Presentati in occasione del 17 maggio gli obiettivi raggiunti dal CAD Calabria nei primi 12 mesi di attività
Tanti obiettivi raggiunti, basti pensare all’adesione di Comune e Metro City alla rete READY, alla partecipazione attiva dell’amministrazione ai pride cittadini e, infine, al Centro Antidiscriminazioni LGBT+.
Un progetto, quest’ultimo, che nasce nel difficile periodo del lockdown dovuto al Covid e che prende vita a marzo 2022, a pandemia ancora in corso. Nel 2023 il centro antidiscriminazioni LGBT+ non è più un sogno nel cassetto, fortemente voluto da numerose realtà di Reggio Calabria, ma una concreta realtà che, in un anno di attività ha aiutato tantissimi giovani e meno giovani, contribuendo, anche, a educare e, in alcuni casi rieducare, la società.
E, proprio nella giornata internazionale contro l’omobitransfobia, tutti gli attori che hanno contributo alla nascita del centro, si sono riuniti attorno al tavolo per fare un bilancio delle attività di questi ultimi 12 mesi e rimarcare la necessità di diffondere, sempre più, la cultura di “una città a misura di tutti“.
La storia del CAD ed il bilancio del 1° anno di attività
Nato grazie al bando Unar, il centro antidiscriminazione LGBT+ ha registrato tantissimi accessi. Una notizia borderline, con due diverse chiavi di lettura a seconda di come si interpreta il dato. Da una parte, infatti, si tratta di una pessima notizia, perché le discriminazioni sono aumentate notevolmente e così anche le richieste di supporto psicologico per percorsi di riaffermazione di genere e ansia sociale legata a percorsi di coming out. Dall’altra un barlume di speranza per un servizio che, fino a poco tempo fa, era assente sul territorio regionale e che, ora, sta riscuotendo grande successo.
Alla domanda precisa di chi sono queste persone che interpellano questo servizio, Michela Calabrò coordinatrice del progetto, fatica a rispondere, perché gli utenti che, quotidianamente, si presentano al CAD appartengono ad un target ampio e diversificato.
“Ogni persona presenta percorsi di fragilità diversi e per ogni singolo caso si attiva una serie di interventi che spesso mettono anche in difficoltà perché sul nostro territorio manca una cabina di regia più ampia rispetto alla presa in carico dai servizi territoriali. Non è facile definire un target. Normalmente un professionista si specializza su una specifica area di lavoro (giovani e minori, persone con disabilità, migranti, persone fragili) e tratta casi che riguardano quell’ambito. La nostra equipe si trova a essere di supporto a chiunque ne faccia richiesta. Diventa perciò complesso assegnare dei caratteri generali a un’utenza tanto variegata”.
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