«Non era una bandiera gay, ma bandiera della cultura italiana»

  

di SAVERIO MIGLIARI È STATO l’architetto della tre giorni di esequie per Lucio Dalla, uno dei suoi più cari amici. A lui è stato affidato il discorso ufficiale in Consiglio comunale per ricordare il cantautore. Ma Benedetto Zacchiroli è anche altro: omosessuale dichiarato, sebbene mai militante, e profondo conoscitore del rito ecclesiastico, essendo un ex diacono. «Sarebbe ora di disgiungere le lotte gay dall’anticlericalismo», auspica il consigliere del Pd. La stoccata è diretta al Mit (Movimento identità transessuale) che ha definito la scelta della Chiesa di celebrare il rito «solo la retorica del potere». Così come non sarà mai possibile usare il nome di Dalla per combattere battaglie partigiane: «Lucio non è la bandiera di una parte, se qualcuno voleva farne una bandiera gay ha sbagliato. Lucio è la bandiera della cultura italiana». CON FERMEZZA Zacchiroli poi precisa: «Non esiste un solo codicillo del canone ecclesiastico che neghi un funerale per gli omosessuali. Può essere negato solo se la persona è stata scomunicata». Nessuna ipocrisia da parte della Chiesa quindi, nessun silenzio imbarazzato sulle scelte sessuali di Lucio Dalla. L’amico del cantautore s’inalbera ripensando alle parole pronunciate dalla giornalista Lucia Annunziata (vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay’): «L’affermazione dell’Annunziata rivela un’ignoranza dei riti direttamente proporzionale alla sua professionalità». POI SPIEGA come si è svolto il dialogo tra la «famiglia allargata» di Lucio Dalla e la Chiesa: «Quando si è fatta la riunione in Curia, dall’altra parte del tavolo abbiamo trovato una disponibilità enorme a organizzare il funerale come se fosse fatto per un normale parrocchiano racconta e sono stati ascoltati i famigliari, tra virgolette». Perché di famiglia Lucio certamente ne aveva una, anche se non quella di sangue. Da qui la scelta consapevole di fare chiudere il rito con le parole del compagno Marco Alemanno. Sulla scelta dei media di parlare apertamente del rapporto che legava l’attore con Dalla, interviene Sergio Lo Giudice, ex presidente dell’Arcigay e capogruppo del Pd: «È uno sfogo liberatorio».


  •