Da "Il Mattino di Padova"
VENEZIA. «Aprimi il cuore», un film quasi senza budget fatto in digitale da una neoregista di 26 anni, Giada Colagrande, che per la morbosità del soggetto – la storia di due sorelle divisa tra prostituzione e lesbismo – e alcuni accenni alla Madonna, non farà mancare polemiche alla prossima Mostra del cinema di Venezia dove passerà nella sezione «Nuovi territori».
Su soggetto della stessa Colagrande che ne è anche ‘interprete e scritto a quattro mani con Francesco Di Pace, il film con scene lesbiche di sesso molto forti è ora in post-produzione con un singolare problema: «gran parte dei dialoghi – ha spiegato divertita la regista-attrice – sono tutti da rifare perchè coperti dalle frequenze di Radio Vaticana». Questa la storia. Maria (Natalie Cristiani), prostituta, vive con la sorella minore Caterina (Colagrande) un rapporto morboso: le fa da madre, sorella e amante, ma non le permette mai di uscire di casa se non per mandarla a una scuola di danza. Caterina ricambia ‘amore di Maria e accetta la "prigionia" fino a quando non ‘innamora di Giovanni (Claudio Botosso), il custode della scuola di danza. Ma quando Maria scopre la loro relazione, si scatena in lei una follia omicida.
«Maria, la prostituta, simbolicamente è la Madonna. – ha detto la regista – Mi interessava più di tutto affrontare il tema del doppio e la Madonna, per me, è ‘emblema della doppia natura del’uomo "materiale" e "spirituale". Maria, la donna più ritratta della storia, della letteratura, della musica, della pittura; da dea casta e eterea a carnalissima e sensuale puttana. ‘eterna madre, che ama incondizionatamente, di un amore che raccoglie in sè tutte le nature del’amore». Ma alla fine ‘amore impossibile delle due sorelle e la loro illusoria e fragile unità sarà «rotta dal’irruzione di un altro amore. Una serie: di amori, di tentate fusioni e dei loro fallimenti, di dolori, di morti».