Genova, arrivano i negozi friendly

  

Secondo una ricerca condotta dalla George Mason University (Usa), nelle città maggiormente gay-friendly (amiche dei gay) l´economia ha una marcia in più. Lo studio ha riscontrato questa tendenza in città americane come San Francisco, Seattle, Boston, Portland e Tampa. Pensando alle città trainanti dell´economia europea come Londra, Parigi, Barcellona, Berlino, Madrid e la stessa Milano, città relativamente tolleranti nei confronti dei gay, è facile verificare come la ricerca americana possa avere una qualche fondamento anche nel vecchio continente.

E a Genova? Il prossimo Gay Pride potrà servire da volano per l´economia del posto? Fabrizio cura il sito "genovagayguide.com", la prima guida turistica online rivolta agli omosessuali, e ha qualche dubbio in proposito: «Purtroppo la città si è preparata poco. Locali nuovi ancora non ce ne sono». Secondo Fabrizio il problema è di tipo culturale perché «la gente guarda a quest´evento con diffidenza come al G8 e non, com´è in realtà, a una cosa gioiosa». Eppure la comunità gay in città «rappresenta il 5 per cento della popolazione. Parliamo quindi di più di trenta mila persone, una cittadina. E invece i locali sono sempre gli stessi, vecchi e male organizzati. I nostri punti d´incontro non richiamano gente dalle altre città. Siamo noi a spostarci verso Milano e la Versilia. Bologna che è più piccola di Genova è messa molto meglio di noi».

Riccardo Gottardi, segretario nazionale dell´Arcigay e uno degli organizzatori della giornata dell´orgoglio gay, è parzialmente d´accordo con Fabrizio. Gottardi vive a Genova da sette anni e constata amaramente come «non si sfrutta ancora quello che una città di 600 mila abitanti potrebbe dare dal punto di vista economico». L´esponente dell´Arcigay, però, è ottimista per il futuro: «A Genova la situazione si sta rianimando. In quest´ultimo anno è aumentato il numero dei partecipanti alle nostre iniziative anche se siamo lontani dai fasti dei primi anni ‘80 quando erano i milanesi a venire qui».

L´obiettivo degli organizzatori del Gay Pride è quello di creare «qualcosa che possa restare anche quando la manifestazione si concluderà. Stiamo organizzando una rete di commercianti gay friendly. In questo modo gli omosessuali potranno sentirsi sempre rispettati e desiderati. Vogliamo creare punti di riferimento. E questo è possibile solo attraverso la promozione, la crescita e l´apertura».

Sia Fabrizio che Riccardo sono convinti che l´evento porterà in città una ventata d´aria nuova. «È una questione di apertura mentale – chiosa Fabrizio – . Il "pride" farà bene soprattutto all´eterosessuale medio». Gottardi sottolinea come qualche risultato ci sia già: «Giovedì scorso abbiamo festeggiato la prima festa nazionale dei gay sudamericani. La serata è stata organizzata dal nuovo "Comitato gay sudamericani" nato a novembre in concomitanza con la presentazione del Gay Pride».


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