Da "La Gazzetta del Sud"
Stefania Prestigiacomo
ROMA – Non c’è necessità di una commissione ministeriale sui diritti per le persone omosessuali. E’ quanto ritiene Riccardo Pedrizzi, responsabile di AN per le politiche familiari, che – informa un comunicato – ha presentato al ministro un’interrogazione in cui vuole sapere se è vero che è stata istituita al suo dicastero una commissione in tal senso. "E’ vero – chiede il senatore – che qualche tempo fa è stato emanato da parte del ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo un decreto che istituisce una commissione per i diritti degli omosessuali che inizierà la propria attività con una ricerca normativa in merito al "matrimonio omosessuale" vigente in altri paesi?".
Se fosse vero, ritiene Pedrizzi, "una tale impostazione non si discosterebbe da quella del precedente dicastero". A suo avviso, è invece "da auspicare il rilancio dell’istituto della famiglia tradizionale e naturale basata sul matrimonio tra un uomo e una donna". "Non vediamo – continua Pedrizzi – in quale campo dell’attività umana i gay possano dirsi oggi discriminati nell’esercizio non già dei loro diritti (perché non esistono diritti in base al proprio orientamento sessuale) ma dei diritti che appartengono alle persone in quanto tali, siano esse etero, gay trans o asessuate. La verità è un’altra: gli omosessuali, anzi gli omosessualisti confondono i diritti con le pretese". Infatti, "un conto è esigere il rispetto e la comprensione, combattere l’emarginazione e il disprezzo, un altro è accampare la pretesa di riconoscimenti ed equiparazioni che fanno a pugni, fra l’altro, con la nostra costituzione.
E se gli intendimenti del ministro Prestigiacomo sono quelli di favorire la realizzazione di tali pretese – avverte Pedrizzi – l’opposizione di An sarà fermissima. Anche perché non si capisce per quali motivi i gay dovrebbero essere confinati nella riserva indiana delle "pari opportunità" e non essere invece considerati cittadini come tutti gli altri. Alla Prestigiacomo diciamo: in questo paese è la famiglia che è penalizzata e attende, da una vita, pari opportunità".