Roma, Gay village. Basta drag queen, facciamo cultura

  

Promette di suscitare polemiche e qualche fraintendimento la manifestazione più singolare dell’Estate Romana. Il Gay Village , che si inaugura domani a Testaccio nell’area dell’ex Mattatoio, sembra già contestato prima ancora di aprire i battenti. «Ghettizzante», lo hanno bollato alcuni intellettuali. «Dire che sia un ghetto è il commento più banale che si possa fare ad una manifestazione culturale dai forti contenuti sociali – replica Imma Battaglia, storica portavoce del movimento gay – Se pensate a che cosa furono i ghetti nella storia, a partire da quelli ebraici, è evidente quanto il non conoscere costumi e abitudini di una comunità possa contribuire e creare pregiudizio e intolleranza, discriminazione e violenza». Al contrario, spiegano gli organizzatori, il Gay Village vuole far capire ai romani che «gli omosessuali sono una comunità dentro la comunità». E per farlo, propone un messaggio che va oltre il folclore del Gay Pride.

Basta con le sfilate di drag queen, basta con l’orgoglio urlato con rabbia. I gay romani vogliono far conoscere la propria cultura e far sì che diventi patrimonio integrante e integrata della cultura della capitale. Ecco dunque un programma di tutto rispetto, che si apre domani con il concerto degli Alcazar (gruppo dance svedese). Vera e propria icona gay del mondo musicale, i tre saranno in largo Argentina per una preview in diretta con Total request live di Mtv. Si proseguire con il recital di Platinette (19 agosto), il concerto di Ivan Cattaneo (26) e quello di Viola Valentino (9 settembre). Spazio anche al rock con David Circus (5 e 8 agosto). E alle tematiche dell’identità e del trasformismo sul palco teatrale che ospiterà, ogni giovedì e venerdì, dal 22 agosto, spettacoli messi in scena da Giuditta Cambieri, Stefano Fullin e un nutrito gruppo di attori diretti da Dodi Conti, Ennio Ruffolo, Anna Meacci, Katia Beni e Emanuela Grimalda.

Lo spazio cinema prevede invece veri e propri cult come Querelle de Brest di Fassbinder, Edoardo II e Blue di Derek Jarman. Ma anche film ironici come Il Vizietto : «C’è molta autoironia – spiegano gli organizzatori – perchè il senso della comicità è nel saper ridere con serenità di noi stessi e dei nostri problemi».
Ancora in forse la proiezione di Le fate ignoranti . Come nel film di Ozpetec Margherita Buy scopre un mondo a lei sconosciuto, così i visitatori del Gay Village potranno «superare alcuni pregiudizi e venire a conoscerci – spiega Imma Battaglia, accantonando il suo stile barricadero – perchè ormai vogliamo superare il Gay Pride, un modello che comincia a non funzionare: a Sidney, per la prima volta dopo 15 anni, la giornata dell’orgoglio omosessuale non è più stata un evento. Cerchiamo un nuovo modo di comunicare».
Il Gay Village come un esperimento teso all’integrazione, dunque, con tanto di spazio per lo sport all’aperto e un angolo dedicato ai bambini. Sarà la prima rassegna stabile di cultura omosessuale in una città dove, a parte le discoteche gay, esistono solo le piéce teatrali de Il Garofano Verde.


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