Sergio Lo Giudice, gay e Consigliere comunale a Bologna
Quando nel marzo del 2001 si diffuse la notizia, per il movimento gay, lesbico, bisessuale e transessuale di tutto il mondo fu festa grande: Bertrand Delanoe, candidato della Gauche Plurielle e gay dichiarato, era stato eletto sindaco di Parigi. La novità non stava nell’orientamento sessuale del politico socialista: i paesi europei hanno da sempre uomini politici di cui si sussurra l’omosessualità. Il fatto nuovo era la sua decisione di non tenerlo nascosto. Pochi mesi dopo toccava al candidato alla guida di Berlino, il socialdemocratico Klaus Wowereit, annunciare alla stampa: “sono gay e va bene così”. A Berlino si ripeteva la scommessa di Parigi e Wowereit veniva eletto borgomastro della città.
Quella di sindaco è la carica sentita più vicina dai cittadini. Per conquistarla, il senso di fiducia che si riesce a trasmettere conta quanto i programmi elettorali. Solo pochi anni prima, ammissioni del genere avrebbero stroncato brillanti carriere politiche: Delanoe e Wowereit hanno modificato i termini della questione. Com’era già accaduto in numerose città degli Stati Uniti (fra cui Providence, dove David Cicilline è stato eletto sindaco con l’84% dei voti) la sincerità sulla propria identità diventava elemento di un patto con gli elettori fondato sull’onestà e la trasparenza. Chi definisce questa sincerità “ostentazione” rifletta su come l’orientamento sessuale venga esibito costantemente e in modo esplicito dai politici eterosessuali che si fanno fotografare con le mogli a fianco e raccontano della propria famiglia sui volantini elettorali.
Oggi, piuttosto, è la mancanza di sincerità ad essere punita. E’ successo di recente a due deputati inglesi conservatori: Michael Brown, capogruppo alla camera dei Comuni, costretto a dimettersi dalla stampa scandalistica, e Michael Portillo, sconfitto nella competizione per la segreteria del partito per alcune indiscrezioni su sue esperienze gay. Nel luglio 2002, invece, saranno gli stessi tories a plaudire allo spontaneo coming out del parlamentare Alan Duncan. Fra le fila delle destre europee si erano già dichiarati il ministro norvegese delle Finanze, Per-Kristian Foss (unitosi al suo compagno secondo la legge norvegese) e l’olandese Pim Fortuyn, assassinato pochi giorni prima della sua scontata vittoria elettorale. Negli Stati Uniti la presenza di politici apertamente gay è ormai un fatto acquisito e sono tre gli eletti in Parlamento: i democratici Barney Frank e Tammy Baldwin e il repubblicano Jim Kolbe.
In Italia, a Nichi Vendola, primo parlamentare a sfidare i tabù, si sono affiancati Franco Grillini, Titti De Simone e Alfonso Pecoraro Scanio. Mai, però, un candidato sindaco omosessuale aveva accettato di presentarsi al giudizio degli elettori in modo scoperto.
L’elezione di Rosario Crocetta a sindaco di Gela segna questa inversione di tendenza anche in Italia. I suoi detrattori hanno cercato con ogni mezzo di utilizzare questo elemento contro di lui: i suoi concittadini non hanno abboccato ed hanno scelto come leader lo stimato ex assessore alla cultura che aveva portato in città proposte culturali fresche e moderne. Crocetta ha di fronte a sé un impegno molto arduo: governare una città che presenta problemi molto forti: dal controllo del territorio da parte della mafia all’inquinamento prodotto dal Petrolchimico. La popolazione gelese ha affidato il compito a quest’uomo politico coraggioso e fuori dagli schemi.
“Cambierebbe qualcosa se fosse omosessuale?” recitava uno spot dell’Arcigay di alcuni anni fa. Le immagini mostravano un vigile del fuoco che salva una donna dalle fiamme. A questa domanda i gelesi hanno risposto di no, lanciando un segno di civiltà al paese. Sembra lontano quel dicembre del 1980 in cui due ragazzi di Giarre si fecero uccidere da un coetaneo per sfuggire al continuo dileggio da parte del paese. Dal registro delle unioni civili di Bagheria ai corsi di formazione dell’Arcigay per operatori sociali a Siracusa, tante cose in Sicilia stanno cambiando. Da oggi il movimento glbt siciliano può contare su un alleato in più nella sua lotta per una società più inclusiva e più libera.