MILANO – Il nome è ancora top secret. Ma che si chiamino Dico, Pacs o Cus, come nei vecchi ddl, poco importa, almeno per il momento. La notizia che due ministri del governo in carica, Renato Brunetta e Gianfranco Rotondi, stiano lavorando a una proposta di legge sulle unioni civili ha l’effetto di un masso lanciato nello stagno. Nel giorno in cui Silvio Berlusconi incontra il Rotondi anticipa a Il Tempo il progetto che riguarderà tutte le coppie non legate da vincolo di matrimonio, anche quelle gay.
GOVERNO – Un’iniziativa personale, non una proposta di governo, perché, spiega il titolare dell’Attuazione del programma, «le unioni civili non fanno parte del programma di governo e non saranno realizzate da questo esecutivo». Ma per Rotondi c’è «da legiferare in ordine a un fenomeno che non è marginale e che riguarda le persone che a vario titolo convivono». Renato Brunetta, da Cernobbio, per ora non parla. Rotondi anticipa le linee generali come «l’assistenza in caso di malattia, la successione, i diritti relativi all’alloggio, insomma tutti i diritti che rendono il convivente prioritario rispetto ai parenti e che per ora non esistono». E ribadisce: «Ci occupiamo anche delle coppie gay».
COMMENTI – È cauto Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay: «Registriamo che nel centrodestra si avvia un confronto per noi positivo, speriamo non ci siano discussioni ideologiche». Anna Paola Concia, deputata pd, si augura che «non resti solo un annuncio». Perplesso Alessandro Zan, il consigliere comunale dei Pacs di Padova: «Strano: il ministro delle Pari opportunità di questo governo aveva chiuso ogni discussione». Gustav Hofer e Luca Ragazzi, registi di Improvvisamente l’inverno scorso, sui Dico, chiedono «una legge bipartisan». «Un segno di maturità politica e civile», dice Benedetto Della Vedova, del Pdl; l’udc Maurizio Ronconi dissente: «Le coppie di fatto non potranno mai rivendicare i diritti delle famiglie tradizionali perché non hanno avuto il coraggio di assumere gli stessi doveri»