Non rimpiangeremo mai il tempo in cui in televisione era proibito chiamare i politici «membri del Parlamento». Però ci domandiamo se alla Rai esistano ancora gli autori, quelle figure invisibili ma preziose che stendono il canovaccio – a volte battuta per battuta – di una trasmissione. A leggere i titoli di testa di Domenica In sembrerebbe di sì: ci sono, e pure in quantità. A guardare la stessa trasmissione, invece, sembrerebbe il contrario. I conti non tornano. Ma esistono davvero, questi autori, o sono dei nomi di fantasia? E se sono persone reali, hanno un contratto part-time (cioè solo per metà del programma)? Fanno la pausa del caffè? Sono in sciopero selvaggio?
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Questi dubbi ci sono venuti ieri pomeriggio, intorno alle 14,30, assistendo al "gioco del cannone", che dev´essere un punto di forza della trasmissione a giudicare dall´enfasi con la quale Mara Venier lo ha presentato. Cos´è il gioco del cannone? E´ un gioco nel quale il telespettatore (o più spesso la telespettatrice) deve tirare un calcio di rigore. La rete è autentica, e pure il portiere (Stefano Tacconi) ma a tirare il rigore ci pensa una macchina ad aria compressa (il cannone) che si muove nello studio e spara il pallone quando il concorrente grida «gol!».
Ebbene, ieri, mentre gli autori erano andati a prendere il caffè – o erano entrati in uno sciopero improvviso – nello studio devono essersi chiesti come si poteva definire l´atto di fare gol. E hanno trovato subito la risposta: «Infilarglielo». Così è partito un ping-pong fuori programma tra la Venier e Stefano Masciarelli. Purtroppo, la conduttrice ha commesso l´errore di lasciarsi scappare per la prima volta il verbo appena scelto: «Dai, infilaglielo!» ha detto a una concorrente abruzzese. E subito è partita una voce fuori campo: «S´è ammosciato!». Tacconi, imbarazzato, si guardava intorno, mentre Masciarelli si fregava le mani e partiva in quarta: «Dai, infilaglielo tutto, a questo portierone!». E poi, al tiro successivo: «Te lo dico io dove devi infilarglielo!». E via così, in un festival di «infilaglielo di qua» e «infilaglielo di là», tra le risatine delle ballerine, le gomitate di Vissani, gli ammiccamenti di Masciarelli e le grida della Venier.
Le cose sono due: o gli autori erano al bar (era l´ora del caffè: non ci sarebbe nulla di male, siamo tutti italiani) oppure si sono convinti che aveva ragione quel tale che sosteneva che «un tocco di volgarità è indispensabile alla grande arte». Se è così, gli regaliamo questa citazione: è di Thomas Edward Lawrence, l´autore de I sette pilastri della saggezza. Così magari nella prossima trasmissione troveranno modo di inserirla. Pardon, di infilarla.