Il termine outing, dall’avverbio inglese "Out" ("fuori") è stato sostenuto (e soprattutto praticato nei fatti) negli Stati Uniti, a partire dal 1990 circa, come arma politica di difesa contro l’ipocrisia dei gay conservatori che, per allontanare da sé i sospetti di omosessualità, si rivelavano particolarmente fanatici nella deprecazione e addirittura nella persecuzione pubblica dell’omosessualità.
In Italia l’outing è spesso confuso con l’espressione coming out ("uscire allo scoperto"), che indica invece l’atto di qualcuno che dichiara volontariamente – e non in modo forzato, quindi – di essere omosessuale.
Il movimento LGBT italiano non ha mai fatto uso dell’outing contro l’ipocrisia soprattutto per motivi legali, dato che in base alla legge potrebbe configurarsi il reato di diffamazione. Il giudice valuta solo se l’affermazione sia diffamante in sé e per sé, indipendentemente dal fatto che sia vera o no, a meno che il querelante consenta "ampia facoltà di prova" come in questo caso.