Brescia. L´Arcigay chiama il Pd: «Discutiamo sulle unioni»

  

Le recenti dichiarazioni di Rosi Bindi, Presidente del Partito Democratico, sul tema dell´accesso al matrimonio civile per le coppie formate da persone dello stesso sesso offrono un ulteriore tassello di riflessione su un tema assai più generale, quello del posizionamento strategico-politico del maggiore partito di centro sinistra all´interno del dibattito sul tema dei diritti e del riconoscimento della dignità e dell´uguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans nel nostro paese.
IL COMITATO provinciale Arcigay Orlando di Brescia invita il Partito Democratico di Brescia a discutere in un´assemblea la sua posizione, sollecitando una presa di distanza dal documento proposto e votato in sede nazionale e invita i dirigenti locali a definire una propria visione, chiara e ferma, sul tema del matrimonio civile tra persone dello stesso sesso.
Davide Parrotta, Presidente e il Direttivo di Orlando, Comitato provinciale Arcigay spiegano: «Ad oggi migliaia di persone gay e lesbiche italiane costituiscono già nuclei familiari (anche con figli), ma viene loro impedito di regolamentare il proprio rapporto. Il documento votato dall´Assemblea nazionale del PD e sostenuto dal suo Presidente, nella parte riguardante la regolamentazione delle coppie omosessuali, offende la dignità delle persone Lgbt e quella di tutti quanti. Un diritto, come quello al matrimonio civile, è un diritto di civiltà collettivo, che risiede in una prospettiva più generale: cosa vogliamo rappresentare? Chi vuole rappresentare il Partito Democratico? Che tipo di società vuole costruire il maggiore partito del centro sinistra? A partire da quali fondamenta?»
Non solo. Continuano all´Orlando: «Un documento che balbetta e che si affida all´anacronistica visione del riconoscimento di “diritti individuali”, ignorando il riconoscimento del diritto di sposarsi e di formare una famiglia, tutelata dalla leggi vigenti, per le persone dello stesso sesso, è destinato a segnare una frattura spaventosa nel processo di costruzione di un percorso democratico, progressista e avanzato sul piano dei diritti. Il movimento Lgbt italiano, dopo quarant´anni di storia, non è più disposto a scendere a compromessi, a mediare al ribasso, a contrattare documenti o posizioni arcaiche palesemente discriminatorie e non è più disposto a sostenere partiti che pongono la questione dei diritti subordinata ad altre tematiche sociali. Una società fondata sui privilegi e sulla discriminazione è destinata a soccombere e a sgretolarsi, proprio perché a partire dal riconoscimento della parità e dell´uguaglianza di fronte al diritto è possibile raggiungere obiettivi e costruire consenso».
Come dire che «il Partito Democratico non è solo Rosi Bindi, non è solo Fioroni, il Partito Democratico possiede anche una larga base critica, territoriale, la quale conduce, lontano dai riflettori, battaglie di contrasto al fenomeno dell´omofobia e che ragiona sui diritti».


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