Come sfuggire alla sessuofobia cattolica: facciamoci anglicani

  
Gene Robinson, Vescovo anglicano gay

Gene Robinson, Vescovo anglicano gay

A parte il difetto di essere anche la confessione del presidente Bush, la chiesa episcopale americana – che di recente ha consacrato vescovo un gay dichiarato (il quale, non essendo obbligato al celibato, vive con il proprio compagno), e che conferisce gli ordini sacri anche alle donne – potrebbe essere la soluzione ideale per i problemi di fede di tanti omosessuali che sono stufi di farsi prendere a calci nei denti dalla gerarchia cattolica romana.
Per quanto ne so, inoltre, la chiesa episcopale americana è, dal punto di vista dottrinale, identica o quasi alla chiesa anglicana, la quale non è, come si sa, una setta eretica, ma solo una chiesa scismatica. Insomma, tra noi (intesi come cattolici romani) e loro ‘è solo Enrico VIII con le sue varie mogli; e, di conseguenza, solo il primato disciplinare del Papa.

Tutto il resto, sul piano dogmatico, non cambia molto. Invece di lamentarci e mugugnare, non potremmo tutti noi, gay credenti o mezzo credenti, signore che sentono la vocazione al sacerdozio, eterosessuali di ogni tipo che ne hanno abbastanza della morale sessuofobica cattolica, che credono in Gesù Cristo e sperano nella resurrezione anche se non vogliono rinunciare al profilattico in tempi di Aids, dichiararci pubblicamente anglicani – visto che ‘autorità della regina ‘Inghilterra sulla sua chiesa (che è una chiesa di stato, certo; ma meglio che uno stato di chiesa come il nostro) è molto discreta?

Verseremmo il nostro otto per mille in modo corrispondente (intanto, comunque, ai valdesi, per esempio), frequenteremmo le funzioni anglicane là dove sono reperibili, insomma daremmo forma a un vero e proprio scisma, che significa solo separarsi dalla disciplina ecclesiastica e non dai contenuti di fede che professiamo.

Si può ragionevolmente non credere ormai al significato decisivo del’appartenenza a questa o quella confessione cristiana – e dunque non ritenere che abbia senso convertirsi formalmente dal’una al’altra. Ma qui si tratterebbe solo, e proprio, di una decisione «politica», diretta a far capire alla gerarchia cattolica romana che non solo la minoranza omosessuale, ma anche tante donne e tanti cristiani «normali» sono stufi di assistere alla identificazione sempre più smaccata e insopportabile tra moralità e inimicizia verso il sesso.

Una inimicizia per giunta solo teorica, se si guarda ai costumi di preti e vescovi non solo americani (da noi in Italia ci sono probabilmente ecclesiastici pedofili, solo non ci si fa caso. Almeno fino a che non cominceranno anche qui le richieste di risarcimenti). E alla fine, poi, a proposito di scisma: quello che un pensatore cattolico come Pietro Prini ha chiamato «lo scisma sommerso» – appunto il fatto che la gran maggioranza dei cattolici anche praticanti non dà retta al papa sulla morale sessuale – non sarà da rimproverarsi piuttosto alla gerarchia romana, che (ora anche sulla pace, a quanto pare dal discorso di Ruini) abbandona clamorosamente la comunione con il sentire comune della chiesa come comunità vivente dei credenti, restando pervicacemente attaccata ai propri pregiudizi e al proprio autoritarismo?


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