il popolo omosessuale, anche molte persone etero e addirittura intere famiglie hanno risposto all’invito con entusiasmo.

E’ stata realmente la festa di tutti. Ha vinto la novità, una novità intelligente, che ha saputo mettere insieme il divertimento con la cultura, lo spettacolo con il dibattito. Miscela perfetta per chi è stanco delle solite serate al solito pub, troppo amara invece per quei gestori di locali che hanno perso i clienti dell’estate.

Certo, un buon contributo alla realizzazione è stato dato dal Comune di Padova, che ha saggiamente finanziato l’educazione al rispetto della diversità e la lotta contro l’omofobia. Almeno dentro al temporaneo villaggio, circondato da cemento e illuminato da lampioni, ognuno ha potuto manifestare la propria
tendenza sessuale in piena libertà, senza vergogna.

«L’omosessualità logora chi non ce l’ha. E soprattutto chi la nasconde»
, afferma Franco Grillini nel suo ultimo libro. Nessuno aveva l’aria da scandalizzato nel vedere due lesbiche prendersi per mano o un giovane gay esibirsi con abiti appariscenti. Grande traguardo in questa società del modello unico. Non solo di esercito ha estremo bisogno il padovano medio, ma di iniziative culturali che affrontino i problemi reali con serenità e concretezza. Favorendo l’incontro tra persone diverse.

E se sta crescendo la simpatia nei confronti di omosessuali e lesbiche, quali saranno le prossime diversità da normalizzare? Smontata l’impalcatura del villaggio la vita continua in città, dove la routine prende il sopravvento e i pregiudizi fossilizzano i rapporti. C’è bisogno, allora, di un villaggio stabile, di spazi ricreativi ed educativi a tempo indeterminato. Di esperienze positive che creino una mentalità.
Ma quale sarà il futuro dell’importante opera di architettura moderna dopo il Pride Village? Un acquario o un parco divertimenti? Tra qualche mese sapremo la risposta.


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