Ripartire dalle fasce deboli per poter ricostruire la città «I fondi pro welfare a Messina i più scarsi d’Italia»

  

di Emanuele Rigano Proseguono i forum tematici del Pd in vista della Conferenza Programmatica che lancerà il partito verso le elezioni amministrative del 2013. Ieri, presso l’Oratorio dell’Istituto Domenico Savio, spazio ai temi del sociale.
L’incontro, aperto alla cittadinanza, è iniziato con la proiezione di un video in cui sono state raccolte le testimonianze degli assessori alle politiche sociali dei Comuni di Milano e Napoli. Uno spunto di riflessione su cosa a Messina potrebbe essere realizzato nel campo dell’assistenza alla fasce più deboli. Idee che come ha spiegato il segretario cittadino, Giuseppe Grioli, dovranno essere però adattate al territorio messinese: «Per gli investimenti nel sociale, così come negli altri settori, si deve tenere conto delle difficoltà finanziarie che interessano le casse di palazzo Zanca, che inevitabilmente incidono sulla qualità dei servizi». Un dato su tutti: il Comune di Messina può contare solo su 25 assistenti sociali, cifra decisamente sconfortante se rapportata alla dimensione demografica. Chiaro, dunque, il messaggio di Grioli: bene guardare oltre lo Stretto ma solo puntando su progetti che possono attecchire nel tessuto cittadino.
Non potrebbe essere diversamente se si considera, così come aggiunto dal responsabile politiche sociali del Partito Democratico, Emanuele Tripodo, «che le risorse investite per il welfare dal Comune di Messina sono le meno consistenti in Italia». Tripodo ha evidenziato anche la necessità di effettuare delle attente analisi finalizzate «ad annullare lo scollamento tra bisogni e scelte attuate».
Nel campo dell’assistenza sanitaria, con riferimento soprattutto agli anziani, sono state prese ad esempio le “Case della Salute” toscane: strutture “inedite”, diverse rispetto ai presidi sanitari e sociali, dove la comunità si organizza per il diritto alla salute e al benessere sociale. Ma welfare non significa solo rete di protezione per i più deboli. Punto nodale è rappresentato dalla scuola, come ha sottolineato il responsabile di settore, Pippo Caliri: «L’istituzione scolastica costituisce il punto di congiunzione fra la formazione e il lavoro, l’incubatore dove è necessario “allevare” coloro che nel domani offriranno il loro contributo alla società».
Il segretario provinciale Nino Bartolotta ha introdotto il successivo intervento del deputato, Francantonio Genovese, che con decisione ha raccolto l’appello lanciato dall’ex presidente della Regione, Pippo Campione, affinché si ritorni nuovamente ad una politica ragionata e condivisa, che parta dai più deboli. «Ricostruire la città, senza pensare alle colpe politiche di chi l’ha resa così come oggi»: questo invece l’invito del direttore del Centro Prima Accoglienza Salesiana, don Umberto Romeo.
A seguire l’ampio dibattito concentrato sulla necessità di fare rete e organizzare politiche sociali che trovino nei quartieri la base primaria.
Tra i partecipanti i segretari provinciali della Cgil e della Cisl, Lillo Oceano e Tonino Genovese, il segretario provinciale della Flc-Cgil, Grazia Maria Pistorino, il presidente dell’Arcigay Messina, Rosario Duca, il presidente del Cesv, Nino Mantineo, l’ex assessore comunale, Gaetano Giunta, la presidente del circolo Arci “Thomas Sankara”, Carmen Cordaro ed il presidente provinciale delle Acli-Messina, Antonio Gallo.


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