Auspichiamo che la dichiarazione assuma rapidamente maggior concretezza, nel solco dell’operatività che contraddistingue questo Governo “di corsa”, anche perché omosessuali, lesbiche e trans italiani stanno partecipando esattamente come ogni altro cittadino alla chiamata ai sacrifici che questo Governo ha imposto al Paese.
Tra il sacrificarsi e l’immolarsi però di strada ne passa, e lo status di oggettiva impossibilità nell’accesso di diritti (no al matrimonio gay, no alle unioni civili) e discriminazione (no a leggi contro l’omofobia e la transfobia) di omosessuali, lesbiche e trans italiani assomiglia più a un inutile immolarsi piuttosto che ad un doveroso sacrificarsi per il bene di tutto il Paese. E questa situazione, che non da a migliaia di cittadini necessari stimoli per partecipare attivamente alla collettività, va rapidamente sanata nel solco di quanto sta accadendo nel civile Occidente.
Da questo punto di vista un Governo tecnico potrebbe fare molto ad iniziare da un rinnovato e concreto impegno a livello europeo rispetto all’atteso e decisivo traguardo della direttiva orizzontale in materia di parità, su cui il Ministro Fornero si è già positivamente espressa negli scorsi giorni, e rispetto alla traduzione normativa della dignità costituzionale delle coppie dello stesso sesso già espressamente riconosciuta dalla sentenza 138 del 2010 .
Ci sembra giusto aspettarci infine che il Governo valuti anche la vita delle persone lgbt, e delle coppie dello stesso sesso, in tutte quelle misure in materia di lavoro, sanità, welfare che si appresta a discutere. Arcigay chiede dunque al ministro la disponibilità ad un incontro di reciproca conoscenza ed approfondimento su questi temi. Abbiamo fiducia che il Governo che chiede sacrifici ai cittadini non mancherà di coraggio.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay