Abolizione del reato di omosessualità in India?

  

Vikram Doctor è un un giornalista del The Economic Times, l’edizione sull’economia figlia del Times of India. Come professionista dell’informazione e come attivista per i diritti delle persone lgbt da anni si spende molto, a Mombai, per l’abolizione del reato di omosessualità in India, contemplato nel famigerato articolo 377 del codice penale indiano. In questi ultimo anno la vicenda ha subito una forte accelerazione, grazie alla causa intentata da alcune associazioni che lottano per la prevenzione dell’HIV/AIDS contro l’art. 377. A loro avviso, la condanna giuridica e sociale che ne deriva aumenta le possibilità di diffusione della malattia, costringendo milioni di persone alla clandestinità e all’assenza di informazioni sanitarie adeguate. La causa, in discussione presso l’Alta Corte di Nuova Delhi, è a un bivio: dopo aver raccolto i pareri delle parti (a favore della depenalizzazione dell’omosessualità: le associazioni; contrario, significativamente, il governo federale, seppur con qualche incrinatura), i giudici si sono ritirati in camera di consiglio – per i report precedenti, si veda qua – . Elaboreranno il loro verdetto e sapremo se accoglieranno le richieste di abolizione o se al contrario confermeranno la situazione attuale. In ogni caso, la discussione in tribunale ha aperto un dibattito anche nella società e sui mass-media indiani.


Per capire a che punto stiamo, come reagisce alla discussione la popolazione indiana, quali prospettive ci sono per il futuro abbiamo rivolto a Vikram Doctor le seguenti domande a cui lui ha gentilmente risposto per e-mail.


1. Vikram, per quando è atteso il verdetto dell’Alta Corte?


Ormai ogni giorno. Non abbiamo certezze perché l’Alta Corte ci avviserà soltanto il giorno prima di annunciare la decisione. Dipende da quanto i giudici ci metteranno ad arrivare alla loro decisione. Gli argomenti sono stati completamente esposti, questo caso ha un alto profilo e i giudici sono conosciuti come indipendenti e coscienziosi, quindi la decisione dovrebbe essere presa presto. Ma non sappiamo quando.

2. Se il verdetto sarà positivo e accoglierà le richieste delle associazioni, che effetti avrà?


La decisione, qualunque essa sarà, sarà limitata – limitata allo stato di Delhi e limitata nel senso del tempo perché verrà quasi sicuramente presentato ricorso presso la Corte Suprema, per una decisione definitiva – .

Se sarà positiva, i nostri avversari ovvero i gruppi che negano l’importanza di un’azione contro l’AIDS e una parte della destra nazionalista, probabilmente sostenuti dall Ministero degli Interni indiano, si appelleranno quasi sicuramente alla Corte Suprema. Questo comporterebbe una sospensiva della sentenza. Se sarà negativa, i gruppi per i diritti degli omosessuali potrebbero appellarsi anche loro alla Corte Suprema (ma non abbiamo ancora una strategia precisa al riguardo).

Ma è una questione tecnica. Se vinciamo, sarà veramente una grande vittoria simbolica perché sarà la prima volta che un’Alta Corte in India si occupa delle questioni relative all’omosessualità. Inoltre, tra le Alte Corti dell’India, le decisioni delle Alte Corti di Delhi, Bombay e Chennai hanno un’importanza particolare, in quanto altamente rispettate. La decisione non sarà probabilmente vincolante, ma manderà un forte segnale giuridico, indicando la direzione nella quale i diritti degli omosessuali in India dovrebbero andare.

Abbiamo già evidenze su come questo caso stia influenzando la legge, ancor prima che la decisione sia pubblicata. Circa un anno o due fa, un giovane uomo inglese dal nome Desmond Hope è stato accusato di violazione dell’articolo 377 a Goa. L’Alta Corte di Goa gli ha dato garanzie sul territorio e questo ci dimostra come le attitudini verso l’omosessualità stiano cambiando in India.


3. Il reato di omosessualità previsto dall’art. 377 verrà abolito in tutta l’India?


Come ho spiegato, no. La decisione riguarderà Delhi, ma il suo effetto sarà percepito in tutta l’India. Devo anche precisare che non stiamo chiedendo che l’articolo 377 venga cancellato, ma stiamo chiedendo un cambiamento molto piccolo – stiamo chiedendo alle corti di dichiarare che esso non venga applicato agli adulti consenzienti. Le ragioni per questa richiesta è che la legge in questione viene ancora usata nei casi di abuso sessuale sui bambini e di violenza sessuale sugli adulti. Idealmente, dovrebbe essere creata una nuova legge per occuparsi di questi casi, ma in sua assenza speriamo che le corti useranno il loro potere per escludere gli adulti consenzienti dai reati previsti da questa legge.

