Si è appena conclusa la XIII conferenza annuale di ILGA-Europe, dal titolo “Overcoming religious and cultural barriers to LGBT equality” – Superare le barriere religiose e culturali per l’uguaglianza LGBT.
Una conferenza interessante, come lo sono sempre del resto, che si è svolta nella meravigliosa cornice dell’isola di Malta, accompagnati da un clima ancora estivo, con turisti in costume a prendere il sole, fare il bagno e noi stupide a confrontarci sul modo migliore per difenderci dagli attacchi delle istituzioni religiose ed ottenere diritti e rispetto. La conferenza di Malta è stata la più partecipata mai realizzata, ha visto infatti il coinvolgimento di oltre 300 persone di 48 Paesi anche grazie al grandissimo lavoro svolto dall’associazione che ci ha ospitati: Malta Gay Rights Movement.
Due parole per spiegare cos’è questa organizzazione: ILGA è la International Lesbian and Gay Association. Si tratta di un’associazione ombrello che federa un numero impressionante di associazioni omosessuali e transessuali in tutto il mondo. Le “sedi locali” di ILGA sono i continenti, per cui noi, sia come Arcigay che come Cassero, siamo iscritti ad ILGA e partecipiamo ai lavori di ILGA-Europe.
A rappresentare il Cassero eravamo Giada Cotugno ed io. Erano presenti anche Riccardo Gottardi per Arcigay e Helen Ibry per ArciLesbica. Fa sempre un po’ specie notare come resto della nostra Associazione sia così assente in queste occasioni nonostante le sollecitazioni.
Le conferenza annuali sono in primo luogo congressi dell’Associazione per cui vengono discussi il bilancio, le modifiche statutarie, ecc.
Tuttavia il vero punto di forza delle conferenze annuali è la presenza di workshop, organizzati dalle varie associazioni iscritte, che danno a tutti i partecipanti la possibilità di confrontarsi, scambiarsi esperienze e best practices. Quest’anno anche il Cassero, Giada e il suo collega russo Alexey, ha presentato il whorkshop “Living/Space: public space, LGBTQ identities and activism”.
Frequentare le conferenze di ILGA-Europe fondamentalmente consente di sperimentare il senso di accettazione, di sicurezza e la felicità di essere parte di una comunità vasta, accogliente e politicamente corretta.
Importante a questo scopo non sono solo i momenti istituzionali, ma anche i momenti sociali di svago, turismo o altro organizzati dall’associazione locale che ospita la conferenza e che si fa carico anche di sfamare la mandria di gay, lesbiche, trans.
La conferenza quest’anno si è tenuta a Malta non certo per caso, ma è il frutto del lavoro fatto negli ultimi anni per cercare di portare verso il sud del continente l’interesse di ILGA-Europe. Un’area, quella mediterranea, che stenta a trovare la giusta strada per ottenere i riconoscimenti che chiediamo da anni.
Come fin’ora è sempre accaduto anche i politici maltesi sono intervenuti e hanno fatto dichiarazioni distensive, anche se la situazione di quel paese fortemente cattolico non è delle migliori. Sta di fatto che alla cerimonia di apertura hanno partecipato Louis Galea portavoce della Camera dei Rappresentanti e Evarist Bartolo, laburista, membro del Parlamento maltese, Francis Agius (a capo della delegazione maltese all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa).
Per noi italiani la conferenza di quest’anno è stata particolarmente importante perché ha visto la candidatura di Torino, avanzata dal Coordinamento Torino Pride (erano presenti Roberta Padovano e Gabriele Murgia) e sostenuta da Arcigay e numerose altre associazioni, ad ospitare la conferenza annuale del 2011 (le candidature si presentano con due anni di anticipo). Anche Varsavia aveva presentato la sua candidatura.
C’è stata a dire il vero una certa competizione ma alla fine l’abbiamo spuntata, anche grazie ad una bella azione di lobby della squadra Arcigay.
In ogni caso la consuetudine vuole che la città che ha “perso” ospiti la successiva conferenza.
La conferenza di Malta è stata importante anche perché ha visto la presenza di altre associazioni italiane come il Mario Mieli con neopresidente Andrea Maccarone e Certi Diritti con Gian Mario Felicetti.
Il programma si è articolato in numerosi workshop, per lo più incentrati su argomenti relativi all’influenza delle religioni e al rapporto con esse, ma non solo.
