Umberto Bindi se ne è andato. Era finito in miseria, emarginato da decenni dallo show-business che non gli aveva perdonato la sua omosessualità non nascosta, in un Italietta bigotta e provinciale in cui l’omosessualità era bandita dalla televisione come dalle canzoni.
Più tardi, lo stesso Bindi avrebbe ricordato pubblicamente il linciaggio morale a cui era stato sottoposto, nonostante le splendide canzoni di successo.
“Se ne è andato un pioniere della visibilità gay, oltre che della canzone d’autore — ha dichiarato Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay -.
Bindi ha pagato duramente, con l’emarginazione dal mondo dello spettacolo e, più tardi, con la miseria, le sue scelte coraggiose di visibilità e sincerità, con se stesso e con il suo pubblico. Oltre ad alcune fra le più belle canzoni italiane, ci ha lasciato un esempio di sincerità.
Grazie Umberto, ovunque sei”.