Omosessuali nei lager in un toccante racconto

  

UDINE – (an.fe.) Si chiamano Francesca Casaccia, Florinda Ciardi, Lisa Del Torre, Ilaria Lupi, Tomas Sione, Stefano Zucchini. Sono giovani, sinceri e soprattutto attori per caso i sei interpreti, emozionati ed emozionanti, del reading “I Will Survive”, dedicato lunedì sera all’Arci Miss(s)kappa, in collaborazione con Arcigay e Arcilesbica Udine, alla persecuzione ed eliminazione degli omosessuali nei lager nazisti. Un altro capitolo nero della Shoah, lancinante, quanto poco esplorato, e giustificato da aberranti teorie eugenetiche, per cui l’omosessualità era perversione, malattia, macchia da cancellare. E invece i “triangoli rosa” non erano (e non sono) altro che creature in cerca di rispetto, dignità e affetto, come tutti gli esseri umani. E tali, nell’intelligente partitura del lavoro curato da Serena Di Blasio con Ornella Luppi alle musiche, si rivelano Lilly e Felice, che affidano il loro legame alla tenerezza della corrispondenza epistolare, o soprattutto i due internati gay Max e Horst che, ripresi dal testo-capolavoro “Bent” di M. Schermann, scoprono di amarsi proprio nel lager, dove il sentimento è inconcepibile e proibito. Qui basta la nuda verità della parola al leggio, su minimi accenni di movimento, per dire l’assurdo del male intollerante, che abbaia in bocca agli aguzzini tedeschi, ma col sospetto che potrebbe sempre riaffiorare. Ma, almeno qui, a vincere è l’amore, che traspare nel muto quadro finale di due deportati gay di spalle, simbolo di chissà quanti con analogo destino, che, mano nella mano, si avviano sul filo spinato che li fulminerà. È il sigillo visivo di un piccolo, toccante regalo teatrale che, data l’affluenza di pubblico, ha costretto i sensibili attori una tantum al surplus di una doppia replica nella stessa serata.


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