Molto interessante è stato il workshop dal titolo: “New major national surveys on LGBT living conditions, mental health and well-being”, dove sono state presentate alcune ricerche del Nord Europa. Ricerche che hanno scavato minuziosamente nella comunità LGBT, come nel caso della ricerca presentata dall’Associazione danese che ha evidenziato come, anche nel civilissimo Nord, i problemi di accettazione e il timore della discriminazione siano ancora molto forti.
Secondo la ricerca, in Danimarca la maggioranza delle trans non ha mai parlato della loro condizione o di ciò che provano, una percentuale importante di omosessuali non è visibile neppure nel proprio ambito familiare.
Strani invece i risultati della ricerca Irlandese “Supporting LGBT lives” che riporta una elevata percentuale di omosessuali che dichiarano di non aver problemi con il proprio orientamento sessuale, di avere un buon livello di autostima e di essere soddisfatti della propria vita.
Per contro nella stessa ricerca appaiono dati preoccupanti rispetto allo stress psicologico causato dal timore della discriminazione e dello stigma. In questo senso la parte relativa alle esperienze scolastiche è impressionante:
il 60% degli intervistati hanno subito episodi di bullismo;
il 50% insultati di questi il 35% da docenti
Esaminando le vie di fuga praticate il quadro peggiora ulteriormente:
il 46% beve in modo smodato, ossia a rischio di danneggiare il proprio organismo;
il 17,7% ha tentato il suicidio, il 60% lo ha tentato più di una volta.
1/3 degli under 25 afferma di aver pensato al suicidio nell’ultimo anno. Da ultimo quasi la metà degli intervistati ha cercato aiuto presso professionisti friendly a causa di esperienze negative con psicologi o counsellor omofobi o più semplicemente ignoranti delle dinamiche relative all’omosessualità, o che danno per scontata l’eterosessualità dell’interlocutore.
Ho trovato molto interessante anche l’esperienza, che mi ha raccontato un attivista francese, sull’Università estiva LGBTQ. Due settimane di incontri, formazione, spettacoli, eventi mirati ai nostri contenuti.
Per noi che siamo abituati alla formazione residenziale intensiva, penso alle esperienze di Fognano o della Lodola, potrebbe essere un’idea interessante da italianizzare.
Da segnalare anche il workshop “Sexual health and Rights” che ha cercato di delineare il significato di salute sessuale e diritti, quali le possibili intersezioni e cosa prevede l’agenda internazionale in questo ambito.
Ad ogni conferenza il direttivo di ILGA-Europe stampa un report dove descrivono il lavoro fatto nell’anno, gli obiettivi raggiunti e il lavoro ancora da svolgere sulla base del piano strategico triennale.
Scorrendo lo stampato di quest’anno, mi sono accordo che non c’era nessun accenno alla proposta presentata da Arcigay l’anno scorso, alla conferenza di Vienna, che incollo di seguito:
I. Proposals by Arcigay:
The ILGA-Europe Conference mandates the Executive Board to:
a) Evaluate the possibility for ILGA-Europe to give voice to the concerns of LGBT people at European level on issue related to HIV/AIDS and participate on the European debate on the subject in cooperation with the other actors present, providing its specific expertise, in particular in relation to discrimination and its consequences, and acting for the interests of its constituency;
b) Consider taking part in the 2010 conference and exploring the opportunity for networking and funding from donors focussed on issue of HIV/AIDS and discrimination
c) Discuss and assess the possible advantages of some of the organizational aspects of the World AIDS Conference compared to our own Conferences (e.g. being a forum also for experts, having poster sessions to facilitate the circulation of information, etc.) and evaluate the possibility of introducing to ILGA-Europe Conferences some of them;
d) To report to the next ILGA-Europe Conference on the points above.
Nel programma della conferenza di Malta non vi era traccia del report del direttivo sul tema HIV. La proposta era maturata in applicazione del messaggio forte e chiaro uscito dalla conferenza mondiale AIDS di Città del Messico: dove è presente discriminazione verso gli MSM per non parlare delle persone trans aggiungo io), l’HIV prolifera.
ILGA-Europe lotta quotidianamente contro la discriminazione delle persone LGBT, pertanto dovrebbe essere nelle sue corde impegnarsi sul tema della lotta contro l’HIV appunto attraverso la lotta contro la discriminazione, lo stigma.
