Il sovrintendente Vincenzo Gullotta interviene, dopo la segnalazione di Arcigay Centaurus, sulle pagine del quotidiano Alto Adige dicendo che nei prossimi giorni la dirigente incontrerà la famiglia e il ragazzo di cui l’associazione ha raccolto il racconto. “Non è però corretto sostenere che il ragazzo sia stato lasciato solo. La scuola si era confrontata nelle settimane precedenti con lo studente, proponendo attività e percorsi. Adesso occorre capire quanto il ragazzo voglia partecipare al percorso proposto.”
Siamo lieti di leggere le dichiarazioni del sovrintendente ma sono necessarie alcune precisazioni.
Arcigay Centaurus nel dire “Non si può lasciare da soli questi e queste ragazz*” si riferiva alla capacità della scuola di prevedere la presenza di questi studenti e di attivare formazione adeguata nel personale scolastico al fine di prevenire queste situazioni e di migliorare gli interventi a protezione delle vittime di bullismo.
Dalla situazione denunciata dal ragazzo è emersa una scarsa conoscenza delle dinamiche specifiche del bullismo omofobico da parte della dirigenza. Quindi una solitudine che ha a che fare con il non esser visti e riconosciuti e di proposte d’intervento che non hanno fatto sentire sicura la persona vittima di bullismo, piuttosto che un disinteressamento tout-court della scuola.
Siamo infatti lieti di apprendere che c’è un buon servizio di sostegno psicologico nelle scuole, perché un sostegno va sicuramente offerto a chi è vittima di bullismo, ma mai imposto. Però se questa è l’unica misura messa in atto si può generare un effetto perverso. Quello di comunicare alla vittima di bullismo e agli altri (bulli compresi) che il problema è in lui. Quindi di fatto colludere con il clima omofobico che ha come primo obiettivo evidenziare una presunta inadeguatezza sociale e personale della persona vittima di bullismo.
Sentiamo la necessità di sottolineare come il bullismo omofobico affonda le sue radici nella disuguaglianza di genere, e opera per una formazione di genere specifica – in qualche modo autoeducativa – nei giovani. Questa forma di bullismo opera per affermare una maschilità egemonica, che coincide con il substrato culturale che legittima la violenza maschile di genere, contro le donne, i minori e le soggettività in qualche modo percepite come inadeguate per le norme di genere.
La letteratura scientifica sul bullismo ci dice che quello a matrice omobitransfobica è tra i più difficili da denunciare perché se i contesti sono poco preparati possono – anche quando animati dalle le migliori intenzioni – operare vittimizzazione secondaria e spostare il focus dal problema sociale a una problematizzazione personale.
Pertanto chiediamo come esperti professionisti anche dei processi educativi e dei contesti scolastici un incontro con il sovrintendente, non certo per entrare in merito a questa peculiare situazione, ma per offrire spunti di analisi per le peculiarità di queste situazioni più in linea con la letteratura scientifica e che guardi non solo all’intervento “riparativo” (come in questo caso) ma anche al fondamentale intervento preventivo.
L’articolo Bullismo omofobo a scuola, Arcigay Centaurus risponde al sovrintendente Vincenzo Gullotta proviene da Centaurus Arcigay Südtirol Alto Adige.
Articolo tratto da https://www.lgbt.bz.it/
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