4. Quale pensi siano le reazioni della maggioranza della popolazione indiana di fronte alla questione dei diritti civili delle persone lgbt?


Penso che la maggioranza della popolazione indiana non pensa niente a proposito delle persone lgbt, né in positivo né in negativo. Penso che qui c’è meno omofobia pubblica che in Europa o negli Stati Uniti, anche se questo non implica automaticamente l’accettazione.

Una parte dell’omofobia è semplicemente dovuta alla mancanza di visibilità e all’incomprensione dell’omosessualità – e se l’incomprensione crescerà, ci sarà molta più omofobia. Esiste la consapevolezza delle forme alternative della sessualità che fanno parte da tanto della società indiana, come la comunità hijra. La comunità gay è accettata, ma ci sono anche pregiudizi ben definiti ed estesi.

In alcuni casi è diverso, per esempio negli ambienti elitari come Bollywood e nei media che sono spesso gay friendly perché l’hanno appreso dal resto del mondo. E’ una forma di accettazione che implica stereotipi, che possono essere un grave problema. Inoltre, c’è una generale paura della gente ad aprirsi e svelarsi – spesso si sentono i genitori dire ai loro figli che non hanno problemi ad accettarli come gay ma che non li vogliono vedere per questo marciare nelle strade come gay.

Penso che c’è del vero nel dire che la società indiana tende a essere tollerante, ma è troppo facile trarne delle affrettate conclusioni. L’omofobia nel suo aspetto giuridico, l’articolo 377, penso sia un’imposizione occidentale sulla società indiana, e penso che una volta che l’articolo 377 verrà cancellato, il progresso in India sarà rapido.


5. Per noi europei è difficile comprendere la società indiana: multi-etnica, multi-religiosa, laica e democratica. Ci sembrano paradossi inspiegabili. Come pensi che evolverà la qualità della vita per le persone lgbt in India?


Però “multietnica, multireligiosa, secolare e democratica” è una descrizione abbastanza buona per la stessa Europa, nel suo insieme. L’India è facilmente comprensibile sotto questi termini – quello che dovete fare nel pensarla è sostituire la burocrazia di Bruxelles con quella di Delhi (soltanto che noi non abbiamo la Presidenza a rotazione!). Per estendere un altro po’ l’analogia, la vita migliorerà sicuramente per le persone lgbt in alcuni paesi dell’Europa, in altri meno (la Polonia) e sarà mediata dai fattori culturali locali. Sicuramente ci sarà un miglioramento completo, ma non veloce e chiaro come i giornalisti e gli attivisti vorrebbero.

6. Dopo gli attacchi terroristici a Mombai, Arundhati Roy ha scritto un preoccupato articolo per il quotidiano “Outlook”. Nel suo testo la scrittrice indiana dice che l’India corre il rischio di una guerra regionale con il vicino Pakistan e dell’esplosione di una guerra civile al suo interno, fomentata dall’odio inter-religioso tra indù e musulmani. A suo avviso, le libertà personali e i diritti civili dei cittadini indiani stanno correndo un serio pericolo. L’India rischia di diventare uno stato teocratico e non più laico. Come vedi la situazione? Che idea ti sei fatto del futuro prossimo?


Sicuramente non voglio diminuire la grandezza dei pericoli che l’India corre in questo momento, ma allo stesso tempo non prenderei Arundhati Roy come un giudice attendibile. Arundhati Roy sostiene un’analisi ideologicamente estrema, quasi isterica, presentata più per il pubblico occidentale che per convincere qualcuno in India. Infine, c’è poca differenza tra il suo tipo di intolleranza verso le opinioni altrui e quello della destra degli Hindu, alla quale lei si oppone. Roy nutre un grande disprezzo verso le radici e la realtà delle istituzioni politiche e governative indiane che certamente non sono perfette, ma sono molto più concrete e meritano più fiducia di quanto Roy gliene attribuisca. Nelle prossime elezioni politiche, il Congresso – l’organizzazione che lei detesta per la sua vocazione secolare – potrebbe perdere e potremmo trovarci con un governo guidato dalla destra Hindu. L’abbiamo già avuto, quando erano molto più potenti, e siamo sopravvissuti, e presumibilmente sopravviveremo ancora un’altra volta. Sono sicuro che ci sono molti italiani che odiano e hanno paura del Signor Berlusconi, ma dubito che loro direbbero che l’Italia non sopravviverà alla sua presa del potere. Questo è quello che la Signora Roy afferma rispetto alla destra Hindu.

