PD, Renzi e il dibattito interno

  

Firenze. C’è ancora benzina sul fuoco nel day after dell’assemblea del Pd segnata dalle divisioni su matrimoni gay e primarie. A versarla è ancora il «rottamatore» Renzi: nonostante tutto, il sindaco di Firenze è certo che le primarie si faranno e che, in quella occasione, lui farà di tutto «per farle perdere a Bersani. Poi, se le vincerà, sarò io il primo – dice – ad aiutarlo a vincere le elezioni». Il segretario del Pd «è una persona per bene», avverte poi Renzi, ma sulle primarie nessuno tenti di «fare il furbo».
Il sindaco di Firenze non si sente stretto in un angolo né dalle incertezze sulla data delle consultazioni del centrosinistra, né dagli avversari interni («Bindi? Ho solo detto che chi sta in Parlamento da quindici anni si deve fare da parte. È bastato questo per essere accusato di tutto»), né da eventuali concorrenti sul terreno della novità della proposta: «Non credo che Montezemolo correrà alle politiche, non ci sono le condizioni per una sua discesa in campo. È molto difficile inventarsi un partito dal niente».
Quanto al centrodestra, Renzi deve incassare la replica di Alfano al quale ieri aveva lanciato la sfida: «Non faremo come lui con Berlusconi quando ha detto che scendeva in campo. I giovani del Pd non faranno come Alfano»: cioè, non si ritireranno in buon ordine. «Renzi non sarà alla fine il candidato del Pd alla premiership. Il turno del confronto delle nuove generazioni sarà il prossimo ancora», dice il segretario del Pdl aggiungendo una stoccata: «La differenza tra me e lui è che io credo in Berlusconi, mentre lui non crede in Bersani».
Il rapporto dello sfidante di Bersani col centrodestra torna a essere uno dei temi su cui probabilmente si svilupperà la polemica nel Pd dopo le parole dette ieri da Renzi: «Io di destra? Non lo so. È secondario. Fare un’operazione come ho fatto a Firenze riducendo le tasse non è di destra, ma un’operazione seria». Ad Arcore? «Sono stato massacrato da certa stampa orientata. Ma lo rifarei domani se Berlusconi dovesse essere il presidente del Consiglio, anche se spero di no».
Ma per Bersani il nodo primarie non è il solo: anche ieri l’onda lunga delle polemiche sulle unioni omosessuali ha lambito il partito. Grillo dopo il sì ai matrimoni gay («fa schifo negare diritti sacrosanti per un pugno di voti»), incassa il plauso dell’Arcigay che, però, vuol sapere a questo punto cosa pensi il Pd che deve far fronte anche alle pressioni di Di Pietro che chiede ai parlamentari di appoggiare il ddl dell’Idv sui matrimoni tra omosessuali. Ma a respingere al mittente la richiesta ci pensa Concia: «Caro Di Pietro, il Pd ha già una sua proposta identica alla tua» e, quindi, «non strumentalizzare il faticoso ma sacrosanto dibattito nel nostro partito».
stefano fabbri


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