In compenso una parte del programma della conferenza ci proponeva di definire come centrale il tema dei migranti e dei rifugiati, cosa che mi vede assolutamente d’accordo se si pensa che rimandare in patria un iraniano omosessuale significa condannarlo a morte. Ciò detto io non vedo alcuna differenza, sul piano politico e metodologico, fra i due temi. Dunque perché LGBT migranti tema centrale, LGBT con HIV tema non centrale?
Ovviamente non ho lasciato perdere ed insieme a Riccardo, che aveva concretamente scritto la proposta, abbiamo parlato con il co-presidente e, in seguito, con buona parte dei componenti del direttivo.
La delegazione svedese mi ha contattato per capire meglio di cosa si trattava e mi spiegano che anche loro avevano preparato un workshop auto-organizzato sul tema HIV/AIDS, con l’intenzione di proporre alla Conferenza un percorso anche su questi temi.
L’azione di lobby nei confronti del direttivo è quindi aumentata.
Presi singolarmente i componenti del board mi hanno detto che era stato fatto poco e non c’era un report. Invece, con un colpo di bacchetta magica, durante la plenaria finale appare un breve report su quanto è stato fatto per ottemperare alla proposta di Arcigay che, peraltro, era stata fatta propria dalla conferenza.
Dal report è emerso che alcune iniziative sono state fatte, soprattutto nell’Est Europa, che alcuni contatti a livello istituzionale e scientifico sono stati richiesti e che è prevista una presenza di ILGA-Europe alla prossima conferenza mondiale AIDS, che si terrà a Vienna nel 2010 (cui spero bene che parteciperà anche Arcigay).
Quindi alla fine qualcosa è arrivato anche se è palese che dovremo continuare a fare pressioni su direttivo e staff per tenere desta l’attenzione su un problema che, evidentemente, la comunità omosessuale stenta ad affrontare almeno in termini di volontà politica.
Tra le altre cose durante il workshop organizzato dagli svedesi, è uscito che la legge svedese criminalizza in modo pesante le persone sieropositive, che sono obbligate a dichiarare il proprio stato prima di ogni rapporto sessuale e rischiano una condanna anche in caso di sesso non protetto consenziente. Il risultato è che le persone in Svezia fanno pochissimo il test (se non sanno di essere sieropositive non lo possono dichiarare ovviamente) e nel giro di pochi anni pare che l’infezione sia risalita.
Un altro workshop molto interessante è stato quello presentato da Salvatore Marra, per l’occasione in veste di sindacalista della CGIL invece che di rappresentante di Arcigay, dal titolo: “On law, secularism and the Catholic church”. Salvatore ha trattato il tema della secolarizzazione in atto nel nostro Paese e quanto, di conseguenza, la classe politica sia lontana dall’essere specchio del Paese (va??). La situazione italiana ha lasciato basiti i numerosi partecipanti, alcuni dei quali provenienti da paesi cattolici come Lituania, Austria o Spagna.
Una vera sorpresa è stato l’intervento di Vladimir Luxuria.
Non ero al corrente che fosse stata invitata a portare la sua esperienza come trans ed ex parlamentare italiana.
Vladimir è stata accolta con tutti gli onori e ha fatto un intervento giocato sulle corde dell’ironia molto applaudito ed apprezzato. Ha evidenziato i problemi che affrontano le persone LGBT in Italia, citato l’ignobile documento votato dalla Camera che associa l’omosessualità a incesto, pedofilia, necrofilia, ecc. firmato fra gli altri da Buttiglione ben conosciuto in ILGA-Europe. Sia pur con leggerezza, ha raccontato quanto è mal ridotta l’Italia dei diritti sia sul piano culturale che su quello politico e normativo.
Pensate che, durante il dibattito finale che ha portato alla scelta di Torino per la conferenza 2011, una delegata rumena ci ha rivelato che il suo governo spesso cita l’Italia come esempio di paese messo peggio di quelli dell’Est Europa sul piano dei diritti civili e quindi ci sfrutta per negare loro ulteriori passi in avanti.
L’assemblea si è chiusa con l’intervento del vice-sindaco dell’Aja (o Den Haag come la chiamano loro), e la cerimonia del passaggio della bandiera di ILGA-Europe dai volontari maltesi ai volontari olandesi.
Sandro Mattioli
Responsabile Salute Arcigay Il Cassero – Bologna
(nella foto con Andrea Maccarrone)