7. Il 18 dicembre l’Unione Europea ha presentato alle Nazioni Unite una proposta di depenalizzazione universale dell’omosessualità. La petizione ha scatenato la rabbia del Vaticano e degli stati a maggioranza musulmana. Se l’India abolisse il reato di omosessualità, sarebbe la più grande democrazia del mondo a compiere un gesto importantissimo, capace di ridare dignità ai milioni di persone lgbt indiani. S’è discusso della petizione all’ONU in India? E’ stato fatto un collegamento con la richiesta di abolizione dell’art. 377?


Alcuni attivisti l’hanno usato come argomento, probabilmente con l’intento di discutere se questa non-santa alleanza dei due gruppi fondamentalisti (fondamentalisti cattolici e fondamentalisti musulmani, da distinguere dagli schieramenti liberali presenti in entrambi gli schieramenti) potrebbe essere usata per sostenere la nostra battaglia in India, mettendo in risalto il contrasto tra i nostri obiettivi sui diritti umani con il loro appoggiare l’odio e la discriminazione. Su questo argomento ogni fondamentalista la pensa uguale, qualsiasi sia la sua religione o il suo sentimento verso l’altro, quindi le persone che si oppongono a noi si opporrebbero anche alla petizione, mentre quelli che ci sostengono, sosterrebbero anche la petizione.

Inoltre, in termini pratici, il Ministero degli Affari Esteri indiano tende a un’estrema prudenza ed evita d’immischiarsi nelle discussioni “sensibili”. Conosciamo esempi di diplomatici che personalmente simpatizzano per noi, ma che si astengono nel votare questioni del genere o persino voterebbero contro le misure progressiste seguendo la maggioranza. I diplomatici ci hanno anche spiegato che hanno le mani legate finché esiste in India l’articolo 377. Per questo la decisione dell’Alta Corte di Delhi è così importante.

E’ molto interessante analizzare le conseguenze della politica del Vaticano. Ho notato che ogni volta che Benedetto XVI se ne esce con qualcosa di veramente omofobico, il Vaticano cerca poi di sostenere che loro si oppongono solamente a diritti come il matrimonio per i gay, perché credono che i gay non dovrebbero essere trattati come criminali. A questo proposito, l’India offre al Vaticano una chance di dimostrare se questo è vero. Tutto quello che noi chiediamo è non essere trattati come criminali – non stiamo parlando di matrimoni o niente di simile. Quindi seguendo la logica del Vaticano, loro dovrebbero sostenere la nostra petizione – lo faranno?

8. Numerose associazioni in Europa e nel mondo stanno promuovendo una “Cause” su Facebook per sostenere la richiesta di depenalizzazione universale dell’omosessualità. Ci avviciniamo ai 100.000 iscritti. Ci piacerebbe coinvolgere le associazioni indiane e i loro attivisti. Che consigli ci dai? Ci puoi aiutare?


Possiamo facilmente mettere in discussione la questione nei gruppi degli attivisti gay e sono sicuro che otterrete tanto sostegno. Devo ammettere, presumo cinicamente, che mi chiedo quanta importanza hanno queste iniziative universali online quando, come viene dimostrato ogni volta di più, quello che conta veramente è l’organizzazione delle micro-iniziative locali (come hanno imparato gli attivisti californiani con la Proposition 8).

Risulta troppo facile nell’attivismo queer provare a fare le cose dall’alto verso il basso, organizzare incontri e fare grandi piani e organizzare cose online. Queste cose sono importanti e non si escludono a vicenda, ma troppo spesso le persone pensano che prendendo parte a tali iniziative questo sia tutto quello che c’è da fare. E questo semplicemente non è vero. I cambiamenti si verificano quando le persone gay diventano visibili e s’incontrano con altre persone e si scontrano con la polizia. Ovvero fanno tutte le cose necessarie per cambiare veramente la realtà.

Intervista e adattamento di Maurizio Cecconi
Traduzioni di Mattia Cioni e Tomas Kutinjač
www.puta.it


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